LO SPRECO DI RISORSE IDRICHE CAUSATO DALL’ALTA VELOCITÀ
I finanziamenti per ripristinare l’ambiente. Le accuse di disastro ambientale di Rifondazione Comunista
Una domanda d’attualità sullo spreco di risorse idriche a causa dei lavori per l’Alta Velocità presentata dai consiglieri di rifondazione Comunista è stata dibattuta in consiglio provinciale. “Un addendum all’accordo procedimentale del ’95 tra le Regioni Toscana ed Emilia Romagna, Ministero dell’Ambiente, Ministero delle Infrastrutture, Rfi e Tav è stato sottoscritto il 19 luglio 2002 e prevedeva la realizzazione di ulteriori interventi di mitigazione dell’impatto ambientale in relazione all’attraversamento della linea di Alta Velocità/Alta Capacità, con particolare riferimento ai fenomeni di alterazione del sistema idrico superficiale e sotterraneo conseguenti alla presenza dei cantieri. Nell’ambito dell’Addendum – ha spiegato l’assessore alla difesa del suolo Tiziano Lepri – sono stati stanziati a favore della Regione Toscana, complessivamente, 53 milioni di euro di cui 11 milioni destinati ad ulteriori interventi per sistemi acquedottistici idropotabili e 42 milioni per l’adozione di un progetto unitario e complessivo di Valorizzazione Ambientale. Lo scorso 23 febbraio è stato sottoscritto un Protocollo d’intesa fra la Regione Toscana, la Provincia di Firenze, la Comunità Montana del Mugello, il Consorzio di Bonifica della Romagna occidentale, l’Arpat, i Comuni di Borgo S.L., Firenzuola, S. Piero a S., Scarperia e Vaglia, per la definizione ed attuazione di un “Primo programma di interventi” del Progetto di Valorizzazione Ambientale delle aree attraversate dalla linea A.V. FI-BO. Stanziati 20.820.000 di euro per i seguenti interventi: opere di sistemazione idraulico forestale, per 13.500.000; opere idrauliche di fondovalle, per 4.500.000; progetto “cisterne”, per 500.000; studi di geochimica, per 100.000; valorizzazione delle sorgenti storiche, 930.000; sperimentazione della impermeabilizzazione dei tratti di alveo interessati da fratture beanti e primi interventi, per 1.150.000 studio di fattibilità per piccoli invasi montani e progetto preliminare, per 110.000 studio di fattibilità per invasi di media capacità e progetto preliminare, per 30.000. Nell’ambito del Programma la Provincia di Firenze interviene direttamente, con il compito di ente attuatore, in alcuni di questi progetti e precisamente: opere idrauliche di fondovalle, limitatamente alla fase della progettazione; valorizzazione delle sorgenti storiche, limitatamente all’area di Monte Morello; sperimentazione sulle “fratture beanti”; studio di fattibilità piccoli invasi montani; studio di fattibilità invasi di medie dimensioni. Per le opere idrauliche di fondovalle, che consistono nella realizzazione di una serie di invasi che, ricaricandosi nel periodo piovoso, saranno posti a servizio delle attività agricole per l’utilizzo nella stagione asciutta, è pressoché terminata la fase delle indagini preliminari e siamo in attesa che la Comunità Montana, stazione appaltante delle opere, nomini il R.U.P. per poter passare alla progettazione vera e propria;
per tutti gli altri interventi si stanno svolgendo tutte le attività preliminari necessarie e stiamo definendo con la Regione il programma dei lavori, con relativo cronoprogramma.
La Direzione Difesa del suolo ha svolto nel corso dell’estate scorsa una puntuale ricognizione sulla localizzazione, sulla destinazione e sulla utilizzazione di tutte le acque intercettate dai diversi cantieri TAV nell’area del Mugello. Le acque intercettate e convogliate all’uscita delle gallerie vengono in massima parte reimmesse nei corpi idrici superficiali (fiume Sieve, torrente Bagnoncino, torrente Rovigo, torrente Bosso, torrente Veccione, torrente Diaterna), e per la residua parte utilizzate per le esigenze dei cantieri. Poiché non risultano agli atti istanze di autorizzazione all’utilizzo delle acque che fuoriescono dalle gallerie da parte di TAV (autorizzazione necessaria in quanto trattasi di acque pubbliche ai sensi della legge n. 36/1994), si è provveduto a notificare agli interessati i relativi verbali di accertamento e contestazione, in violazione dell’art. 17 del R.D. 11/12/1933, n. 1775.
Riguardo, infine, al futuro utilizzo delle acque intercettate e convogliate all’uscita delle gallerie si assicura che la questione è all’attenzione dell’Amministrazione che intende coinvolgere tutti gli enti interessati, dalla Regione all’ATO ed ai Comuni, per poter definire congiuntamente un programma di uso ambientalmente corretto, che tenga conto delle esigenze del territorio e scrupolosamente ossequioso delle disposizioni di legge in materia. Si assicura altresì che dell’evoluzione delle problematiche relative saranno opportunamente informate le sedi consiliari”.
Per Lorenzo Verdi “Questi dati confermano la leggerezza con la quale è stata avallata un’opera così imponente, senza che mai le istituzioni esigessero delle adeguate valutazioni dell’impatto idrogeologico. Sono state fatte valutazioni con i lavori già avviati e con la constatazione del danno prodotto già appurata e lo dimostra il fatto che nel progetto preliminare dell’opera del 1992 mancavano una serie di valutazioni, importanti, come ad esempio le stime di portata, sulle falde, nonché tutte le previsioni di incidenza sul sistema drenante. I lavori sono proseguiti negli anni senza che venissero adottate concrete misure – ha aggiunto il consigliere di Rifondazione Comunista – senza aver definito nuovi e sempre più dettagliati studi, senza mai prendere in considerazione le intercettazioni, predisponendo dei codici di scavo atti a prevenire o limitare le venute di acqua.
Quindi perseverando nell’illegalità negli anni e quindi nella prosecuzione dei lavori. La quantità totale di acqua drenata e dispersa per l’intero territorio della comunità montana del Mugello, dall’inizio dei lavori, è stata stimata in 45 milioni di metri cubi e questa è una cifra impressionante di per sé che rende solo in parte l’idea di tutte le sorgenti, i pozzi, i fiumi e i torrenti che di fatto sono scomparsi a seguito di questi lavori e quindi delle ripercussioni sulla flora, sulla fauna e sull’attività agricola della zona. Nessun ripristino riuscirà ad azzerare il disastro complessivo prodotto, un disastro che continua ancora oggi a ingigantirsi e che richiede un tempestivo intervento degli enti competenti, tra i quali sicuramente la Provincia, che fin da subito dovranno adoperarsi per un monitoraggio attento dei lavori in corso e per il rispetto delle normative da parte di Cavet e da parte di tutte le ditte satellite”.