MUGELLO, VALDISIEVE, EMPOLESE-VALDELSA, CHIANTI-VALDARNO: LE PROPOSTE DI RIFONDAZIONE CONTRO IL RISCHIO IDROGEOLOGICO
Presentata una mozione per la discussione in Consiglio provinciale di Firenze: "Derogare al patto di stabilità"
Mozione sulla prevenzione del rischio idrogeologico. L'hanno proposta al Consiglio provinciale di Firenze i consiglieri di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi. Di seguito il testo del documento, con il quale si chiede anche di derogare al Patto di stabilità pur di mettere in opera le misure di prevenzione.
"Il Consiglio Provinciale di Firenze
Premesso che:
I cambiamenti climatici in atto negli ultimi anni stanno comportando un aumento dei rischi, idraulici e idrogeologici, che ogni anno aumentano di intensità e frequenza, provocando perdite di vite umane, gravi danni a beni architettonici, paesaggistici e alle attività produttive.
In Italia il rischio idrogeologico e diffuso in maniera capillare e si presenta in modo differente secondo l'assetto geomorfologico del territorio e la cui trasformazione produce effetti permanenti su ambiente paesaggio.
Il rischio frane e alluvioni interessano in sostanza tutto il territorio della Provincia di Firenze:
Su tutto il territorio provinciale sono stati segnalati innalzamenti dei livelli idrometrici del reticolo minore, e l'innesco di svariati eventi franosi. Movimenti franosi di detriti, terra e fango diffusi in modo capillare in quasi tutte le zone, ci segnalano quanto sia fragile il sulo provinciale e quanto necessiti di un serio piano di messa in sicurezza del territorio da eventi calamitosi e da rischi idrogeologici e idraulici.
Ne è un esempio il dossier presentato dalla Provincia di Firenze il 21 marzo 2014 in relazione ai danni provocati dagli eventi calamitosi di questi ultimi mesi per effetto dei quali sono state rilevate 128 criticità legate a frane o cedimenti che hanno comportato chiusure e deviazioni su gran parte della viabilità provinciale. Delle 128 criticità attive, 119 sono state rilevate sulle strade provinciali e 9 sulle strade regionali in gestione alla Provincia di Firenze.
Di queste, al 28 febbraio scorso, 11 sono chiusure totali di tratti di strada, rimaste oggi a7 dopo la riapertura di alcune di queste. La stima realizzata dalla Direzione Viabilità provinciale per la risistemazione complessiva viene quantificata in 22 milioni di euro di lavori complessivi (iva esclusa), di cui circa 4,4 milioni già stanziati per gli interventi realizzati tra febbraio e marzo 2014, mentre sono 17,5 i milioni necessari per il completamento di tutte le criticità presenti sul territorio provinciale.
Mugello. L’area maggiormente interessata per i 53 interventi censiti nel dossier. L’intervento più costoso è quello programmato sulla Strada provinciale 107 “del Carlone” a Vaglia, dove per risistemare il completo cedimento della montagna (sia a monte che a valle della sede stradale) è richiesto un intervento dalla spesa non inferiore ai 2 milioni di euro.
Valdisieve. 9 le criticità attive nella Valdisieve. Nel dettaglio si suddividono tra i comuni di Pelago (interessata da 4 frane), Londa (3 frane) e San Godenzo (2 frane).
Empolese-Valdelsa. dossier censisce con 33 interventi. I comuni maggiormente interessati sono quelli di Montespertoli (7 frane), Castelfiorentino (5), Vinci, Fucecchio, Certaldo (tutti con 4 frane), Cerreto Guidi (3), Montaione (3), Gambassi Terme (2) e Montelupo Fiorentino.
Chianti-Valdarno. 31 invece gli interventi necessari alle strade provinciali e regionali del Chianti-Valdarno fiorentino. Le operazioni censite sono suddivise tra le 13 di Reggello, le 8 di Greve in Chianti, le 7 di Figline e Incisa Valdarno, 2 a Bagno a Ripoli ed una ad Impruneta.
Danni e criticità distribuite in modo uniforme su tutto il territorio provinciale.
In Toscana il 98% dei comuni ha nelle sue aree interne un rischio idrogeologico.
I motivi per cui il rischio idrogeologico sì e incrementato notevolmente negli ultimi anni sono molteplici, uno dei quali è il forte cambiamento climatico degli ultimi anni, che hanno portato a piogge sempre più concentrate e frequenti, alternate a periodi di grande siccità.
Si verificano cosi delle vere e proprie “bombe d'acqua” che si abbattono con intensità eccezionale.
Inoltre il rischio è fortemente condizionato dall'intervento dell'uomo e dalle continue modificazioni del territorio che hanno, da un lato, incrementato la possibilità di accadimento di tali fenomeni e dall'altro, aumentato la presenza di beni esposti nelle zone ove tali eventi erano prevedibili; al loro manifestarsi, in alcuni casi, le conseguenze sono state catastrofiche come nel caso delle alluvioni del 25 ottobre 2011 in Lunigiana e del 2013 in Maremma, in ultimo la frana di Panicaglia nel Mugello con case distrutte e 11 famiglie evacuate.
Nei precedenti decenni si sono fatte scelte che hanno creato una grave situazione, derivate da un periodo di veloce inurbamento, di crescita degli abitati e delle periferie metropolitane, le cui espansioni sono spesso avvenute con una programmazione insufficiente o addirittura assente. Sul territorio nazionale l'89 per cento dei comuni sono soggetti a rischio idrogeologico e 5,8 milioni di italiani vivono sotto tale minaccia;
L’assenza di una cultura ambientale, intesa nella più vasta accezione del termine, nella gestione delle trasformazioni territoriali, si manifesta nella frequenza del verificarsi di fenomeni che minano l’integrità idrogeologica del territorio nei suoi vari caratteri. II territorio, in quanto risorsa fisicamente limitata, merita di essere tutelato come bene essenziale per lo sviluppo presente e futuro è necessario quindi in tal senso una rapida inversione di tendenza, che vincoli la pianificazione finalizzata al rispetto di limitazioni derivanti dalle caratteristiche geomorfologiche e di pericolosità idraulica del territorio.
Oggi un’ingente quantità di risorse economiche è utilizzata per far fronte alle emergenze che sono conseguenza di eventi calamitosi di natura idrogeologica. Come noto costa molto di più curare anziché prevenire; tuttavia, per semplicità e superficialità, si tende ad affrontare il problema solo quando esso si manifesta.
Questo senza considerare che la gestione del territorio sulle problematiche idrogeologiche andrebbe trattata su scala di bacino, quindi a livello molto più ampio del limite amministrativo provinciale e comunale.
E’ prioritario prevenire i disastri ed è urgente ed indispensabile investire in opere utili. I geologi italiani da anni invocano con noi tutti una seria politica di prevenzione.
Le grandi opere decise dal Cipe in molti casi possono attendere. Opere condotte da general contractors, spesso multinazionali, che subappaltano a prezzi accettati dal mercato che prefedono forme di sfruttamento intensivo del lavoro e dei lavoratori.
L'assenza di un'adeguata pianificazione territoriale, da parte degli stessi enti preposti alla gestione del territorio, ed il ricorso improprio agli oneri di urbanizzazione, quale fonte prioritaria di finanziamento per i bilanci comunali, hanno spesso privato il «bene suolo» del suo valore pubblico, riducendolo ad un mero serbatoio da cui attingere risorse;
considerato che:
al fine di contribuire a perseverare l’incolumità della popolazione, la Provincia può e deve individuare congiuntamente alle autorità competenti, modalità di intervento idonee ad abbassare la vulnerabilità del territorio e con essa il rischio per la popolazione, sia in termini di prevenzione passiva e strutturale sia in termini di prevenzione attiva, coinvolgendo la popolazione stessa in attività di auto-protezione.
Per quanto riguarda le attuali competenze della Provincia e necessario procedere ad una manutenzione più accurata degli argini, la ripulitura degli alvei e tutte le altre opere accessorie necessarie; in terzo luogo procedere ad un migliore coordinamento degli interventi di gestione delle emergenze a livello più ampio (Consorzi, Province e Comuni), ciò con particolare riferimento alla apertura delle casse di espansione da parte degli Enti responsabili; infine ma non ultimo per importanza è necessario sviluppare e soprattutto realizzare un sistema di casse di espansione che in sequenza, a monte e a valle delle zone più a rischio intervengano tempestivamente per limitare al massimo i rischi di allagamento
Preso atto che:
Le problematiche sono di livello nazionale e oramai da tanti anni varie zone del territorio hanno subito notevoli danni dalle alluvione che derivano soprattutto per una gestione ambientale del territorio completamente errata sia a livello di pianificazione e di una mancata di prevenzione. I programmi dei lavori di prevenzione, manutenzione e riparazione degli argini molto spesso vengono ritardati notevolmente dal patto di stabilità, per cui Consorzi di bonifica, Province, Comuni, e Regione sono spesso in difficoltà anche per interventi urgenti. E’ necessario che lavori di prevenzione delle alluvioni siano esentati dal patto di stabilità, e siano realizzati nei tempi e nei modi più idonei.
Considerato inoltre che:
Nel novembre 2012 la Commissione Ue ha inviato all'Italia un avviso motivato, secondo passaggio nella procedura di infrazione Ue, per la non corretta applicazione della direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 2007/60/CE del 23 ottobre 2007, relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni. In base alla direttiva tutti gli Stati membri devono svolgere, per ciascun distretto idrografico una valutazione preliminare del rischio di alluvioni. Compresa una descrizione delle alluvioni significative avvenute in passato, qualora si ipotizzi che, in futuro, da eventi dello stesso tipo possano derivare notevoli conseguenze negative;
i piani di gestione del rischio di alluvioni riguardano tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni, e in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvioni e i sistemi di allertamento, e tengono conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino interessato.
Evidenziato che:
La Regione Toscana ha attualmente in elaborazione il piano di gestione del rischio alluvioni. Il lavoro è articolati in tre fasi: una prima, dedicata alla valutazione preliminare del rischio alluvioni, già terminata, la seconda, per l'elaborazione delle mappe della pericolosità, è quella che è già iniziata e la fase conclusiva, la terza, prevista concludersi entro giugno 2015, in cui verranno predisposti e attuati i veri e propri piani di gestione del rischio alluvione.
La Regione Toscana e le Autorità di Bacino nazionali, ciascuno per la parte di territorio di loro competenza, in coordinamento con il Ministero dell'ambiente e il Dipartimento nazionale della Protezione civile, stanno organizzando specifici incontri di informazione e consultazione pubblica per recepire contributi e osservazioni utili alla elaborazione dei piani. Gli incontri sono principalmente rivolti alle Amministrazioni, Enti locali, Associazioni imprenditoriali, ambientaliste, ecc. ma i cittadini possono contribuire anche tramite la compilazione dell'apposito questionario on-line.
I criteri fondamentali da cui si parte sono: la valorizzazione del lavoro svolto per la definizione della pericolosità nei PAI (Piani di assetto Idrogeologico), l'adeguamento delle mappe della pericolosità e la definizione di eventuali nuove aree su cui definire la pericolosità e il rischio".
Il materiale prodotto in questa seconda fase, prima di essere consegnato al Ministero dell'Ambiente, verrà illustrato ai cittadini in incontri pubblici. Una volta terminata anche la terza fase negli anni seguenti e fino al 2021, la Regione si occuperà di effettuare i necessari aggiornamenti.
Svolgere un vero e proprio processo decisionale non e un’operazione semplice e immediata poiché essa richiede soprattutto conoscenza, informazione e una corretta competenza per la diffusione e divulgazione attraverso gli opportuni canali, come i forum, i seminari, i dibattiti e i convegni.
In un recentissimo progetto "Rischio idrogeologico e calamità" che Legambiente, la Regione Toscana e Cesvot, hanno realizzato con il coinvolgimento di Giovanisi, sono stati proposti una serie di possibili interventi di mitigazione del rischio idrogeologico.
Gli interventi proposti nello studio sono tutti completamente condivisibili.
Tali possibili soluzioni del problema del rischio idrogeologico ai fini della mitigazione saranno possibili solo a condizione che l’opinione pubblica e gli amministratori prendano atto e pongano in essere alcune linee comportamentali ormai consolidate e irrinunciabili:
-pianificare a scala di bacino
Sviluppare una visione d’insieme che parta dal concetto di bacino e sviluppi azioni condivise su grande scala. Pianificare a scala di bacino deve diventare la consuetudine per le amministrazioni e gli enti pubblici, affinché i nostri fiumi e le popolazione che vivono lungo di essi, siano protetti e tutelati.
-Restituire al corso d’acqua le aree di pertinenza fluviale e favorire la vegetazione riparia.
Per una corretta gestione idraulica ed ambientale, particolare importanza dovrebbe essere attribuita alle zone di naturale espansione dei corsi d’acqua. Infatti, contrariamente al pensiero comune, queste aree possono avere riflessi fortemente positivi per il rallentamento del deflusso idrico, nonché per le notevoli implicazioni ecologiche e paesaggistiche; sono quindi soprattutto queste zone a richiedere il mantenimento o la ricostruzione di ecosistemi vicini alla naturalità.
Pertanto, verificatane la compatibilità idraulica, nella progettazione degli interventi dovrà assumersi quale aspetto vincolante la conservazione delle caratteristiche di naturalità dell’alveo fluviale, degli ecosistemi e delle fasce verdi di riparia, il rispetto delle aree di naturale espansione e relative zone umide connesse.
-Manutenere le opere idrauliche.
Laddove non e possibile ri-naturalizzare il corso d’acqua, per la presenza di agglomerati urbani o industriali, risulta di fondamentale importanza garantire la manutenzione, il controllo e il buon esercizio di tutte le opere idrauliche con particolare riferimento alle arginature che, nel caso dell’Ombrone, sono state in buona parte alzate in epoca medievale.
A tal proposito, i calcoli dei tempi di ritorno della pericolosità idraulica sono stabiliti presupponendo che le arginature mantengano una buona funzionalità anche in occasione di eventi di piena straordinari. In più di un caso, l’aumento repentino del livello dei fiumi connesso a tali eventi, ha causato la rottura degli argini e le zone limitrofe, classificate a basso rischio idrogeologico, sono state allagate.
-Delocalizzare beni esposti a rischio.
“Spostare” i beni esposti in aree non soggette a possibili inondazioni e una delle soluzioni
apparentemente più difficili da percorrere ma, in molti casi, più convenienti e sostenibili a lungo termine. Tale pratica e oggi scarsamente applicata: anche in caso di edifici costruiti palesemente in posti sbagliati, si preferisce lasciarli li e proteggerli strenuamente con argini. Questa strategia richiede spesso l’investimento di denaro pubblico per difendere beni privati di valore spesso inferiore all’investimento sostenuto, con le aggravanti di artificializzare il corso d’acqua e di incrementare il rischio a valle.
-Laminare i deflussi nelle aree urbane.
La gestione delle acque di pioggia e uno dei grandi problemi ambientali delle città, sia in termini di aumento del rischio idraulico (accelerazione ed incremento dei deflussi legati all’aumento delle superfici impermeabilizzate), sia per le ricadute sulla qualità delle acque superficiali (attivazione degli scolmatori di piena della rete fognaria).
-Prevenire i processi erosivi ed incentivare coltivazioni che consolidino i versanti.
Monitorare i processi erosivi e gravitativi alla luce del cambiamento climatico oramai in atto, in modo tale da scongiurare fenomeni franosi. Incentivare e diffondere la cultura della tutela dei versanti, si debbano recuperare tecniche di coltivazione che contrastino il ruscellamento e favoriscano la tenuta dei versanti.
- Utilizzare tecniche dell'ingegneria naturalistica
Favorire l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica opportunamente progettate e dimensionate al bacino idrografico di riferimento. Il consolidamento di versanti instabili e franosi che minacciano insediamenti o infrastrutture essenziali con l’utilizzo dell’ingegneria naturalistica, ridurrebbe anche i successivi costi di manutenzione garantendo una migliore tenuta dei versanti nel tempo.
Un altro intervento fondamentale da perseguire, in linea con la proposta di legge della Giunta della Regione Toscana n. 282 del 08.10.2013 "Norme per il Governo del Territorio", è quello di limitare al massimo l'impermeabilizzazione e la cementificazione di nuovi terreni, limitando nuovi insediamenti e cercando di privilegiare la trasformazione, la ristrutturazione e il recupero del patrimonio edilizio esistente, inoltre nella stessa proposta si prevedono norme con regole chiare per la prevenzione e mitigazione dei rischi idrogeologico e sismico da inserire nella pianificazione territoriale.
Visto che
la regione ha riordinato recentemente i consorzi di bonifica, riducendoli da 23 a 6 e che in data 30.11.2013 si sono tenute le elezioni per la nomina dei rappresentanti cittadini dei nuovi consigli.
Tali nuovi consorzi di bonifica sono entrati in funzione i primi mesi del 2014.
Ritenuto che
Da tutto quanto sopra riportato, è veramente urgente provvedere da parte della Provincia di Firenze e delle autorità competenti in materia.
Impegna il Presidente della Giunta Provinciale
Ente gestore della tutela della sicurezza del territorio e della manutenzione delle strade, dei corsi d’acqua a considerare la manutenzione del territorio e la difesa idrogeologica una priorità per il Paese, in quanto finalizzata a garantire la sicurezza dei cittadini e a farsi promotrice, insieme alla Regione Toscana che ha elaborato il piano di gestione del rischio alluvioni,
delle seguenti iniziative:
- chiedere al Governo di derogare al patto di stabilità interno.
- Acquisito che i programmi dei lavori di prevenzione, manutenzione e riparazione degli argini molto spesso vengono ritardati notevolmente dall’impossibilità di reperire risorse economiche e finanziarie per l’esistenza della sciagurata normativa sul rispetto del patto di stabilità interno degli enti pubblici, che impedisce l'utilizzazione delle risorse giacenti nella casse degli enti stessi, per cui la Provincia, Consorzi di bonifica, Comuni, e Regione sono spesso in difficoltà anche per interventi urgenti, per le spese relative ad investimenti per la messa in sicurezza del territorio e per le opere di mitigazione del rischio.
- Di prevedere inoltre incentivi fiscali per le imprese che operano nell’ambito della mitigazione dei rischi e nelle attività di prevenzione di protezione civile, di ampliare il finanziamento del Fondo nazionale e ripristinare il finanziamento del Fondo regionale di Protezione Civile; senza dover mettere questi interventi in competizione con altri investimenti egualmente importanti.
- Ad adottare politiche che, contrastando il fenomeno dell'abbandono dei terreni, del disboscamento e, quindi, dell'improduttività del terreno stesso, riconoscano il valore strategico dell'agricoltura come presidio del territorio;
- chiedere al Governo di ampliare la sfera di azione del volontariato di protezione civile anche per le attività di prevenzione organizzate;
- chiedere alla Regione Toscana di assegnare agli investimenti per la messa in sicurezza del territorio e alle attività di risanamento e prevenzione del rischio alluvioni un budget annuale di ca. 0,5% (50 Milioni €/anno) del bilancio regionale;
- coinvolgere la comunità locale sulle problematiche legate ai rischi presenti sul territorio comunale e sulle misure da adottare per prevenirli, per auto-proteggersi e per ridurre l’impatto delle catastrofi naturali sulla popolazione e sui beni;
- aderire alla Campagna “Città resilienti” promossa da ANCI sulla base del progetto “Making cities resilient” delle Nazioni Unite, avviato nell’ambito della “Strategia internazionale di riduzione dell’impatto delle catastrofi naturali”;
- aderire alla proposta dell’ANCI di istituire la “Giornata nazionale della protezione civile” da realizzare in tutti i Comuni italiani con il coinvolgimento della popolazione.
Il presente atto sarà trasmesso agli Organi istituzionali competenti, al fine di sollecitare l’adozione, ognuno per la propria competenza, delle necessarie e doverose misure per la messa in sicurezza del territorio e a tutela e salvaguardia dell’incolumità pubblica".