Versi e onde. A Firenze la poesia pacificata di Rossani
Quattro voci per presentare i 'Riti di seduzione' nella Biblioteca delle Oblate
Chiude in poesia il mese dedicato alle donne dalla Biblioteca delle Oblate del Comune di Firenze. "La poesia ha un tratto femminile - spiega Maria Federica Giuliani, Presidente della Commissione Cultura del Comune - perché arriva al cuore. Ecco perché abbiamo voluto che questo mese finisse così", con i 'Riti di seduzione' di Ottavio Rossani (ed. Nomos), presentati su iniziativa di 'Sguardo e Sogno', le Oblate, 'I Libristi' e Metrocittà di Firenze, nella Sala Conferenze della Biblioteca, da Elena Gurrieri, Michele Brancale, Maria Federica Giuliani e Paola Lucarini. 'Riti di seduzione' è per molti versi un bilancio dei ricordi di mare, "tornando a quella stessa spiaggia - ha osservato Brancale - che riassume la stagione della vita adolescente e che ora, dopo tanti anni, si presenta come linea di confine e di transito verso nuove mete, con un bagaglio di sensazioni e ferite interiori, pacificate, che Ottavio Rossani descrive nel suo libro".
23 le liriche della prima sezione, chiamata per l'appunto 'Seduzioni' (1990-2004).
Le stesse vengono poi puntualizzate, sedimentate e in un certo senso spedite come 28 'Cartoline' (1998-2004) fino a suscitare, ormai assimilate e ricomprese, i 31 racconti poetici che sono 'Finestre aperte' (2004-2010) sul vissuto e su quello che verrà. In tutto, dunque, 82 testi, concepiti tra Milano, città d'adozione, e lo spazio compreso tra Sella Marina e Soverato, in Calabria, luoghi di nascita e crescita dell'autore prima di andare a nord, in Lombardia.
“La casa arancione era al centro/ di una pianura lussureggiante,/ ogni stagione le sue primizie..../ Prima della spiaggia c'era un casolare/ dove offrivano zuppe di ricotta./ D'inverno si andava a caccia di quaglie./ Fu l'unico tempo spensierato/ rimasto nella memoria come un altare”: Rossani, secondo Lucarini, si muove tra "esperito vissuto e ricerca di senso dell'esistenza, dell'ora in cui spostarsi verso la luce".
Per Elena Gurrieri, critico letterario, Rossani scandisce il suo libro tra memoria, scatto fotografico e previsioni, come fossero saggi d'esperienza. Vi sono decorazione e dinamicità: l'immagine diventa un segno da decrittare. Rossani offre nei suoi Riti delle "scintille pulite di comunicazione, forgiate con sapienza d'artigiano".
"Ho cercato di mantenere coerenza tra carattere e testo poetico - ha replicato al termine Rossani - Quello che scrivo non vuol essere finzione. Viviamo nel dramma della storia e la nostra vicenda personale si colloca su questo scenario. Il problema è la convivenza umana nel rapporto tra sè e gli altri, è aiutare il processo di pacificazione dell'uomo". Questa ricerca si esplicita, poeticamente, in brevi composizioni che sono apologhi: “Un vecchio senza denti e senza casa/ dormiva in un sotterraneo dimenticato, entrava e usciva da una botola./ Di giorno chiedeva elemosina in strada./ Dopo alcuni anni non si vide più./ In banca aveva accumulato/ un tesoro per lui inutile./ Vennero i nipoti a reclamare corpo e soldi”.