LE DISCARICHE ABUSIVE DI SCARPERIA
Rifondazione Comunista tira in ballo l’Acqua Panna
L’assessore all’ambiente Luigi Nigi ha risposto ad una domanda d’attualità del gruppo di Rifondazione Comunista sulla scoperta di quattro discariche abusive a Scarperia. “La Provincia non ha competenze specifica in ordine alle discariche abusive e abbandoni di rifiuti, in quanto tali competenze sono assegnate al Comune dalla legge. Ciò nonostante – ha spiegato Nigi – le comunicazioni relative alle sanzioni inerenti questo argomento vengono solitamente inviate per conoscenza anche ai nostri uffici, ma in merito al caso specifico ad oggi non ci sono state notizie ufficiali. Il piano provinciale per la gestione dei rifiuti urbani la Provincia prevede interventi finalizzati alla individuazione di nuovi siti di discarica per lo smaltimento di quelle frazioni di rifiuti inerti non destinabili al recupero, tra cui ad esempio l’eternit, mentre evidenziava l’esistenza di un buon numero di impianti di recupero di tali rifiuti già presenti nel territorio, che oggi ammontano a oltre 60. In ordine alle altre tipologie di rifiuti, c’è da dire che l’impiantistica per il loro recupero presente sul territorio provinciale è senz’altro elevata, in quanto ammonta a circa 200 impianti, tra cui circa 60 autorizzati in procedura ordinaria. Resta il fatto che sia fisiologica una parte di abbandoni da parte della popolazione non soggetta a controlli”.
Lorenzo Verdi ha ricordato che le discariche di plastica e PVC rinvenute, peraltro in modo casuale, a seguito di lavori di messa in posa di cavi a fibre ottiche, era dall’inizio degli anni Ottanta ben note e credo anche monitorate visto che erano collegate alla produzione di bottiglie per l’acqua alla Panna. Come mai chi doveva monitorare l’adeguamento dei luoghi adibiti a discarica non ha monitorato questi siti della Panna, lasciando che essi dopo qualche tempo venissero interpellati in silenzio. Sappiamo bene che la normativa in materia è molto rigida, qualunque privato cittadino che chieda autorizzazioni per interventi di edilizia è sottoposto a precise disposizioni e controlli per lo smaltimento degli inerti. Ci pare strano e discutibile – ha sottolineato Verdi – il fatto che mai nessuno abbia sentito il bisogno di verificare che, a fronte di ben noti lavori di ampliamento degli stabilimenti della Panna, quale fine facessero i materiali di scarto e che con sorpresa e per si caso si sia dovuto apprendere che ce re ne erano così tanti. Questo diviene ancora più grave se si considera che gli inerti sono classificati come inquinanti e che la ditta in questione non produce una cosa qualsiasi, ma acqua minerale e per potersi definire tale riteniamo debba essere controllata dal momento del prelievo fino a quello dell’imbottigliamento. Non vogliamo neanche pensare che di mezzo c’è una delle più grandi multinazionale del pianeta, la Nestlè. Al di là di questo crediamo che serva una bonifica dei siti interessati. Per l’altro aspetto, quello relativo all’individuazione delle responsabilità e al perseguimento penale, siamo convinti che la giustizia farà il suo corso.