PROVINCIA DI FIRENZE: CRISTIANI E MUSULMANI CONTRO LA PENA DI MORTE: LA PROVINCIA METTE IN CAMPO IL DIALOGO
Venerdì 14 marzo, ore 21, Teatro di Rifredi. Un contributo originale per lo spettacolo ‘L’ultimo giorno di un condannato a morte’
Il Presidente della Provincia Michele Gesualdi; Izzedin Elzir, rappresentante della Comunità islamica di Firenze e don Carlo Nardi, parroco di Santa Maria a Quinto e docente di Patrologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Centrale, introdurranno venerdì sera, alle 21, nel Teatro di Rifredi, in via Vittorio Emanuele 303, la rappresentazione teatrale de ‘L’ultimo giorno di un condannato a morte’, di Victor Hugo, e la proiezione del video ‘Non vale la pena: la ballata della morte’ con Arnoldo Foà, Remo Girone, Valeria Morioni, Ottavia Piccolo, Amanda Sandrelli, Massimo Wertmuller (testi e regia di Stefano Massini). La Provincia di Firenze ha sponsorizzato il progetto teatrale ‘Dead Man Walking’, nel quale rientra lo spettacolo di venerdì sera e così battezzato per evocare il grido che le guardie penitenziarie americane lanciano accompagnando il condannato a morte nella stanza della esecuzione. E’ un progetto che utilizza il linguaggio teatrale come efficace strumento di crescita civile attraverso la narrazione e la rappresentazione dei grandi conflitti morali e culturali di ogni tempo.
‘L’ultimo giorno di un condannato a morte’, di Victor Hugo, raccoglie gli ultimi pensieri, le ultime speranze, gli ultimi ricordi sull’orlo dell’abisso. C’è tutto questo nel libro di Hugo. “Eppure il suo vero interesse – spiega la compagnia Pupi e Fresedde, all’origine del progetto insieme ad alcune associazioni umanitarie - non risiede affatto nel realismo delle atmosfere, quanto piuttosto in quel continuo espandersi in una dimensione diversa, più completa e complessa: la vicenda di un anonimo condannato in una anonima cella dell’800 si proietta nel futuro assumendo tutta la forza di un insospettabile atto d’accusa. In questo senso ho voluto leggere il romanzo di Victor Hugo come una materia senza confini, come un potente grido attraverso la Storia, come parabola infinita, come arringa eterna contro l’inciviltà. Ecco allora che le parole del testo si collocano oltre la Storia nel momento stesso in cui fanno la Storia, trasformando il presente in futuro e il futuro in ombra del passato: ieri, oggi e domani si danno la mano e si scambiano reciprocamente, scoprendo nell’uno il riflesso dell’altro. In altre parole, questo non è un normale spettacolo, e quindi non dà luogo ad una ordinaria serata teatrale: per questo dramma non esiste infatti un finale, semplicemente perché il testo di Hugo non ha mai avuto fine. Dunque lo spettacolo non può che trasformarsi lentamente in attualità: alla finzione si sostituisce la realtà, al racconto la cronaca. Alla storia il presente”.