CEMENTIFICIO SACCI, "ATTIVARE MISURE DI SOSTEGNO AI LAVORATORI"
I consiglieri provinciali di Rifondazione comunista: "La proprietà ha predisposto un piano industriale?"
Il cementificio Sacci di Greve in Chianti annuncia l’interruzione della produzione dal prossimo novembre e richiede la cassa integrazione per 102 lavoratori. Forte l’impatto sul territorio del Chianti già provato dalla crisi dell’industria del cotto e dell’agricoltura. Rifondazione Comunista, con i consiglieri provinciali Andrea Calò e Lorenzo Verdi, nell’esprimere solidarietà ai lavoratori chiede alla Provincia di Firenze, unitamente al Comune di Greve, San Casciano e alla Regione Toscana, "l’immediata attivazione di tutte le misure di sostegno e di tutela ai lavoratori in materia di salario e redditi e salvaguardia dell’occupazione". Chiede inoltre di sapere "se Sacci ha prodotto un piano industriale alternativo con tutele specifiche dell’occupazione e dell’ambiente in cui opera il cementificio". Presentata una domanda d'attualità. Di seguito il testo.
"Annunciata da parte della proprietà del cementificio Sacci la richiesta di Cassa integrazione a zero ore, da novembre prossimo, per 102 lavoratori del cementificio Sacci di Testi, situato al confine tra i territori di Greve e San Casciano.
Si tratta di un ennesima conferma dalla drammaticità della crisi, con un fortissimo rallentamento dei consumi nel settore dell’edilizia e sulle grandi opere infrastrutturali, che innesta su un territorio dove i settori produttivi tipici e trainanti, cioè il comparto delle manifatture del cotto e dell’agricoltura,hanno già segnato disastrosi numeri negativi sul fronte della produzione e soprattutto della buona occupazione.
La tempestività con cui reagiranno le Amministrazioni Locali …“per promuovere incontri sia con la proprietà che con i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali”… sarà determinate per scongiurare il trascinamento di periodi di precarietà e incertezza sulla testa dei lavoratori e delle loro famiglie.
Rifondazione Comunista preoccupata per l’aggiungersi di questa nuova vertenza sul territorio del Chianti Fiorentino, chiede che venga chiarita nei dettagli l’origine della crisi e il tipo di risposta che l’azienda intende dare, producendo un piano industriale serio che salvaguardi principalmente l’occupazione e l’ambiente in cui opera la Sacci.
Nell’immediato chiediamo che siano attivati da subito tutti gli strumenti di supporto ai salari e al reddito dei lavoratori, chiedendo che il Ministero autorizzi velocemente le procedure per la cassa integrazione evitando così che si attui un balletto di responsabilità tra la proprietà e le Istituzioni, purtroppo visto più volte in altre situazioni, dove inattendibilità e superficialità nella gestione della crisi portano i lavoratori a subire la violazione dei diritti con attese e umiliazioni estenuanti per le famiglie coinvolte.
Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista
nell’esprimere solidarietà ai lavoratori del cementificio Sacci di Greve in Chianti e nel ritenere pericolosa la scelta di sospendere l’attività produttiva ricorrendo alla cassa integrazione a zero ore per tutti i 102 lavoratori
chiede al Presidente della Provincia di Firenze e all’assessore competente di riferire dettagliatamente sulla crisi del cementificio Sacci.
Chiediamo inoltre di sapere cosa intende fare la Provincia di Firenze unitamente ai Comuni di Greve in Chianti e di S.Casciano e alla Regione Toscana per sostenere i lavoratori dal punto di vista occupazionale e salariale e del rispetto dei diritti contrattuali.
Infine chiediamo se l’azienda nel richiedere la cassa integrazione la Sacci ha prodotto un piano industriale alternativo e se questo si relaziona con le problematiche e le vertenze già aperte sul territorio del Chianti Fiorentino con tutele specifiche dell’occupazione e dell’ambiente in cui opera il cementificio e di sapere quali sono gli interventi che la Provincia intende attivare per quanto di sua competenza".