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Pari opportunità, Metrocittà Firenze approva Piano azioni positive
All’unanimità, su proposta del consigliere delegato Benedetta Albanese

Il Consiglio Metropolitano di Firenze, su proposta del consigliere delegato Benedetta Albanese, ha approvato all’unanimità il Piano Triennale delle Azioni Positive (Pap) per gli anni 2015-2017.
Il Piano, che ha avuto il parere positivo della Consigliera di Parità e dell’apposita Commissione Consiliare, si inserisce nell’ambito delle iniziative promosse dalla Città Metropolitana per dare attuazione agli obiettivi di pari opportunità, come dettato dalla normativa vigente anche in ambito europeo, a cui le pubbliche amministrazioni si devono attenere, e come stabilito appositamente da un decreto legislativo che ha come obiettivo misure volte ad eliminare ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul genere.
Le finalità sono mirate a rimuovere gli ostacoli che le persone incontrano in ragione delle proprie caratteristiche familiari, etniche, linguistiche, di genere, età, ideologiche, culturali, fisiche, psichiche e sociali rispetto ai diritti universali di cittadinanza.
Nell’atto approvato il Consiglio Metropolitano ha stabilito che il Piano potrà essere posto a verifica/monitoraggio anche a riscontro di indicazioni, osservazioni e suggerimenti che potranno pervenire, oltre che dagli Organismi di Parità, dallo stesso personale dipendente e dalla dirigenza in modo da poter procedere, alla scadenza, ad un aggiornamento adeguato e condiviso.
A questo riguardo, il nuovo piano fa riferimento anche all’indagine sul benessere organizzativo promossa dall’Amministrazione dal 7 marzo al 4 aprile 2014 e rivolto ai dipendenti della Città Metropolitana, secondo un modello fornito dall’Autorità Nazionale Anticorruzione.
Su 853 dipendenti hanno risposto al sondaggio, del tutto anonimo, 273 dipendenti: 177 donne e 96 uomini, il 32% del totale. La maggioranza degli intervistati ha escluso di aver subito sul luogo di lavoro atti di mobbing ovvero molestie; solo il 18% ha segnalato invece demansionamento, isolamento ed ingiustificata disparità di trattamento, mentre è risultata parità sostanziale fra i dipendenti che hanno avvertito malessere psicologico e disturbi fisici legati allo svolgimento del lavoro quotidiano e coloro che, al di là del fisiologico stress connaturato ad una professione, non ravvisano conseguenze sulla salute.
Alla domanda 'La mia identità di genere costituisce un ostacolo alla mia valorizzazione sul lavoro', il 66% ha risposto negativamente, mentre il 16% degli intervistati ha affermato che l’essere maschio o femmina ha pregiudicato in maniera rilevante la carriera lavorativa.
La metà dei partecipanti al questionario ha giudicato che il proprio lavoro ha procurato senso di soddisfazione personale. ''(sl)''

21/09/2015 13.09
Città Metropolitana di Firenze