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GIORNATA DELLA MEMORIA, "NON CHIAMIAMO FOLLIA CONTESTI CULTURALI PRECISI CHE GENERANO MOSTRI"
In Consiglio provinciale di Firenze le testimonianze di Rav Levi, del Sindaco di Mauthausen, Alessio Ducci e gli interventi dei Presidenti Barducci e Giunti

"Dal male assoluto alla vista di una coscienza civile". Il giorno in cui le truppe sovietiche entrarono nel campo di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, viene ricordato così in una delle numerose testimonianze sui lager. L'ha richiamata il Presidente del Consiglio provinciale Piero Giunti aprendo l'Assemblea solenne di Palazzo Medici Riccardi dedicata alla Giornata della Memoria, con gli interventi del rabbino capo di Firenze Rav Joseph Levi e il sindaco di Mauthausen Thomas Punkenhofer.
Per Giunti bisogna domandarsi perchè la Shoah sia stata sorretta dalla sorretta dalla covinzione che quello sterminio fosse un'autentica ragione di Stato. Gli innocenti sono stati così vittime di una follia strutturata e radicata nei nazisti.
La cultura, la conoscenza, la memoria fanno la differenza nell'essere umano, l'unico vivente che è capace di individuare ed ammazzare quelli della sua stessa specie, a partire dai più deboli. "Possiamo impegnarci a costruire una società migliore, sensibile alla sofferenza e alla differenza dell'altro - ha detto Levi - E' questa sensibilità che fa crescere una società democratica e pluralista".
Il Sindaco di Mauthausen Punkenhofer ha ricordando le duecentomila persone deportate nel lager della sua città, svolgendo un intervento per molti versi complementare a quello di Alessio Ducci, presidente sezione Aned di Firenze, che ricordando la figura del padre deportato, ha poi individuato le aree culturali in cui tra dimenticanza e ideologia si sviluppa nuovamente violenza.
"Ritrovarci - ha commentato il Presidente della Provincia Andrea Barducci - è anche trovare spiegazioni per capire cosa possiamo e dobbiamo fare, per evitare che siano percorse nuovamente strade terribili. E' utile tutto ciò che tiene viva la memoria". Doveroso rivolgersi ai giovani, ma questi capiranno meglio se riceveranno una testimonianza autorevole dai loro padri.
"Ci sono contesti culturali - ha continuato Barducci - che mettono in condizione di agire quelli che poi vengono definiti folli, come è accaduto nel caso dei nostri fratelli senegalesi Samb e Diop. Ci aiuta a guardare il futuro il non uscire dall'idea di comunità, che vuol dire condivisione".
Testimoni, Presidenti e consiglieri hanno poi deposto una corona nella Galleria delle Carrozze, presso la targa che riporta tutti i nomi della deportazione toscana dal 1943 al 1945.

27/01/2014 18.05
Provincia di Firenze - Ufficio Stampa Consiglio