ANTICHE MASCHERE GIAPPONESI, MAGIA E FASCINO A PALAZZO MEDICI
Esposte anche antiche stampe illustrate e manoscritti della Biblioteca Riccardiana
In mostra nel percorso museale 48 opere dell’antica tradizione nipponica.
Maschere del Teatro Nô e travestimenti per riti religiosi dal 1200 fino ad oggi
Spiriti divini, volti affascinanti, espressioni feroci, animali simbolici dell’antica tradizione giapponese in legno laccato e piombo sono in mostra nel percorso museale di Palazzo Medici Riccardi, dal 5 al 30 ottobre 2012. Ben 48 maschere di diverse epoche dal 1200 ad oggi, in ottimo stato di conservazione.
Nella mostra “Antiche maschere giapponesi. Magia e Fascino” sono visibili maschere del Teatro Nô, un’arte teatrale giapponese tramandata da secoli e riconosciuta come patrimonio mondiale, caratterizzata da raffigurazioni di personaggi e “tipizzazioni” quali donne, samurai, monaci, divinità della cultura del Paese del Sol Levante.
Tutte le maschere in mostra provengono da Kyoto, dalla collezione del Maestro Muneharu Nagasawa, uno dei pochissimi artigiani ancora attivi nell’arte di scolpire maschere tradizionali, tramandata da generazioni. Una tecnica raffinata che comporta un’operazione molto complessa di intarsio da un blocco di legno rettangolare, lavorazione del metallo (ottone usato per gli occhi e le corna) e colorazione con la tecnica di pittura tradizionale giapponese.
Oltre alle riproduzioni contemporanee del Maestro, ci sono maschere Nô antiche, Ko-Nô-men, del periodo Muromachi (1336-1573) e dell’epoca Edo (1603-1868), come ad esempio il personaggio Daigan (opera del 1450), cioè la raffigurazione della “donna con risentimento verso l’uomo che l’ha lasciata, ha gli occhi dorati che sembrano bagnati dalle lacrime”.
L’espressività di queste sculture è impressionante e portatrice di profondi e molteplici significati. Le donne sono spesso rappresentate con due corna, demonizzate da gelosia, astio, tristezza e dolore.
Altri esemplari sono invece i Kamen, maschere adoperate per riti religiosi o propiziatori solitamente raffiguranti animali. Kitsune, ad esempio, è la volpe, simbolo della furbizia che secondo la leggenda inganna gli uomini ed è anche considerata il messaggero del divino Inari (divinità del riso); oppure la maschera di Tai, l’orata, indossata come simbolo propizio per la buona pesca.
Tra le diverse tipologie, anche le maschere per il Teatro Kyôgen (del 1600-‘700), eseguito come intervallo comico tra un pezzo di Nô e un altro, paragonabile alla commedia dell’arte italiana; maschere per Bugaku (del 1250 circa), una danza tradizionale giapponese che risale ai balli di corte imperiali dell’VIII sec. mantenuta ancora oggi; maschere dedicate al Tempio Shinto del 1500.
Insieme alle maschere, sono in mostra due tamburi usati nelle rappresentazioni teatrali, una scatola antica di solito usata per trasportare una maschera e due dipinti raffiguranti scene teatrali in stile tradizionale, uno dorato e l’altro argentato, fatti dall’artista contemporanea Ishikawa Kuniko.
Arricchiscono l’esposizione alcune antiche stampe illustrate e manoscritti della Biblioteca Riccardiana, per rappresentare un percorso essenziale sull’utilizzo e il significato della maschera nell’ambito del teatro occidentale partendo dal mondo classico greco e latino. Con esempi di raffigurazioni dell’attore e del poeta drammatico in opere antiche a stampa, ci si sofferma sul Rinascimento, in particolare quello fiorentino con il noto esemplare della canzone per la mascherata del tempo di Lorenzo il Magnifico, e poi sulla spettacolarità della Firenze granducale seicentesca attraverso disegni di costumi teatrali, opera di artisti di fama dell’epoca come l’inedito di Valerio Spada, per concludere con la commedia dell’arte rappresentata da rare incisioni di Giacomo Franco e un disegno di Giuseppe Zocchi pochissimo noto e di grande fascino.
L’esposizione è organizzata dall’Associazione Firenze Magnifico Club, che promuove lo scambio culturale tra Italia e Giappone, con il patrocinio di Provincia e Comune di Firenze, la città di Kyoto, l’Ambasciata del Giappone e la collaborazione della Biblioteca Riccardiana.
L’inaugurazione è in programma per il 5 ottobre alle ore 16.30 con il concerto delle musiciste giapponesi Hagiwara Utayu e Ohtani Kou-Ho che suoneranno antichi strumenti tradizionali: il koto (strumento a corde lungo quasi due metri che anticamente era suonato solo da donne con lunghissime unghie) e il flauto shakuhachi di bambù.
Legato all’esposizione è inoltre organizzato il convegno “Storia delle maschere nella cultura giapponese e italiana” in programma in Sala Luca Giordano giovedì 18 ottobre alle ore 16.30, nel quale interverranno l’attore del Kyôgen, Tadashi Ogasawa, Giovanni Azzaroni, docente di Storia dello Spettacolo presso l’Università di Bologna, e Silvia Castelli della Biblioteca Riccardiana.