"SELVAPIANA", RIFONDAZIONE: "CREPE PER L'INCENERITORE"
Calò e Verdi: "Le scelte della Provincia un castello di carta. Ripartire da linee alternative"
"Nuove crepe nel Piano Interprovinciale dei Rifiuti. L’inceneritore di Selvapiana a Rufina non s’ha da fare!": a sostenerlo, secondo i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi, sono Genio Civile e Arpat in sede di Conferenza dei Servizi. Le scelte della Giunta Provinciale sui rifiuti "crollano come un castello di carta. Ripartiamo dalle linee alternative all’incenerimento". Presentata una domanda d'attualità. Si seguito il testo.
"La L.R.Toscana 66/2011 approvata a seguito dei tragici eventi alluvionali che colpirono duramente il territorio toscano nell’anno passato potrebbe complicare la realizzazione del nuovo mega inceneritore a Selvapiana. Il nuovo problema è venuto fuori nell'ultima "Conferenza dei servizi" dove è saltata l’approvazione dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale e quindi il via libera all’avvio dell’operazione.
Nel marzo del 2010 IL TAR aveva accolto alcuni dei ricorsi contro l’inceneritore «I cipressi» di Selvapiana alla Rufina e il progetto di ampliamento da 9.000 tonnellate, a 68.000. Secondo il tribunale così come era stato autorizzato, sulla base delle carenti procedure di Via (valutazione di impatto ambientale) e di Aia (autorizzazione integrata ambientale) fatte fare dalla Provincia, l’ampliamento non avrebbe potuto essere fatto.
La seconda sezione del Tar annullava le procedure di Via e di Aia evidenziando l’ insufficienza delle indagini sulla qualità del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee.
La sentenza aveva fatto riemergere le contraddizioni di un progetto che per l’amministrazione provinciale doveva essere considerato come l’ampliamento di un impianto già esistente, ma che nei fatti prevedeva in realtà la realizzazione di un nuovo impianto situato accanto a quello vecchio, per cento metri di estensione lungo la statale, una ciminiera alta 62 metri e una distanza dai 30 ai 50 dalla Sieve.
In quell’occasione il Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista, nel sottolineare che la sentenza metteva in luce tutte le contraddizioni dell’opera e nel ribadire la contrarietà alla stessa, aveva evidenziato che, in assenza di una procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale idonea tutto il progetto dovesse essere rivalutato.
Il pronunciamento del TAR evidenziava e rafforzava quanto da noi sempre sostenuto: l’errore di localizzare un nuovo grande impianto a Selvapiana, un'area di grande pregio paesaggistico, con produzioni biologiche che sarebbero gravemente danneggiate, e per di più nell'area di espansione del fiume Sieve, in un luogo ad altissimo rischio di esondazione.
Quest’ultimo aspetto torna oggi di attualità e diviene elemento ostativo sulle procedure di realizzazione dell’opera. Genio Civile e Arpat infatti in sede di Conferenza dei servizi hanno fatto saltare l'approvazione dell'autorizzazione integrata ambientale (rifatta ex novo dalla Provincia dopo il pronunciamento del Tar) per evidenti incongruità del progetto rispetto alle nuove normative regionali.
Un’incongruità evidente rispetto all’ art. 142 della Legge Regionale n. 66/2011 che pone forti vincoli sulle aree a pericolosità idraulica molto elevata riconoscendo in esse la sola “possibilità di realizzazione di infrastrutture di tipo lineare (stradali, energetiche etc..) non diversamente localizzabili, purché sia garantita la preventiva o contestuale realizzazione di interventi di messa in sicurezza, e senza aggravare la pericolosità idraulica a monte e a valle”.
Disposizioni che di fatto impediscono la realizzazione dell’opera prevista perché situata per buona parte nella piana alluvionale della Sieve ovvero in prossimità di un fiume a rischio di tracimazione.
Dunque l’affaire sui rifiuti si complica e il nuovo piano interprovinciale appena adottato sembra essere costantemente messo in crisi da una serie di eventi:
l’indisponibilità dell’Amministrazione Comunale di Greve di accogliere il nuovo inceneritore a Testi,
l’indisponibilità dell’Amministrazione Comunale di Firenzuola di ampliare la discarica il Pago,
la mancata approvazione dell’Aia sull’inceneritore di Selvapiana, sul quale rimane anche un ulteriore elemento di criticità. Sullo sfondo infatti resta la questione decisiva dell’attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato nella disputa interpretativa, tra Associazioni Ambientaliste e Provincia, riguardo alla classificazione dell’impianto: se l’organo giurisdizionale dovesse ritenere corretta l’interpretazione delle associazioni, ovvero quella volta a considerare l’impianto previsto a Selvapiana come opera ex novo e non ampliamento dell’inceneritore preesistente, allora tutto l’iter fin qui approvato risulterebbe praticamente nullo e la realizzazione dell’inceneritore praticamente impossibile.
All’apparente imperturbabilità dell’ assessore all'ambiente della Provincia di Firenze, Renzo Crescioli di SEL, che interrogato da un giornalista riguardo all’eventuale disponibilità a rinunciare a Selvapiana ha risposto: “…non credo, io sono ragionevolmente ottimista…”, fa da contraltare una situazione tutt’altro che semplice da gestire.
Ciò premesso gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista, nel confermare la loro ferma contrarietà alla realizzazione del nuovo inceneritore di Selvapiana – così come per i restanti inceneritori e discariche - e nel richiedere formalmente una revisione radicale degli indirizzi del Piano Interprovinciale dei rifiuti volta ad abbandonare la via della combustione, chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire:
su quanto è accaduto in sede di Conferenza e sulle osservazioni mosse dal Genio Civile e Arpat;
se non si ritenga che l’articolo 142 della legge Regionale 166/2011 introduca elementi oggettivamente ostativi alla realizzazione dell’inceneritore di Selvapiana;
se l’Amministrazione Provinciale si disposta a rivedere detta realizzazione dell’inceneritore oltre che per i pericoli sopra evidenziati anche per quelli che derivano da uno smaltimento che punta solo sull’incenerimento dannoso alla salute e all’ambiente e sul quale esistono proposte alternative come recentemente illustrate dal Coordinamento dei Comitati della Piana di Firenze Prato e Pistoia e dalla Rete Coordinamento Valdarno Aretino, Valdarno Fiorentino e Valdisieve.
se non si consideri opportuno bloccare tutto l’iter procedurale in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato anche alla luce del fatto che tale pronunciamento potrebbe di fatto rendere nulli tutti i passaggi e tutte le scelte fin qui compiute".