PROVINCIA DI FIRENZE: APPROVATA IN PROVINCIA MOZIONE CONTRO IL TERRORISMO
Impegno per salvaguardare la dignità e l’integrità morale e civile della Provincia di Firenze
Una mozione contro il terrorismo, approvata dal Consiglio Provinciale, e presentata dai consiglieri Lepri (Ds), Pancani (PdCI), Vignoli (Ppi-Margherita) e Gatteschi (Verdi) e che ha preso spunto dalle dichiarazioni di esponenti governativi in merito all’assassinio terrorista dell’agente della Polfer Emanuele Petri. La mozione ricorda che il terrorismo e la criminalità organizzata sono i nemici della democrazia e vanno combattuti con tutti i mezzi, condanna gli attacchi strumentali ed inqualificabili rivolti alle organizzazioni sindacali e a tutta la società toscana, impegna la Giunta a fare ogni paso necessario per salvaguardare la dignità e l’integrità morale e civile della Provincia di Firenze e chiede al Consiglio Provinciale di manifestare alla famiglia dell’agente Emanuele Petri il cordoglio per la perdita del loro congiunto; di rappresentare alle Forse di Polizia la solidarietà del Consiglio; di esprime un sentimento di umana pietà alla famiglia del brigatista Mario Galesi ed al sovrintendente Bruno Fortunato la solidarietà e gli auguri di pronta guarigione. Il capogruppo Ds Lepri ha sottolineato che il riemergere del terrorismo con l’omicio del professor Biagi ha trovato impreparate le forze politiche. “Non si capiscono altrimenti le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo nazionale. Il terrorismo che interessa il nostro paese riguarda varie matrici, la marxista – leninista, quella nazista e quella del fondamentalismo islamico. Non può essere ignorato – ha detto Lepri – che la situazione è diversa rispetto a quella tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80. Oggi il fenomeno terroristico è isolato. E’ composto da un gruppo di irriducibili ed ha come obiettivo finale l’abbattimento del sistema democratico. Hanno colpito prima D’Antona e poi Biagi indipendentemente dal colore politico d’appartenenza. Compito dello stato democratico deve essere quello di mantenere la sicurezza, lasciando libertà di manifestazione. Unità, coesione politica e coesione intorno alle istituzioni. Sulla vicenda dell’assassinio di Emanuele Petri spiccano, come esempi negativi: Bossi e Tortoli. Tortoli ha affermato che esiste una relazione tra il terrorismo e la regione perché la Toscana è un buco nero nella democrazia. Affermazioni che si commentano da sole. La cosa grave è che sono state fatte da un esponente di governo e coordinatore del più importante partito politico nazionale. Credo che anche gli esponenti dio Forza Italia si sentano colpiti da queste dichiarazioni”. Per Campigli di Forza Italia il documento è in parte condivisibile per quanto riguarda le affermazioni sul terrorismo “ma non ci convince – ha spiegato Campigli – quando vengono estrapolate alcune dichiatrazioni di Tortoli e Sestini che sono state strumentalizzate. In Toscana è presente un gruppo, abbastanza pericoloso, che starebbe dando seguito ad una nuova escalation, una nuova fase per le brigate rosse e quindi le affermazioni fatte erano riferite a questa preoccupazioni”. Per il capogruppo di An Nistri “vengono difesi istituzionalmente amministratori locali di sinistra ed invece condannati dichiarazioni di esponenti politici nazionali. E’ stato detto che la Toscana è un buco nero da un sottosegretario ma quando un presidente di Regione dice che bisogna chiudere la base di Camp Darby ritengo che questo è un buco della legalità perché queste decisioni spettano al governo nazionale visto che sono temi che riguardano le relazioni internazionali. C’è una certa enfatizzazione dello scontro politico”. Il capogruppo dei Comunisti Italiani Pancani precisa, invece che la destra che governa presenta la peggior faccia. “Le forze dell’ordine sono state abbandonate – denuncia Pancani. Sulla morte di Petri pesano colpe sul governo e trovo vergognoso utilizzare la figura di Biagi per propagandare una legge. Si mandano allo sbaraglio le forze dell’ordine, gli viene chiesto di fare controlli e non si danno le indicazioni per riconoscere i terroristi. La Lioce e Galesi erano già conosciuti dal governo e questo Consiglio deve esprimersi chiaramente contro il terrorismo usato come strumento politico. Targetti di Rifondazione Comunista ha chiesto, invece, chiarezza sul terrorismo e sull’opposizione sociale. “Ci preme sottolineare alcuni aspetti: ruoli diversi di soggetti sociali. La tensione sta salendo – ha spiegato Targetti – e l’aggressione di Milano contro Davide Cesare, giovane iscritto a Rifondazione Comunista, non fa altro che inasprire i rapporti, alla vigilia, tra l’altro, di una guerra”. Anche per Giorgetti di An stiamo vivendo un momento estremamente difficile. “Non esiste però nessuna contiguità tra terrorismo e forze politiche presenti in parlamento. Certe persone però – ha sottolineato Giorgetti – possono interpretare in maniera scorretta certi atteggiamenti e portarsi poi nella clandestinità. E’ necessario avere la consapevolezza che per combattere il terrorismo occorre una forte unità nazionale. Anche estrapolando dal contesto alcune frasi di Gino Strada, queste sembrano frasi prese da esponenti delle Brigate Rosse”. Per Avezzano Comes di Forza Italia troppe volte espressioni di esponenti di partito vengono fraintese: “Anche in dichiarazioni di esponenti del centro sinistra ci sono frasi assimilabili a quelle delle Brigate Rosse”. Parotti di Rifondazione Comunista ha poi difeso Gino Strada: “E’ un pacifista a tutto campo e nelle frasi non ci sono mai riferimenti neanche alla disobbedienza civile. Riguardo a Camp Darby – ha spiegato Parotti – ne vogliamo la chiusura perché non sappiamo se nelle caverne, sotto la base, ci sono bombe all’uranio o addirittura bombe atomiche. Vogliamo sapere che cosa c’è a Camp Darby. Riguardo al terrorismo, è una vergogna che certe dichiarazioni siano state fatte da esponenti goverantivi quando proprio in Toscana ci sono state famiglie che hanno sofferto a causa del terrorismo. Per Massai di An il terrorismo sta risorgendo: “In tutto il mondo ci sono persone più condizionabili e meno condizionabili. Occorre battersi – ha detto Massai – anche con toni duri. E ricordo che molti brigatisti hanno un passato da sindacalista. De Luca dei Democratici-Margherita ha sottolineato l’alto tasso di veemenza nella discussione: “Questo dibattito – ha detto De Luca – risente della linea di confine che delimita la destra dalla sinistra. Nel centrosinistra ci sono divisioni ma esistono anche forti considerazioni. Le argomentazioni portate avanti dal centrodrestra sono invece meccaniche riproduzioni di slogan che vengono rilanciate dal vertice della piramide. Non mi risulta che Firenze sia terra d’illegalità perché non si applica la legge Bossi – Fini. A Firenze i giudizi non sono diversi da quelli di Roma o di Milano quindi parlare di una clima diverso è una forzatura”. Corsinovi si è detto allibito dall’intervento di Pancani: “Parole farneticanti perché fanno riferimento ad un governo che manda allo sbaraglio le forze di polizia. Le cose dette – ha detto l’esponente dell’Udc – non corrispondono ai fatti. Biagi è stato ucciso perché consulente di questo governo e non si può negare che la Toscana fin dalla metà degli anni ’70 è stata un crocevia del terrorismo. Questi terroristi si richiamano a quelli di prima. Il sequestro Moro, si scopre oggi, è stato diretto da un nucleo che aveva sede a Firenze. La Toscana non è il buco nero della democrazia ma luogo dove i brigatisti assassini hanno organizzato le azioni più efferate del terrorismo. Brigatisti che non hanno niente a che fare con la sinistra democratica che ha governato la regione”. Gianassi dei Ds, infine, ha fatto il punto della situazione: “Il rapporto del ministro dell’interno afferma che le Brigate Rosse sono isolate. Quello esistente è un gruppo molto ridotto che non riesce ad uscire dalla clandestinità e che uccide persone oneste. Gli anni di piombo videro molte persone che trovavano simpatie e fiancheggiamenti in quelle cellule delle Brigate Rosse. La democrazia fu difesa dai partiti democratici e dai sindacati. Il nuovo Che Guevara di quegli anni piaceva in certi ambienti. La mobilitazione popolare salvò questo paese. Sappiamo ora che gli uomini del generale Dalla Chiesa operarono, a volte, ai confini con la legge e la sinistra politica fu quella che pagò di più le azioni dei brigatisti. La Toscana è una terra ricca e complessa. La società civile di questa terra deve essere considerata per i contributi che ha dato e non per i terroristi”.