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MAGGIO MUSICALE, "COMMISSARIO UNILATERALE"
Rifondazione comunista: "Decisioni gravi senza un credibile piano industriale"

Il commissario straordinario della Fondazione Maggio Fiorentino "disdetta unilateralmente il contratto integrativo - scrivono i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi - Durissime sono le reazioni dei lavoratori e sindacati a seguito delle decisione di agire ancora una volta sui salari e diritti". Richiesto un intervento da parte delle istituzioni, Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze. Rifondazione comunista, nell’esprimere la solidarietà ai lavoratori del Maggio Fiorentino e la più netta contrarietà alla disdetta unilaterale del contratto integrativo aziendale, nel ritenere "grave e inaccettabile che tale decisione sia stata assunta senza la presentazione di un piano industriale e di una proposta credibile riorganizzativa dell’ente", chiedono al Presidente della Provincia di Firenze di "contrastare i comportamenti antisociali e autoritari del Commissario, riferendo sulla situazione della Fondazione, sullo sbilancio economico finanziario, sulla strategia del Commissario Straordinario, sull’assenza del piano industriale e sulla disdetta dell’integrativo". Presentata in Provincia di Firenze una domanda d'attualità. Di seguito il testo del documento.

"La disdetta del contratto integrativo decisa unilateralmente dal commissario straordinario della Fondazione Maggio Fiorentino, a seguito del pesante sbilancio economico è stata oggetto di una serie di assemblee indette dalle organizzazioni sindacali. Durissime sono le reazioni dei lavoratori e sindacati a seguito delle decisione di agire ancora una volta sui salari e diritti.

Nonostante che la diagnosi tracciata dal Commissario riveli ancora una volta l’inarrestabile buco economico - bilancio consuntivo 2012 della Fondazione abbia chiuso con una perdita di tre milioni di euro, mentre il preventivo 2013 registra un deficit superiore ai 5,5 milioni e il valore di produzione superi appena i 30 milioni, a fronte di 25 milioni per il costo del personale – quello che non è digeribile è che ancora una volta si agisca solo ed esclusivamente sui compensi dei lavoratori. Agghiaccianti sono le cifre dei debiti 35 milioni di euro nei confronti di banche (circa 16 milioni) fornitori e Inps.

Molte sono le cose che non tornano intanto il balletto delle cifre: la sovrintendente Francesca Colombo, solo pochi mesi fa, aveva dato un quadro ben diverso della situazione: un deficit di 1,5 milioni nel 2012 e il pareggio nel 2013. Come mai tutta questa differenza?

Inoltre ci sono ferite ancora aperte a cominciare dal travagliato accordo sul tfr (il trattamento di fine rapporto), prestato dai lavoratori alla Fondazione a Novembre 2011, gli esodi incentivati, il pesante periodo della cassa integrazione, la durissima lotta intrapresa per contrastare i 10 licenziamenti, e infine il nuovo accordo siglato il 31 gennaio 2013 raggiunto per scongiurare i licenziamenti, con il quale i lavoratori accettato di aumentare le ore di lavoro a parità di stipendio e danno la disponibilità ad utilizzare i contratti di solidarietà. Quindi un percorso ad ostacoli sempre assicurato con sacrifici e responsabilità e soprattutto in un quadro poco chiaro e credibile. Dopo il terzo anno consecutivo di tagli ai salari non va proprio giù la nuova cura draconiana proposta dal Commissario.

Durissimi i commenti dei sindacati: "…Questo è il risultato di due anni di incapacità e imbrogli non solo da parte del sovrintendente Francesca Colombo, ma anche del cda e del suo presidente, il sindaco Renzi…".

La proposta fatta dal Commissario, che si è ben guardato di presentare un piano industriale, di agire i tagli alla programmazione artistica 2013 e soprattutto di congelare il contratto integrativo trova avversione e perplessità proprio nel mondo del lavoro sia sul piano della sostanza che su quella del metodo. L’azione unilaterale e le pesanti parole utilizzate dal Commissario dopo la disetta “…O vengono velocemente al tavolo e si trova un accordo strutturale, non una tantum, o il 30 aprile non c’è più necessità di preoccuparsi. Chiudiamo e andremo tutti a casa…” sono stae ritenute gravi, offensive e soprattutto inaccettabili da parte di chi ha già dato per risanare gestioni fallimentari.

La Cgil dichiara "…Non rifiutiamo la trattativa, ma non possiamo accettare che si svolga con un coltello puntato alla gola: e dire che o si arriva ad una soluzione entro il 30 aprile o il 2 di maggio si porta i libri in tribunale suona un po' così…" "…i dipendenti sono preoccupati e perplessi per le parole del Commissario, perché hanno acconsentito a molti sacrifici in questi ultimi anni per il bene del teatro, l'ultimo dei quali è costituito dai 45 licenziamenti consentiti con l'accordo del 5 giugno scorso…" ecco perché è opportuno prima di tutto "…attivare un tavolo ad hoc al Mibac…", e che diversamente da quanto asserisce il Commissario si “…parta dalla riorganizzazione del lavoro piuttosto che dai tagli…". Per la Cgil la disdetta del contratto integrativo formalizzata da Bianchi è "…senza effetto, perché per averlo serve l'accordo con la controparte: finché non sarà sostituito con altri contenuti che siano accettati continuerà ad applicarsi..". Perplessità vengono manifestate dalla Cgil e Csil sui "…numeri del costo dei dipendenti del Maggio che ci ha comunicato il commissario, 25 milioni: a quanto ci risulta, ci sono 440 assunti stabilmente che costano 18 milioni di euro, direzione e collaboratori della direzione 1 milione di euro; non è possibile che ci siano 5 milioni solo di contratti a termine…".

La Cisl dichiara di voler “… vedere il piano industriale. E' da sei anni che lo aspettiamo. Ci devono far capire a cosa sono serviti la cassa integrazione, i contratti di solidarietà, gli esodi, si sta continuando a svuotare un grande patrimonio culturale, e non si pensa ancora a riorganizzare la struttura in maniera definitiva. Ci hanno sempre detto che questa volta sarebbe stata l'ultima, che poi il teatro avrebbe raggiunto il pareggio di bilancio e le cose sarebbero cambiate. Invece siamo ancora qua….”: Regione Toscana , Provincia e Comune di Firenze, che hanno messo la firma di garanzia su tutti gli accordi devono dirci perché, a due mesi dall'ultimo sacrificio chiesto ai lavoratori, siamo alle solite.

Gli scriventi Consiglieri provinciali di Rifondazione Comunista

nell’esprimere la solidarietà ai lavoratori del Maggio Fiorentino e la più netta contrarietà alla disdetta unilaterale del contratto integrativo aziendale messa in essere dal Commissario Straordinario,

nel ritenere grave e inaccettabile che tale decisione sia stata assunta senza la presentazione di un piano industriale e di una proposta credibile riorganizzativa dell’ente
chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e dell’Assessore competente di riferire sulla situazione della Fondazione, sullo sbilancio economico finanziario, sulla strategia del Commissario Straordinario e sulla disdetta del contratto integrativo.

Altresì chiediamo di sapere cosa pensa di fare la Provincia di Firenze ha fronte di un comportamento autoritario tenuto in essere dal Commissario e lesivo degli accordi fino ad oggi assunti dai lavoratori e sindacati inoltre chiediamo di sapere se l’Amministrazione Provinciale, unitamente al Comune di Firenze e alla Regione Toscana intende intervenire, come richiesto dai sindacati, nei confronti della gestione a fronte di un piano di risanamento “strutturale” fondato solo sulla compressione dei salari e dei diritti".

18/03/2013 11.35
Ufficio Stampa Consiglio provinciale di Firenze