LAVORATORI SENIOR: IN CRESCITA MA AD ALTO RISCHIO
Un progetto della Provincia per valorizzare le competenze di chi ha più di 55 anni
Mercoledì presentati in Palazzo Medici Riccardi nuovi libretti di accompagnamento
al curriculum e un video per promuovere i servizi dei Centri per l’Impiego
Solo 31 italiani su cento nella fascia d’età fra i 55 e i 64 anni lavorano. Sono 41 in Francia, 43 in Germania, 57 nel Regno Unito e 70 in Svezia (Fonte: Eurispes, marzo 2005). Ma i lavoratori ultracinquantenni sono in forte aumento (+11% in un anno), soprattutto fra le donne, che si riaffacciano al mercato del lavoro in un’età in cui sono più libere da impegni familiari. E questo nonostante la mancanza di un sistema di incentivi finalizzati a scoraggiare l’abbandono prematuro del posto di lavoro.
Per valorizzare sia in ambito professionale che in quello personale le capacità lavorative dei meno giovani e portare in evidenza le capacità dei lavoratori senior la Provincia di Firenze ha sviluppato un’azione pilota all’interno del progetto “Taskform”, realizzato nell’ambito dell’iniziative comunitaria “Equal”.
La sperimentazione la coinvolto 34 soggetti, per ciascuno dei quali è stato realizzato un libretto personale, il “Senior-Portfolio”, che integra il curriculum vitae presentando in modo articolato capacità e competenze. Sulla base di questa esperienza pilota parte ora nei Centri per l’Impiego della provincia di Firenze un intervento su scala più vasta, che coinvolgerà fasce significative di lavoratori.
Il punto sul progetto sarà fatto domani, mercoledì 6 aprile, alle 18 nella Sala Rossa di Palazzo Medici Riccardi, in occasione della consegna dei “Senior-Portfolio” ai 34 partecipanti alla fase sperimentale da parte del vicepresidente della Provincia Andrea Barducci.
La presenza di lavoratori tra i 60 ed i 74 anni è rilevante nella pubblica amministrazione (25,2%), nell’agricoltura (14,6%) e nel commercio (21%). Il lavoro autonomo (61,3%) prevale su quello dipendente (38,7%).
“Queste fasce di lavoratori – commenta il vicepresidente Barducci - presentano un rischio di espulsione dal mercato del lavoro superiore alla media, a fronte di un impatto demografico ed occupazionale che a livello europeo vuole invece che la vita lavorativa sia più lunga. Nell’ambito delle strategie che devono essere sviluppate per accrescere il tasso di occupazione degli over 55, la presa di coscienza e la valorizzazione delle competenze ha un enorme valore”.
Per promuovere l’avvio dei nuovi servizi dei Centri per l’Impiego per i lavoratori senior la Provincia ha fatto realizzare anche un breve spot (v. allegato), che sarà presentato nel corso dell’incontro di domani pomeriggio.
Per informazioni e appuntamenti 0552760589
EURISPES- Istituto di Studi politici economici e sociali- comunicato stampa 18 marzo
Over 50: forza lavoro sottoutilizzata e a "rischio di estinzione"
Nel 2004, in Italia, ogni cento persone con un’età compresa tra i 55 e i 64 anni, ne lavorano soltanto 31, contro 41 della Francia, 43 della Germania, 57 del Regno Unito e, prima tra le nazioni europee, le oltre 70 persone della Svezia.
«Il sottoutilizzo degli ultracinquantenni nel mercato del lavoro – dichiara il Presidente dell’Eurispes, Prof. Gian Maria Fara – rappresenta un nodo problematico di notevole rilevanza. Anzitutto, tale dinamica, collegata ai trend demografici, rischia di creare pericolose ripercussioni sulla sostenibilità dei sistemi previdenziali, già pesantemente oberati nell’attuale congiuntura; in secondo luogo, il fenomeno diviene disfunzionale per lo stesso mercato del lavoro, il quale tende a scaricare sui lavoratori più anziani, liberandosene prematuramente, il costo di crisi e ristrutturazioni aziendali. Si introducono pertanto elementi di rigidità nella domanda che non consentono né di avvalersi della flessibilità nel tempo, né di utilizzare il potenziale di esperienza e di maturità che i lavoratori ultracinquantenni possono garantire. La strettezza della curva dell’occupazione – conclude Fara – rappresenta un elemento moltiplicatore della percezione di precarietà, di per sé già elevata; la discriminazione dei lavoratori ultracinquantenni rischia di acuire un disagio già esistente e di rappresentare – con l’intensificarsi dei fenomeni di invecchiamento – un elemento di diffuso allarme sociale. » Nuovi scenari occupazionali. Le dinamiche demografiche disegnano un nuovo scenario. La forbice tra la percentuale di popolazione ultracinquantacinquenne in attività sulla popolazione attiva totale e la percentuale degli anziani (oltre 65 anni) sulla popolazione in età attiva diviene, con il tempo, sempre più ampia. Se nel 2002 – secondo le stime della Commissione Europea – si contano 17 lavoratori ultra55enni e 25 anziani ogni 100 persone in età attiva, nel 2010, a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione, non aumenterà la forbice, ma si eleveranno entrambe le percentuali, passando, rispettivamente, a un 19% e un 27%. Dal 2015 la differenza tra le percentuali comincerà ad aumentare e raggiungerà i 10 punti; dal 2035 la forbice assumerà un’ampiezza ben più elevata, che modificherà profondamente lo scenario demografico dell’Unione. Interessante è anche constatare come la curva dell’attività di uomini e donne abbia subito profonde trasformazioni nel corso degli ultimi decenni: la parabola relativa ai maschi del 1970 era significativamente più ampia di quanto non si registri nel 2000, con un ingresso nel mercato del lavoro più anticipato e un’uscita più ritardata. Gli uomini del 1970 già a 15-16 anni erano inseriti nel mondo del lavoro e vi rimanevano saldamente fino ai 60 anni e oltre; nel caso del 2000 non solo, è posticipato l’ingresso, ma si osserva una brusca caduta dell’occupazione già intorno ai 55 anni. Ovviamente diverso appare il discorso relativo alle donne, che nel 2000 conoscono tassi di occupabilità molto più elevati (eccetto, anche in questo caso, per le età più giovani); anche per loro si osserva tuttavia una brusca caduta intorno ai 55 anni e – nell’età intorno ai 60 – i valori del 1970 e del 2000 tendono ad eguagliarsi. L’uscita forzata dal mondo del lavoro. Nel 29,4% dei casi in Europa si è smesso di lavorare a causa del prepensionamento, nel 27,8% del pensionamento e, a seguire, per ragioni di malattia e/o sopraggiunta disabilità (15,3% del totale) o episodi di licenziamento (poco meno del 12%). Questa tendenza mette in luce le mancanze di un sistema che non è in grado di garantire o creare incentivi finalizzati a scoraggiare l’abbandono prematuro del posto di lavoro, come pure la promozione di interventi di formazione continua e la diffusione di una qualità e accessibilità del lavoro anche per gli anziani, anche attraverso misure di part-time. Il caso italiano. Un trend di recupero. Il nostro Paese si configura come una delle nazioni che maggiormente tendono ad espellere i meno giovani dai circuiti professionali, senza garantire idonee opportunità di reingresso. Nel 2004, infatti, in Italia ogni cento persone con un’età compresa tra i 55 e i 64 anni, ne lavorano soltanto 31, contro 41 della Francia, 43 della Germania, 57 del Regno Unito e, prima tra le nazioni europee, le oltre 70 persone della Svezia. Nonostante questo forte ritardo, a partire dal 1999, nel nostro Paese si registra una contrazione dei flussi di uscita dal mercato del lavoro della popolazione in età matura. In particolare, tra il 2002 e il 2003, pur non osservando un significativo aumento della popolazione complessiva in età 55-64, si registra un notevole +9,8 tra le forze di lavoro, contro il +4,6 relativo alla fascia 35-54. Similmente, aumentano gli occupati nella fascia di età più elevata (essi raggiungono quasi un +11%, una quota più che doppia rispetto alla fascia 35-54) e, tra i 55-64enni, diminuiscono sensibilmente, nel medesimo periodo, i disoccupati (-14,1%). Il ruolo delle donne. L’aumento dell’occupazione nella fascia di età 55-64 riguarda in modo sensibilmente superiore le donne; in tal caso, i valori percentuali registrati per gli uomini vengono quadruplicati: sono proprio le donne infatti che, a un’età matura – probabilmente liberate da pressanti responsabilità familiari –, tendono a riaffacciarsi al mercato del lavoro trovando, in molti casi, strumenti idonei a un proficuo inserimento. Anche l’andamento trimestrale degli occupati della medesima fascia di età conferma le differenze tra i sessi: ponendo a 100 il dato relativo all’ottobre 2000, si può constatare come il trend relativo alle donne conosca un andamento di crescita più vistoso di quanto non accada per gli uomini. Il “possibile” part-time. La relazione tra diffusione del part-time e facilità di reinserimento nel mercato del lavoro di donne e anziani, sebbene non direttamente legata da un meccanismo causa-effetto, è testimoniata da molteplici esperienze. Un confronto con gli altri paesi dell’Unione mostra come l’Italia conosca una diffusione ancora limitata di questo istituto: oltre due punti percentuali in meno rispetto alla media europea per gli uomini e oltre sei punti per quanto concerne le donne. Soltanto tra i 30-39enni si osserva un utilizzo più elevato del part-time tra gli occupati: si calcola per questi lavoratori una percentuale pari al 67,8% contro il 64% degli ultracinquantenni. Over 50: ancora occupati. La presenza di lavoratori tra i 60 e i 74 anni resta rilevante, oltre che nella Pubblica Amministrazione (25,2%), in agricoltura (14,6%) e nel commercio (21%). Tra gli anziani prevalgono i lavoratori autonomi (61,3%) contro i dipendenti (38,7%). Il tasso di occupazione appare connesso inoltre al livello di istruzione: tra i sessantenni una persona su due in possesso della laurea è ancora occupata, contro una su tre diplomata e una su sei con la licenza della scuola dell’obbligo.
CONTESTO EUROPEO
A livello europeo il tema dell'allungamento della vita lavorativa ha acquisito sempre maggior rilievo fino a diventare uno degli strumenti privilegiati per l'aumento dell'occupazione (oltre che per compensare gli squilibri nei bilanci pensionistici), tant'è che il Consiglio europeo di Stoccolma (2001) ha definito come obiettivo comunitario di elevare entro il 2010 del 50% il tasso medio della popolazione nella fascia di età tra i 55 e i 64 anni e il Consiglio europeo di Barcellona (2002) nelle sue conclusioni indirizza gli sforzi perchè entro il 2010 aumenti di 5 anni (circa) l'età media effettiva alla quale i lavoratori cessano di lavorare nell'Unione europea.
Nel 2002 il numero dei lavoratori attivi nella fascia 55-64 anni è aumentato nell'Unione (UE15) di oltre 5 punti percentuali contribuendo per l'1.3% in un anno all'aumento del tasso di occupazione e il documento conclusivo della Presidenza del Consiglio europeo di primavera del 2004 (26 marzo) afferma che bisogna sviluppare strategie specifiche per accrescere il tasso di occupazione delle donne e dei lavoratori nella fascia di età tra i 55 e i 64 anni. Il documento sottolinea anche che il mantenimento in attività di questi lavoratori richiede adeguati incentivi giuridici e finanziari.
La relazione della Commissione nella stessa sede indica tra le tre priorità per il 2004 per le quali è richiesto un rapido intervento, promuovere l'invecchiamento attivo incoraggiando i lavoratori nella fascia 55-64 a rimanere nel mercato del lavoro e modernizzando i sistemi educativi attraverso la promozione dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, l'organizzazione del lavoro e i sistemi di prevenzione e di cura.
In conclusione differire l'uscita dal mercato del lavoro è un ambito d'azione sul quale convergono gli sforzi comunitari.
In conclusione differire l'uscita dal mercato del lavoro è un ambito d'azione sul quale convergono gli sforzi comunitari.
Ma a fronte dell'impatto demografico ed occupazionale dell'allungamento della vita media dei cittadini europei, l'esposizione delle lavoratrici e dei lavoratori senior a rischi di espulsione dal mercato del lavoro è superiore alla media, e a questi rischi si aggiungono barriere d'età per il loro reintegro.
Oggi il lavoratore di 56 anni che perde il posto di lavoro deve rientrare, trovarne uno nuovo, ma il suo reintegro è difficile.
LA SPERIMENTAZIONE SENIOR PORTFOLIO DI EQUAL TASKFORM IN DETTAGLIO
L’azione pilota Senior-Portfolio è stata sviluppata all’interno del progetto Taskform - Azioni Integrate a sostegno delle professioni fragili (IT-G-TOS-013) e realizzata dall’Amministrazione provinciale di Firenze nell’ambito dell’iniziativa comunitaria EQUAL.
Si tratta del primo di tre interventi correlati di un’attività di sperimentazione finalizzata all’ ampliamento dei servizi erogati dall’Ente.
Senior-Portfolio, rivolta alla valorizzazione delle competenze tacite dei lavoratori;
Senior-Non stop, volta a favorire lo sviluppo delle attività formative dei senior;
Senior-con-esperienza, rivolta a sensibilizzare il tessuto delle imprese locali sui temi della conservazione dell’esperienza in azienda.
La sperimentazione fin’ora realizzata ha cercato di portare in evidenza il sapere tacito dei lavoratori senior (lavoratori occupati e rientri con una carriera professionale già consolidata alle spalle che per motivi diversi potrebbero trovarsi in una condizione di cambiamento sia volontario che involontario) per esprimerlo in modo che possa essere valorizzato sia in ambito professionale che personale. Tale sapere è spesso non strutturato e documentato e la sua ricchezza e varietà sfugge anche agli stessi lavoratori.
Le attività di Senior-Portfolio si sono concretizzate attraverso:
- identificazione e selezione del target di riferimento;
- reclutamento dei soggetti target;
- azione in campo;
- realizzazione dei profili personali.
Complessivamente sono stati coinvolti 34 soggetti con caratteristiche professionali precise, individuati tra lavoratori e lavoratrici senior e rientri della Provincia di Firenze.
Per ogni soggetto è stato prodotto un libretto personale (in 10 copie ciascuno) che può essere allegato al curriculum vitae come ulteriore mezzo di presentazione e autopromozione. Ciascun libretto realizzato è una presentazione scritta delle competenze – anche nascoste – del soggetto coinvolto.
I risultati ottenuti grazie a questa sperimentazione hanno permesso di dare inizio alla realizzazione di un intervento simile su scala più vasta, come intervento pilota realizzato direttamente presso i Centri per l’Impiego della Provincia.