FONDIARIA, "SUONA UN ALLARME DI PRECARIETA'"
Il gruppo provinciale di Rifondazione comunista: "Assetti e ricapitalizzazioni non danneggino i lavoratori"
Campanello d’allarme nella sede fiorentina di Fondiaria-Sai. "A rischio - avvertono i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi - la tenuta dei livelli occupazionali".
La proprietà "è invischiata in un complesso giro di borsa e in un processo di ricapitalizzazione che servirà a coprire le perdite e soprattutto a completare gli assetti societari mentre non c’è alcuna attenzione sugli impegni a suo tempo sottoscritti con i sindacati in materia di lavoro,occupazione e diritti contrattuali".
Dei 500 lavoratori presenti nella sede fiorentina, 380 impiegati della direzione "vivono nella più totale incertezza e precarietà". Mentre i sindacati rivolgono un appello a mantenere alta l’attenzione delle Istituzioni a tutela dei lavoratori, Rifondazione comunista richiede alla Provincia di Firenze "di assumere un ruolo, contrastando precarizzazione e atteggiamenti di basso profilo sociale. Occorre che assetti societari, ricapitalizzazioni e ricerca di profitti non producono alcun danno al lavoro, salari e redditi". Presentata una domanda d'attualità in Provincia. Di seguito il testo.
"Campanello d’allarme nella sede fiorentina di Fondiaria-Sai, a rischio la tenuta dei livelli occupazionali. Il clima di incertezza e precarietà sul futuro della compagnia si percepisce anche perché il gruppo proprietario è invischiato in un complesso giro di borsa “…fervono gli incontri per arrivare quanto prima al riassetto di Premafim-Fondiaria Sai, che dovrebbe passare attraverso un aumento di capitale e probabilmente attraverso l'ingresso di un nuovo partner finanziario accanto alla famiglia Ligresti…”.
Fondiaria-Sai entro il 30 giugno 2012 dovrà provvedere ad una ricapitalizzazione di 750 milioni di euro, che serviranno a coprire in parte le perdite attese per il 2011 di 925 milioni di euro e stanno circolando con insistenza delle voci riguardo la totale uscita di scena del gruppo Ligresti dalla società.
Il motivo dell'uscita di scena è dovuto sia al fatto che questa è già la seconda volta che Fonsai bussa alla porta degli azionisti (difatti l'estate scorsa la società assicurativa, è stata costretta a chiedere ai soci 450 milioni di euro per incrementare il capitale sociale), e sia al fatto che i Ligresti non hanno disponibilità liquide per sostenere nuovo drenaggio di denaro fresco nella società assicurativa.
Dietro a questa operazione ci sono Unicredit e Mediobanca, che guarda caso sono tra i maggiori creditori di Fonsai. Se il gruppo Ligresti lascerà la guida della compagnia chi entrerà al loro posto? E cosa succederà nella sede fiorentina dove lavorano circa 500 dipendenti tutelati per ora da un accordo sottoscritto a dicembre 2009 quando la sede legale si trasferì a Torino, con il quale l’azienda si impegnava a non effettuare alcun ridimensionamento degli organici?
Un accordo scaduto e reiterato nel tempo del quale le organizzazioni sindacali attendono di essere convocate per confermare le dotazioni organiche nonché il complesso dei diritti individuali e collettivi e soprattutto il futuro della sede fiorentina.
L’assenza di una interlocuzione seria e autorevole rende la vicenda ancora più complessa e pericolosa poiché nonostante quell’accordo scaduto i livelli occupazionali negli anni non sono rimasti invariati “…visto che è già in corso un piano di incentivi che prevede l'esodo su base volontaria, che ha comunque portato a una riduzione di circa 40-50 unità di lavoro all'anno. Cosicché dei 1.200 dipendenti dei tempi d'oro, prima della fusione con Sai, oggi negli uffici di piazza Libertà, via Lorenzo il Magnifico e via Guido Monaco ne sono rimasti all'incirca 5oo. Di questi, a correre i rischi maggiori sono i 38o impiegati nella direzione, mentre gli altri, che operano a supporto delle agenzie del territorio potrebbe essere più tutelati…”.
Dal fronte sindacale dichiarano che sono tra i 40 e i 50 i lavoratori che ogni anno lasciano l'azienda e non vengono sostituiti. Dunque Sindacati e lavoratori sono alla ricerca di certezze in un contesto dove la crisi economico e sociale batte duro e non sembra esserci alcun segnale di ripresa.
In attesa dell’ aumento di capitale viene richiesto la stipula di un nuovo accordo e soprattutto la presentazione nuovo piano industriale che era previsto a fine marzo.
Dunque la vicenda richiede il massimo dell’attenzione politica e istituzionale poiché in gioco ci sono centinaia di posti di lavoro.
Gli scriventi Consiglieri provinciali di Rifondazione Comunista nel dichiarare il proprio impegno a tutela dei posti di lavoro e a richiedere che le Amministrazioni Locali mantengano una attenzione alta sugli assetti societari e sul futuro della sede fiorentina di Fondiaria-Sai affinché nessuno giochi sulla pelle dei lavoratori richiedono al Presidente della provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire su quanto sta avvenendo nella sede di Firenze della Fondiaria chiarendo le strategie aziendali del gruppo stesso in materia di mantenimento dei livelli occupazionali , rispetto dei diritti e presentazione del piano industriale.
Altresì chiediamo di sapere se la provincia di Firenze è stata interessta dai Sindacati a seguire la vertenza e cosa intende fare l’Amministrazione Provinciale unitamente alle altre Amministrazioni Locali per esigere dalla proprietà la massima responsabilità sociale e l’apertura di un serio e autorevole tavolo sindacale per rinnovare l’accordo sulla tenuta occupazionale e garantire prospettive future".