L'AMBIENTE IN PROVINCIA DI FIRENZE. ECCO I DATI
Due pubblicazioni inviate dall’assessorato all’Ambiente della Provincia a tutti gli studenti delle scuole superiori fiorentine
L’ambiente spiegato ai ragazzi, anzi agli studenti delle scuole medie superiori. L’assessorato all’Ambiente della Provincia di Firenze ha predisposto a riguardo un agevole vademecum e la pubblicazione ‘Impronta ecologica’ che, in questi giorni, vengono consegnati agli studenti delle scuole superiori fiorentine. Il vademecum, sintesi del rapporto sullo stato dell’ambiente nel territorio provinciale, e la pubblicazione sono stati presentati stamani dall’assessore all’Ambiente Luigi Nigi in Palazzo Medici Riccardi. “Attraverso questi due strumenti ci rivolgiamo direttamente ai 23 mila studenti delle scuole superiori fiorentine – spiega Nigi – L’impronta ecologica misura la quantità di terreno necessaria al nostro sostentamento. Ebbene, se tutti gli abitanti della terra ne usassero quanto noi, ci vorrebbero ben due pianeti”. Un’intelligente inversione di tendenza è possibile, è già in atto, ma “anche gli studenti potranno portarla avanti con più consapevolezza”.
Cosa emerge dalle due pubblicazioni? Che crescono i consumi energetici, cresce la mobilità, cresce la produzione di rifiuti ma che i fenomeni ambientali saranno governati meglio grazie al piano di azione contemplato nella cosiddetta ‘Agenda 21’ (ad essa fa riferimento ‘Impronta ecologica’), un percorso per l’affermazione della sostenibilità ambientale con azioni condotte dalla Provincia insieme alle istituzioni locali e le varie forze sociali.
Problemi vengono dal traffico: la struttura della mobilità non è evoluta verso i trasporti collettivi, le rotaie o verso un più diffuso impiego delle biciclette. Il sistema energetico, d’altra parte, con una parziale sostituzione tra olio combustibile e metano, è rimasto incentrato sui combustibili fossili e non ha conosciuto alcun apprezzabile sviluppo delle fonti rinnovabili (eolico, solare, biomasse) sia nella produzione elettrica che termica. Cresce di conseguenza, con una intensità doppia rispetto alla media nazionale, il contributo della provincia di Firenze alle emissioni “climalteranti” e all’effetto serra, che rappresenta la principale e più consistente minaccia ambientale su scala globale. Il miglioramento tecnologico (soprattutto del parco macchine) e dalla qualità dei combustibili ha però limitato gli effetti negativi dei consumi energetici e in particolare della mobilità. Per la gran parte degli inquinanti atmosferici si registra una riduzione delle concentrazioni, pur permanendo una situazione di criticità per il “Pm10” (il Pm10 è uno dei sette inquinanti dell'aria più importanti) e per l’ozono (in crescita). Dal 1999, per ossidi di azoto e monossido di carbonio non si registrano più superamenti dei limiti di legge.
Circa lo stato delle acque, la contrazione o la stabilizzazione delle emissioni idriche industriali e domestiche hanno contenuto o ridotto i carichi inquinanti sui corpi idrici, ma la qualità dei corsi d’acqua – e in particolare quella dell’Arno – limitatamente al tratto a valle della città di Firenze, comincia a manifestare segni consistenti di miglioramento con l’attivazione dell’impianto di depurazione di San Colombano che, una volta a regime, dovrebbe colmare il gravissimo deficit di depurazione che per decenni ha drammaticamente alterato le condizioni dell’Arno.
Una notevole crescita si registra invece nella produzione dei rifiuti urbani: + 20 per cento solo nel periodo 1997-2000, nonostante i livelli procapite già tra i più alti d’Italia. L’estensione e il successo della raccolta differenziata, che ha superato il 25 per cento (più di dieci punti percentuali sopra la media nazionale), non è però sufficiente a ridurre la quantità totale di rifiuti residui. Anche la produzione di rifiuti speciali risulta sostenuta, anche se è difficile valutarne le tendenze.
Emerge anche come l’urbanizzazione sia un fattore di impatto significativo e da controllare. La dispersione di centri abitati e infrastrutture di trasporto determina una frammentazione delle aree naturali e agricole e un “disturbo” che investe un’area molto ampia della provincia (circa il 40 per cento delle superficie provinciale, variando tra il 60 per cento dell’area fiorentina e il 20 per cento nel Mugello.
Una notevole porzione del territorio è sottoposta a instabilità geomorfologia e rischio di frana. Oltre il 10 per cento del territorio provinciale è ancora esposto a rischio idraulico elevato o molto elevato. In tale senso il risanamento e la messa in sicurezza del bacino dell’Arno costituisce una delle grandi priorità ambientali. Intanto, nonostante la scarsità delle risorse disponibili, rispetto ad un fabbisogno stimato di 1,9 miliardi di Euro, i Consorzi di bonifica, l’Autorità di bacino del fiume Arno e gli Enti locali hanno avvitato un piano di risanamento di vasto respiro.
Infine, ma non meno importante, è da registrare la spettacolare crescita del settore dell’agricoltura (e dell’allevamento) biologica, incrementata del 40 per cento tra il 1999 e il 2002, giunta oggi a coprire il 18 per cento della superficie agricola utile, un valore più che doppio rispetto alla media nazionale.
C’è l’urgenza di un’integrazione degli obiettivi ambientali nell’insieme delle politiche e delle attività economiche e di una più forte conversione dei comportamenti pubblici e privati, individuali e collettivi. Le politiche pubbliche – sia a scala nazionale che locale – devono essere consapevoli dell’importanza della qualità ambientale anche come fattore di sviluppo economico e di miglioramento della qualità della vita.
In sintesi. Se l’effetto serra rappresenta la minaccia più consistente per l’ambiente del pianeta, la provincia di Firenze contribuisce per alla sua crescita con “emissioni climalteranti” con una intensità doppia rispetto alla media nazionale. Colpa, anche, di un nemico chiamato “Pm10”, uno dei sette inquinanti dell'aria più importanti. Tuttavia non bisogna scoraggiarsi. Siamo in una fase di inversione di tendenza, registrata, nel rapporto sullo Stato dell’ambiente della Provincia di Firenze, una cui sintesi è stata predisposta per le scuole e consegnata in questi giorni agli studenti delle scuole superiori fiorentine. Ed ecco i dati positivi: miglioramento tecnologico (soprattutto del parco macchine) e della qualità dei combustibili, riduzione degli inquinanti atmosferici (dal 1999, per ossidi di azoto e monossido di carbonio non si registrano più superamenti dei limiti di legge). Migliorato anche lo stato delle acque per effetto di migliori politiche industriali e dei comportamenti domestici. In particolare l’Arno limitatamente al tratto a valle di Firenze, manifesta segni consistenti di miglioramento grazie all’impianto di depurazione di San Colombano “che – spiegano i tecnici della Provincia - una volta a regime, dovrebbe colmare il gravissimo deficit di depurazione che per decenni ha drammaticamente alterato le condizioni del fiume”.
Aumentano, invece, i rifiuti urbani: + 20 per cento solo nel periodo 1997-2000, nonostante i livelli procapite già tra i più alti d’Italia. Al tempo stesso, però, è cresciuta la raccolta differenziata, che ha superato il 25 per cento (più di dieci punti percentuali sopra la media nazionale). Altri segni critici: il traffico (poco è il trasporto collettivo, su rotaie e con scarso impiego delle biciclette) mentre , sul fronte dell’energia, seppure in presenza di una parziale sostituzione tra olio combustibile e metano, non si vede ancora un apprezzabile sviluppo delle fonti rinnovabili (eolico, solare, biomasse) sia nella produzione elettrica che termica. La Provincia non è disarmata di fronte alle emergenze. E’ stato infatti attivato un piano di azione contemplato nella cosiddetta ‘Agenda 21’, un percorso con parametri precisi di sostenibilità ambientale che saranno fatti osservare dalla Provincia con le istituzioni locali e le varie forze sociali”.