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Il parco “si fa grande” con circa 30 ettari che si sommano agli altri 30 dell’area monumentale finora visitabili
Il Parco di Villa Demidoff si colloca tra i primi 10 giardini più belli d'Italia secondo una ricerca sui giardini storici e il garden tourism effettuata da parte di JFC Tourism&Management

Il Parco Mediceo di Pratolino si ingrandisce e lo fa con un ampliamento della area visitabile con i nuovi percorsi a nord nella zona di Montili.
L’area interessata riguarda circa 30 ettari, che si sommano agli altri 30 ettari dell’area monumentale;, l’estensione delle strade aperte si arricchisce di altri 3,5 km circa, raggiungendo la parte più alta del parco e anche la più panoramica (nelle giornate terse si ammirano chiaramente il profilo dei monumenti di Firenze, in particolare la cupola del Brunelleschi, con Fiesole sulla sinistra). Gli interventi, finanziati con un pacchetto di aiuti europeo, hanno comportato una spesa di 165 mila euro.
Il recupero dell’area ha riguardato la messa in sicurezza di una zona abbastanza ampia, con interventi alle alberature e alle strade bianche. Oltre al Casino di Caccia di Montili, un edificio in stile neoclassico opera dell’architetto Luigi De Cambray Digny, si possono raggiungere e visitare la zona del laghetto superiore (detto anche del Mercantone), la statua di Giove e le Mete di spugna, fondamentali per comprendere il disegno di Francesco I sull’architettura del giardino e delle acque che vi scorrevano.
Come dichiarato nelle finalità in fase di richiesta del contributo europeo, gli interventi sono stati fortemente voluti, ideati, progettati e realizzati allo scopo di garantire la piena fruibilità di buona parte delle aree boscate poste nelle zone settentrionali del Parco Mediceo di Pratolino e di restituire al pubblico un impareggiabile patrimonio ambientale, biologico, storico e paesaggistico.
L’area, prima di questi interventi, era interdetta al pubblico per motivi di sicurezza: le piante secolari, di considerevoli dimensioni e di grande effetto paesaggistico oltre che botanico, avevano problemi di stabilità e costituivano quindi un pericolo per i visitatori.
Numerosi i riconoscimenti al Parco Mediceo di Pratolino: da quello dello scorso giugno da parte dell’Unesco, che ha inserito il Giardino di Pratolino nella Lista del Patrimonio mondiale all’interno del sito seriale delle Ville e giardini medicei toscani, alla ricerca sui giardini storici e il garden tourism, effettuata da parte di JFC Tourism&Management, che ha collocato il Parco tra i primi 10 giardini più belli d’Italia.
Non mancano poi interventi in cantiere per rendere ancora più fruibile il Parco che ospita il Gigante dell’Appennino. Entro il prossimo anno saranno completati i lavori di illuminazione, il rifacimento della cartellonistica completa (nelle tre lingue Unesco), il collegamento wi-fi nelle aree aperte in prossimità degli edifici e di maggior concentrazione, quindi un luogo dove trascorrere tempo anche in maniera non strettamente turistica. Oltre a questo, sarà ampliata ulteriormente la zona visitabile, con interventi che riguarderanno l'area sud, in prossimità del viale degli zampilli e il Mulino. In fase avanzata sono già i lavori di rifacimento del muro perimetrale di Via di San Jacopo.

In pillole, i siti al Parco di Pratolino adesso fruibili da parte del pubblico
Il Parco degli Antichi : l’area interessata da questi interventi di riqualificazione (quella a nord del nucleo centrale, formato dal Gigante dell’Appennino, dal prato antistante e dalla Villa) era il “Parco Vecchio” o “Parco degli Antichi” costituito da un grande labirinto circolare di alloro, al centro del quale vi era un prato ottagonale con una pergola in ferro retta da otto colonne. Al centro della pergola, nel 1584, fu collocata una grande spugna proveniente dalla Corsica e sistemata a fontana. Successivamente le spugne, ricavate dal primitivo blocco, vennero collocate in due vasche circolari e collegate alle condotte idriche. All’estremità nord del “parco vecchio” si trovava la Fontana di Giove, con la statua in marmo bianco del dio, fiancheggiata da un’aquila in marmo nero. Anche qui l’acqua creava “giuochi” ed effetti particolari oggi scomparsi.

Il lago superiore o del Mercantone: di poco più di un ettaro di superficie, ha una funzione strategica nella gestione del parco come riserva idrica per l’irrigazione e contro gli incendi. Su buona parte delle rive si è sviluppato un canneto di Phragmites australis in cui trovano saltuariamente rifugio diversi uccelli come l’airone cenerino, il germano reale, la folaga e la gallinella d’acqua, a seguito degli interventi è adesso visitabile al pubblico.

Casino di Montili: realizzato dall’architetto Luigi de Cambray Digny (1821), come belvedere e casino di caccia nel punto più panoramico del parco, al suo interno presenta un elegante scalone. I Demidoff lo arredarono con numerosi animali e trofei di caccia impagliati. Dall’esterno ricorda il pronao di un tempietto greco sostenuto da colonnine con capitelli ionici.

Il Panorama da Montili: Naturalmente individuato come belvedere, posto nel punto più panoramico del parco romantico, Montili rappresenta un luogo “simbolo” per il parco di Pratolino, dove l’incanto e l’atmosfera fiabesca sembrano venir percepiti in maniera ancor più intensa dal visitatore. Immergersi nella natura incontaminata e nel silenzio rotto soltanto dal vento e lasciare andare lo sguardo verso la città, i cui monumenti sono visibili nel loro imponente profilo quasi fin nel dettaglio, è un’esperienza unica. Da questo osservatorio privilegiato si percepiscono chiaramente sia la vicinanza alla città di Firenze, circa 15 km in linea d’aria, che il senso di distacco e di fuga dalla stessa, dalla folla e dai rumori, offerto dal parco di Pratolino che, con i suoi prati ed i suoi boschi “raddoppia la dotazione di verde pubblico a disposizione della città di Firenze” divenendo a tutti gli effetti “parco cittadino”.

Giove: la statua rappresentante Giove Pluvio con aquila e saetta, dalla quale usciva un getto d’acqua che si infilava nella vasca sottostante, segna il luogo a nord della villa medicea andata distrutta da cui partivano i condotti dell’acqua. L’originale (sostituito da una copia ottocentesca in pietra serena) era stato eseguito da Baccio Bandinelli, ma fu rimosso da Pratolino e collocato nel Giardino di Boboli presso la grotta del Buontalenti.
Altro aspetto è quello relativo alle sorgenti e i condotti: dalle 12 sorgenti di Montesenario, dopo un percorso di poco meno di tre chilometri, per mezzo di condotti di terracotta, l’acqua veniva trasportata e raccolta in depositi detti “conserve” posti nella parte più elevata dei giardini da dove partivano condotti che andavano ad alimentare zampilli, fontane, giochi d’acqua, gamberaie per poi essere recuperata ed utilizzata più a valle per far operare mulini e frantoi. Le conserve erano pavimentate con lastre di pietra e le pareti costruite in muratura impermeabilizzata. L’acqua veniva immessa dall’alto e usciva, in maniera costante e misurata, attraverso orifizi ben dimensionati posti sul fondo, ad una certa altezza dal margine inferiore, per evitare la fuoriuscita di acqua mista a fanghiglia. A Pratolino erano presenti la conserva di Giove, delle Stalle e di Cupido. Anche le “peschiere”, vasche ornamentali arricchite di pezzi scultorei, assolvevano alla funzione di depositi di acqua.

Meta di spugna: ai due lati della fontana di Giove si trovano le due mete di spugna, ricavate dalla grande spugna di 30.000 libbre arrivata dalla Corsica nel 1584 e in origine collocata al centro del prato ottagonale presso l'Appennino.

L’abete bianco è stato l’elemento vegetale più utilizzato per definire l’architettura verde del parco. Tutta l’iconografia, anche seicentesca e settecentesca, mostra la presenza massiva dell’abete bianco e il richiamo a questa specie è costante nelle testimonianze scritte. La scelta di questa pianta è uno degli elementi che hanno differenziato Pratolino dagli altri giardini formali dell’epoca. L’abete bianco è una sempreverde ma, allo stesso tempo, non è una pianta di cui si possa manipolare la chioma tramite potature: sebbene giardino formale il parco non doveva rimanere statico poiché le sue quinte verdi si sarebbero sviluppate nel tempo. Oltre all’abete bianco, il parco rinascimentale era strutturalmente basato su faggio, leccio, cerro e qualche altra quercia caducifoglia accompagnati da arbusti quali alloro e lauroceraso che, con l’eccezione di alcuni scomparti, erano lasciati a crescita libera.

17/10/2014 13.56
Provincia di Firenze