PROVINCE E FUTURE CITTA' METROPOLITANE, SAITTA (UPI): SE UN SINDACO VUOL DIVENTARE SINDACO METROPOLITANO, SI FACCIA ELEGGERE
A Firenze si sono incontrati i 10 presidenti delle Giunte e dei Consigli Provinciali che sono destinati a trasformarsi in Città metropolitane. Il documento redatto sarà consegnato alle Camere per l’inizio dell’iter parlamentare
“Possono i futuri sindaci ‘metropolitani’ accettare di diventare amministratori di aree che non li hanno democraticamente eletti?”. Questa la domanda del Presidente di UPI e della Provincia di Torino, Antonio Saitta, in occasione della riunione che ha visto questa mattina a Palazzo Medici Riccardi a Firenze l’incontro dei Presidenti delle 10 Province destinati a diventare “città metropolitane”.
“Con il disegno di legge attuale – prosegue Saitta – il sindaco del comune capoluogo delle città metropolitane vedrà prorogato il suo attuale mandato fino al 2017, diventando sindaco della città metropolitana. Una decisione che rischia fin da subito di infierire un colpo mortale alla credibilità dell’ente”. “Di questo passo – chiosa Saitta – per paradosso, potrebbe essere chiesto al sindaco del comune capoluogo di regione di diventare presidente della regione”.
La riunione che si è svolta nella Sala Pistelli di Palazzo Medici ha visto la presenza anche dei presidenti dei consigli provinciali, convocati dal fiorentino Piero Giunti, che ha aperto il confronto sottolineando – a proposito delle città metropolitane - come “ci voglia un livello intermedio autorevole, di primo grado, legittimato per questo dagli elettori”. Presenti, tra gli altri, i Presidenti dei consigli di Milano e Napoli, Bruno Dapei e Luigi Rispoli.
“La nostra idea – sottolinea il Presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci - è quella di proporre al Governo delle modifiche sostanziali alla cosiddetta proposta di legge Delrio. C'è un tema che riguarda la salvaguardia della democrazia. Noi auspichiamo che ogni ente, se pur nuovo, sia eletto direttamente dai cittadini, i quali abbiano la possibilità di eleggere direttamente i propri rappresentanti”. “Naturalmente – prosegue Barducci - c'è anche un problema di competenze che deve essere messo a punto e un problema che riguarda ovviamente la complessità della riforma, nel senso che sarebbe l'ora che si considerassero tutti i livelli istituzionali. Dunque, una riorganizzazione che parta dalle Province indiscutibilmente ma che riguardi anche le Regioni e l'Insieme dei Comuni. I segnali non sembrano andare in questa direzione ma noi faremo la nostra parte, come abbiamo fatto fino ad oggi”.
“Le riforme, anche in materia istituzionale – sottolinea il Presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti – non si possono approvare solo per ‘dare dei segnali’, ma devono sempre corrispondere ad un miglioramento dei servizi per i cittadini. Con la riforma per come è al momento, un sindaco potrebbe trovarsi ad avere fino a cinque incarichi”. “Penso – conclude Draghetti - inoltre che porre la fiducia su un provvedimento come questo, inserendolo assieme alla legge di stabilità, sia una barbarie istituzionale”.
“Finora si è proceduto senza ascoltare alcune realtà che hanno ricevuto il voto di milioni di persone – ha ricordato il Presidente della Provincia di Napoli Antonio Pentangelo – Il messaggio lanciato ieri dai 44 costituzionalisti da sostanza al nostro progetto di riforma. Questa insistenza nel procedere senza ascoltare tutte queste voci è una mancanza di democrazia”.
Province: Upi, Ddl su città metropolitane va cambiato
FIRENZE
(ANSA) - FIRENZE, 22 OTT - Una proposta del Governo incostituzionale che va modificata perché getta nel caos i territori, non disegna una istituzione forte e legittimata da organismi eletti dal popolo, crea nuovi conflitti istituzionali per le attribuzioni delle funzioni tra gli enti locali, e non semplifica e non produce risparmio. E' il giudizio sul Ddl Delrio relativo al 'Governo delle Città metropolitane', espresso oggi a Firenze in una riunione dell'Upi, a cui hanno preso parte i presidenti e rappresentanti dei 10 enti provinciali destinati a diventare Città metropolitane. Il Disegno di legge, è stato ricordato, stabilisce che ''Milano con 3 milioni di abitanti, è uguale a Reggio Calabria che ne ha 550mila. Torino, il cui territorio conta 315 Comuni, è uguale a Bologna che ne ha 60, o Genova con 1.838 chilometri quadrati di territorio è uguale a Firenze che si estende su 3.514''. Per l'Upi, presieduto dal presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, ''le 10 Città metropolitane scelte sono completamente differenti l'una dall'altra e non è stato adottato nessun criterio oggettivo''. Forti critiche alla previsione contenuta nel Ddl in base alla quale ''il sindaco del Comune capoluogo dell'area metropolitana diventerà per legge il sindaco della Città metropolitana''. Secondo le Province ''vuol dire, ad esempio, che il sindaco di Milano eletto per amministrare 1,262 milioni di cittadini prenderà decisioni anche per gli altri 1,8 milioni che risiedono nell'area metropolitana''. Le Provincie chiedono di ''rivedere l'elenco delle Città metropolitane, in base a criteri oggettivi, prevedere l'elezione diretta da parte dei cittadini di chi amministrerà i nuovi enti e un passaggio delle funzioni che non sia una gara di velocità ma un percorso meditato, per il quale serve un periodo transitorio di almeno 2 anni''.(ANSA).
(ANSA) - FIRENZE, 22 OTT - Il presidente di Upi e della Provincia di Torino Antonio Saitta si è chiesto se ''i futuri sindaci 'metropolitani' possono accettare di diventare amministratori di aree che non li hanno democraticamente eletti''. In quest'ottica ha lanciato un appello ai sindaci dei grandi Comuni che da domani si riuniranno proprio a Firenze per l'assemblea nazionale di Anci. Il presidente del Provincia di Firenze Andrea Barducci ha spiegato che ''la nostra idea è quella di proporre al Governo delle modifiche sostanziali alla cosiddetta proposta di legge Delrio. Auspichiamo che ogni ente, se pur nuovo, sia eletto direttamente dai cittadini, i quali abbiano la possibilità di eleggere direttamente i propri rappresentanti''. Per il presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti, ''le riforme, anche in materia istituzionale non si possono approvare solo per 'dare dei segnali', ma devono sempre corrispondere ad un miglioramento dei servizi per i cittadini. Con la riforma per come è al momento, un sindaco potrebbe trovarsi ad avere fino a cinque incarichi''. Secondo il presidente della Provincia di Napoli Antonio Pentangelo ''finora si è proceduto senza ascoltare alcune realtà che hanno ricevuto il voto di milioni di persone. Questa insistenza nel procedere senza ascoltare tutte queste voci è una mancanza di democrazia''. Il coordinatore nazionale dei Consigli provinciali e presidente di quello di Milano Bruno Dapei ha lanciato la proposta ''ancora in itinere, di prevedere un referendum locale in cui siano i cittadini a dirci se vogliono che chi governerà le città metropolitane sia eletto e non nominato''. Secondo il presidente del Consiglio provinciale fiorentino Piero Giunti ''è stato operato un bombardamento mediatico scaricando sulle Province responsabilità di spese dissipate che esse non hanno, mentre a livelli di Ministeri come anche negli altri enti locali è stato fatto molto poco''.(ANSA).