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“IL TEMPO DEGLI ZINGARI”, UNA TRILOGIA DI TEATRO ROM A FIRENZE
Al Teatro Florida il 13, 27 e 29 aprile, con gli spettacoli “Cristo gitano”, da un’idea di Antonio Tabucchi, “TeleRom” e “Zingarità” – Matinée riservate alle scuole

La Locandina di "Il tempo degli zingari"

“Il tempo degli zingari” è una trilogia di spettacoli teatrali sui temi della cultura rom e recitati da attori e musicisti italiani e rom. Gli spettacoli sono in programma il 13, il 27 e il 29 aprile al Teatro Cantiere Florida (via Pisana 111), per l’esecuzione degli artisti del “Teatro del Legame” e la direzione artistica di Daniele Lamuraglia.
La rassegna è stata presentata questa mattina alla stampa nella Sala Rossa di Palazzo Medici Riccardi dall’assessore provinciale alla pubblica istruzione Marzia Monciatti, dall’assessore provinciale alle politiche sociali Alessandro Martini e dagli organizzatori.
Oltre alla Provincia, che vi contribuisce, collaborano al progetto, unico nel suo genere a livello nazionale, gli assessorati alle politiche dell’accoglienza e alla cultura del Comune di Firenze, i Consigli dei Quartieri 4 e 5, Versiliadanza, l’Associazione "Gli Anelli Mancanti", l’Associazione "Mascarà", il Teatro Popolare d’Arte, il Teatro di Rifredi.

Aprile è un mese particolare per la cultura dei Rom. L’8 aprile è ricorsa la loro festa internazionale, che è stata di recente acquisita su iniziativa di Marzia Monciatti come ricorrenza cittadina.
Il Teatro del Legame è una compagnia di italiani e rom, attori e musicisti, diretta da Daniele Lamuraglia e Sonia Fantoni. Metterà in scena i tre spettacoli al Teatro Cantiere Florida, che sono Cristo Gitano (mercoledì 13), TeleRom (mercoledì 27), Zingarità (venerdì 29). In essi viene raccolto il lavoro svolto in tre anni con i Rom di Firenze sulla loro esistenza nel passato ed oggi.
Gli obbiettivi del progetto sono: ridare ai rom la possibilità di una professionalità artistica che così tanto gli è appartenuta storicamente; entrare nei meandri della loro antica tradizione anche per rimettere in discussione la nostra; portare alla luce e testimoniare la reale situazione che essi vivono ai nostri giorni attraverso lo strumento teatrale.
Ognuno dei tre spettacoli è il centro d’attrazione di altrettanti temi che segnano l’essere zingari, e che fanno da contraltare alla nostra identità: lo Spirito, l’Immaginario, l’Amore.

CRISTO GITANO
Ideato da Antonio Tabucchi - testo e regia di Daniele Lamuraglia
Mercoledì 13 ore 21, matinée per le scuole ore 10
Cristo Gitano ha dato l’avvio a questo progetto, ed è nato da un’idea condivisa con Antonio Tabucchi. Questa antica leggenda zingara, da lui suggerita, è stata riscritta da Daniele Lamuraglia in una forma moderna che conserva lo stile mitologico, per divenire una specie di vangelo di una religiosità Rom che vive nel tempo presente, un nuovo avvento, una morte ed una resurrezione dello spirito, come possibilità aperta per tutti.
Sul palcoscenico di un teatro, un gruppo di Rom è stato chiamato per mettere in scena la Via Crucis, da rappresentare nei giorni della festa.
Per loro inizialmente ciò è inteso come un cambiamento economico delle loro vite, ma il rom che li ha misteriosamente "convocati" - e che diverrà poi Cristo Gitano - li porterà a comprendere la necessità di un cambiamento spirituale: un ritorno agli antichi valori della loro religiosità, che possa tornare a fecondare l'attualità della loro presenza nella storia.
Il Cristo Gitano, portatore di una paradossale esperienza profondamente terrena – contro il nostro Gesù cattolico – sembra prefigurare e prospettare un mondo sacro fondato su degli antichi valori pre-cristiani, quasi pagani, nei quali ciò che costituisce il senso è l’azione e non l’ideale, la materia, e non lo spirito.
Ma nella sua parabola che lo condurrà alla Croce, il Destino – come anche forse in Cristo – prende il sopravvento su tutto e tutti, mostrando come nel senso ultimo del sacro – nel dono di sé – si possa riscoprire grazie all’antica ritualità, il significato primitivo ed essenziale del cristianesimo, come di ogni autentica religione, e soprattutto di ogni spiritualità: sempre più necessaria in un mondo che rischia di soffocare nell’unica alternanza di razionalità e irrazionalità.

TELEROM - LA TELEVISIONE DEGLI ZINGARI
Testo e regia di Daniele Lamuraglia
Mercoledì 27 ore 21, matinée per le scuole ore 10
Dopo aver viaggiato nella dimensione del mito con Cristo Gitano, la compagnia di Rom vuole piombare nel mondo della televisione con TeleRom, per raccontare le proprie vere storie, le proprie vicende e vite personali.
Siamo nello studio di registrazione di TeleRom, una nuova emittente gestita dai Rom e per i Rom, che cerca di riutilizzare tutti i tipi di trasmissioni televisive (format!) più diffusi e di maggior successo (audience!), rielaborandoli per le proprie esigenze di pubblico (target!): abbiamo fra gli altri il TgRom, la Telenovela Zingara, il zio Ersan Show, il reality show “Il Grande Olmatello – cinque anni chiusi in un container”.
Difficile però far passare la vera vita dallo strumento televisivo, che ben presto si rivela essere doppiamente grottesco: per l’effetto surreale e kitsch che il mezzo stesso suscita quando deve rappresentare la realtà (come ci mostra Blob), e perché nel nostro caso è gestita da un popolo così naturalmente anti-televisivo come i Rom. Che però in questo spettacolo-televisivo sono in grado di produrre un grande effetto surreale e anche comico, mostrando una folle ironia proprio verso se stessi e la loro complessa e dura esistenza.
Se la vita Rom “televisivizzata” viene recitata in scena fingendo l’attività di una emittente, le loro vere vite compariranno nella seconda parte dello spettacolo, quando lo studio e il suo artificio scenografico crolleranno sotto i colpi della verità, attraverso delle immagini video-registrate, che come ombre proiettate nel vuoto mostreranno i frammenti di queste loro storie drammatiche, tragiche, straordinarie. La televisione viene recitata teatralmente, il teatro della vita reale viene mostrato in video.
Questi video saranno tuttavia evocati in scena da un personaggio immaginario che li accende come da una lanterna magica, attraverso la quale apparirà il racconto della vita dignitosa e “normale” nella Yugoslavia tollerante e accogliente prima della guerra, e il rapporto d’amicizia con le altre etnie e culture, come quella albanese, quella serba e tutte le altre; il tremendo impatto con la guerra, voluta da interessi internazionali, la distruzione delle città, le proprie belle case in fiamme, lo sterminio etnico; la dissoluzione delle famiglie, la fuga in traghetto o in gommone in Italia; la ricerca del cibo, il furto, lo scippo, il carcere, visti da chi ci è dovuto passare; l’arrivo nei nostri campi “nomadi”, la vita di esclusi dai diritti umani che oggi conducono ai bordi estremi delle nostre periferie e della nostra “civiltà”.

ZINGARITÀ (DEL LEGAME, DAL LEGAME)
Testo e regia di Daniele Lamuraglia
Venerdì 29 ore 21 - matinée per le scuole ore 10
Con Zingarità s’indaga nel profondo su quanto ci sia di zingaresco nella nostra attuale civiltà, nella sua nuova etica, nei costumi, nelle usanze. Il titolo e il sottotitolo specificano il tema di fondo: l’“essere zingari”, che con un neologismo viene chiamato zingarità, nella migliore delle accezioni è divenuto sinonimo di “essere liberi”; ma abbiamo scoperto proprio con Cristo Gitano e dalla nostra esperienza diretta che in realtà esistono dei legami molto forti in questo popolo. Vivere liberi del legame quindi, oppure dal legame?
Il rapporto tra libertà e legame è il centro del nostro spettacolo: una questione cruciale della nostra società occidentale.
Mai come ora è sentita l’esigenza della libertà individuale, e si realizza la possibilità di muoversi, spostarsi, agire, in totale autonomia. Questo però ha il contraltare di mettere in crisi ogni tipo di legame, da quello familiare a quello amicale, e di lasciarci spesso poi la sensazione di girare su noi stessi, andando solo ad incontrare la superficie delle cose.
Nella tradizione zingara o gitana, si giunge all’estremo. Al possente desiderio della libertà può opporsi solo la morte: oltre la libertà, per possederti, per fermarti, legarti solo per sempre, ti uccido. Il viaggio può finire solo con la lama di un coltello. È sempre dalle situazioni al limite, che è possibile osservare meglio un paesaggio.
Il racconto dal quale è stata tratta ispirazione, è Makar Ciudra di Maksim Gorki. Altri riecheggiamenti emergeranno da Gli zingari di Puskin. Sono dei testi suggeritici dallo studioso di cultura rom e amico Zoran Lapov. Questa volta entreremo quindi nel mondo gitano dal versante russo. In assenza di una letteratura scritta propriamente rom, ci rifaremo a quegli autori che hanno dimostrato una grande conoscenza e sensibilità.
I musicisti accompagneranno il percorso di ricerca, ed eseguiranno i brani dal vivo, con la partecipazione e l’entusiasmo che son loro propri.

Posto unico a 10 euro (Matinée 4,50 euro). Prenotazioni 055350986
Per ulteriori informazioni e immagini: www.teatrodellegame.it, teatro@teatrodellegame.it ,
o tel. 3473004650 (dalle 15 alle 18).

11/04/2005 13.29
Provincia di Firenze