OPERA DI BONIFICA SUL MONTE MORELLO
Due piani predisposti dalla Provincia per eliminare le piante morte o malate. Per Rifondazione Comunista la moria di Pini può essere collegata ai lavori per l’Alta velocità
In riferimento alla moria di pini neri a Monte Morello l’assessore all’agricoltura e ambiente della Provincia Luigi Nigi ha risposto in Consiglio provinciale ad una domanda d’attualità presentata dai consiglieri di Rifondazione Comunista. “La causa principale di tale moria, che comprende oltre al Pino nero anche altre specie come Tasso, Ginepro, Abete, Leccio ed altre specie quercine alle pendici di Monte Morello – ha illustrato Nigi – si pensa sia riconducibile alla particolare situazione climatica dell’estate 2003 con alte temperature e scarsa piovosità. I danni alla vegetazione sono diffusi su tutto il territorio provinciale in misura più o meno accentuata come a monte San Michele, nelle zone del Chianti ed alla Consuma. I danni maggiori, intorno al 50% sono a carico del Pino nero. Il Corpo forestale dello Stato ha segnalato sia alla Provincia che agli altri enti competenti: Regione Toscana, Comuni di Sesto Fiorentino, Calenzano, Vaglia, Arpat, Arsia, Diba, Università e Isza la situazione e la Provincia ha già elaborato due progetti d’intervento per Monte Morello: un primo progetto in cui si prevede il taglio delle piante morte a monte e a valle della Strada Provinciale 130, per un tratto di circa 7 chilometri per garantire la sicurezza dei cittadini e favorire la ripresa dell’area ed attuare una difesa passiva contro gli incendi boschivi. Il secondo progetto prevede una bonifica di un’area di circa 20 ettari a prevalenza di Cipresso in località Poggio Trini con il quale si prevede un intervento di diradamento con eliminazione di soggetti morti o deperiti”.
Non esauriente la risposta per Andrea Calò perchè “Molti comitati e associazioni ambientaliste definiscono l’avvenimento come una vera e propria strage: un danno ambientale di proporzioni estremamente vaste. L’assessore avrebbe dovuto individuare meglio le due aree più grosse di Monte Morello: quella esposta a sud e quella che è confinante con la zona del Mugello. Su questa zona – ha detto Calò – esistono segnalazioni fatte dai comitati e dalle associazioni ambientaliste che accendono i riflettori sull’essiccamento delle sorgenti provocato dai lavori per l’Alta velocità. Sarebbe stato più opportuno l’avvio di un monitoraggio più completo della zona anche per verificare se questa moria può essere stata provocata dall’essiccamento delle sorgenti”.