TIBETAN UPRISING DAY A FIRENZE. RADICALI PROPONGONO MEMORIA DAVANTI AL CONSOLATO CINESE
Ma la Questura chiede loro di fare il presidio in piazza Savonarola. Il consigliere provinciale Lensi: "Così l'iniziativa, non violenta e volta ad aprire un'interlocuzione con Pechino, rischia di perdere di significato"
Il 10 marzo ricorre il Tibetan Uprising Day, la giornata che ricorda l'insurrezione nonviolenta di Lhasa del 1959, e i radicali fiorentini hanno chiesto di organizzare un presidio nonviolento, in contemporanea alle manifestazioni di Bruxelles, Roma e Milano, di fronte al consolato cinese di Firenze. "Una manifestazione nonviolenta - spiega Massimo Lensi, radicale, consigliere provinciale nel Gruppo Misto - da promuovere nelle forme consuete dei radicali che mai hanno disturbato l'ordine pubblico durante le loro iniziative".
La Questura di Firenze ha, però, deciso che "l'iniziativa fosse ingestibile" e ha gentilmente chiesto ai radicali di spostarsi lontano dal Consolato, in piazza Savonarola, "facendo perdere di significato l'intera giornata". "Noi radicali - continua Lensi - intendiamo solo commemorare le donne e gli uomini del Tibet che in quel lontano giorno persero la vita per difendere i loro diritti e la loro autonomia. E non intendiamo offendere nessuno, ma solo aprire una interlocuzione con le autorità cinesi in nome della nonviolenza e del dialogo".
Per queste ragioni "speriamo in un ripensamento delle autorità fiorentine preposte alla tutela dell'ordine pubblico, in modo da consentire ai radicali fiorentini, anche solo per un breve periodo, di manifestare di fronte al consolato cinese di Firenze. Noi radicali garantiamo l'assoluta non offensività della nostra iniziativa".