MAGGIO MUSICALE, "STECCHE ASSORDANTI"
Rifondazione comunista: "Si giocano solo soluzioni sulla pelle dei lavoratori"
"Nuovo colpo di scena" sulla vicenda del Maggio Musicale, secondo i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi. Lo stato di crisi annunciato da "Colombo & Renzi" per risanare "anni di sbilanci, perdite e indebitamenti, è stato aperto ufficialmente con la richiesta di esuberare 70 lavoratori. Una richiesta nata male e fondata principalmente sui tagli al costo del lavoro e sulla flessibilità all’interno delle ore lavorative". I sindacati, mentre preparano un piano alternativo agli esuberi, chiedono la convocazione del tavolo interistituzionale con la Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze. Immediata la replica della Regione Toscana: il risanamento del Maggio deve garantire il rilancio e al contempo essere socialmente sostenibile e non prevedere alcuna mobilità non concordata. "Assordante - dichiarano Calò e Verdi - è il silenzio della Provincia di Firenze che gioca un ruolo defilato a fronte di una situazione pericolosa socialmente e culturalmente". Rifondazione Comunista nel sostenere la vertenza, "richiama le istituzioni a evitare soluzioni giocate solo sulla pelle dei lavoratori che per questa gestione fallimentare hanno già dato". Presentata una domanda d'attualità in Provincia di Firenze. Di seguito il testo.
"Nuovo colpo di scena sulla vicenda del Maggio Musicale: lo stato di crisi annunciato il 16 marzo dal Sindaco di Firenze e Presidente della Fondazione Matteo Renzi unitamente al CdA, l’invio alle segreteria dei sindacati presenti in teatro di una lettera con la quale viene richiesto di esuberare settanta persone invece delle cinquanta al massimo finora preventivate da un consiglio di amministrazione squalificato, scarsamente autorevole e poco credibile sul piano gestionale e programmatico. La missiva “….apre solo l´inizio della trattativa che si concentrerà sul numero e sul modo…” mentre la tensione in teatro è altissima.
Sconcertante è che la manovra finanziaria della Colombo fondata principalmente sui tagli al costo del lavoro e sulla flessibilità all’interno delle ore lavorative venga accompagnata da un nuovo appello ai sacrifici per i quali la medesima dichiara senza alcun pudore di “…confidare nel senso di responsabilità dei lavoratori…”.
I sindacati peraltro stanno preparando un loro piano alternativo in cui gli esuberi siano marginali. Soprattutto li vogliono tassativamente volontari. Dice la CGIL”…non si parla di licenziamenti: solo uscite volontarie o rifiuteremo lo stato di crisi…”..
Ribadiamo comunque il giudizio a suo tempo espresso da Rifondazione Comunista che a ricercare delle soluzioni per superare lo sfascio totale della Fondazione siano coloro che le hanno generate con spese folli e scarsamente motivate e con una inesistente capacità di fare impresa.
Purtroppo l'obiettivo di riportare il bilancio 2012 in "pareggio strutturale" così come è stato annunciato dal Cda , è un risultato mai raggiunto nella storia della Fondazione. Le altre misure destinate a centrare l'equilibrio di bilancio sono, secondo quanto reso noto dal Cda, la riduzione dei costi e l'aumento dei ricavi di due milioni.
Dunque il percorso annunciato dalla Fondazione attraverso la formula dello stato di crisi decreta il totale fallimento politico e gestionale e soprattutto evidenzia come non sia stato possibile avviare alcun risanamento con l’attuale strategia sostenuta dalla Sovrintendente & Soci. A nostro avviso è pericolosissima l’operazione approvata dal Cda che vota di mettere in mobilità i lavoratori quando a 500 di essi aveva ottenuto di rinunciare a una quota del Tfr (2,2 milioni complessivi) per risanare il deficit.
All’invio della lettera dei 70 esuberi i sindacati hanno richiesto “….la riunione del tavolo di crisi di Regione e Provincia: per discutere degli strumenti per affrontare la situazione e soprattutto sapere se i due enti soci del Maggio considerano la volontarietà fondamentale per arrivare a un accordo….”.
Sulla crisi del Maggio sono intervenuti anche gli assessori regionali dichiarando che “…il risanamento del Maggio deve garantire il rilancio e al contempo essere socialmente sostenibile. Lavoreremo per un accordo che eviti ogni forma di mobilità non concordata. L’esodo volontario e l’uso di tutti gli strumenti per la gestione della crisi rappresentano la strada percorribile e che come Regione sosterremo…”.
Assordante è invece il pronunciamento della Provincia di Firenze sulla crisi della Fondazione e sull’apertura dello stato di crisi, tanto da indurci a chiedere se la Giunta provinciale si stia rendendo conto della pericolosità della fase e soprattutto della necessità di recuperare il massimo del protagonismo istituzionale a fronte di una vicenda che rischia di finire male se tutti gli attori non giocano un profilo di massima responsabilità sociale.
Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista
nell’evidenziare la gestione fallimentare della fondazione e il mancato risanamento dello sbilancio economico da parte dell’attuale CdA ,
nel dichiarare la propria preoccupazione e contrarietà ad una operazione di risanamento che punta solo sui tagli al costo del lavoro, sulla flessibilità all’interno delle ore lavorative, sulle contrazioni salariali e il ricorso agli appalti e esternalizzazioni
a fronte della richiesta dei sindacati di riconvocare urgentemente il tavolo interistituzionale con la Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze
chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire sulla situazione del Maggio fiorentino, sull’apertura dello stato di crisi e sulla volontà espressa di esuberare almeno 70 lavoratori quale misura necessaria per “salvare” il prestigioso Teatro Lirico.
Altresì chiediamo di sapere dall’Amministrazione Provinciale in che cosa consiste la politica di sacrifici annunciata da Colombo & Soci e se è davvero utile per togliere dal deficit strutturale la Fondazione.
Chiediamo inoltre di conoscere le proposte alternative alla logica dei tagli annunciati dalle organizzazioni sindacali riferendo anche lo stato delle relazioni anche alla luce di pessime performance gestionali giocate ancora una volta sulla pelle dei lavoratori e sulle attese di una città che è stanca di vedere dissipare il proprio patrimonio culturale, professionale e lavorativo.
Infine chiediamo di sapere cosa la Provincia di Firenze intende fare a fronte della richiesta di convocazione del tavolo istituzionale e cosa pensa a fronte di una fase gestionale della Fondazione molto discutibile e pericolosa dal punto di vista sociale".