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“DON CHISCIOTTE” A SCUOLA TEATRO
Domani in scena i ragazzi del Liceo Galileo

Per la Rassegna Scuola Teatro domani, giovedì 18 maggio, alle 21 al Teatro di Rifredi gli studenti del Liceo Ginnasio “Galileo” di Firenze mettono in scena “Don Chisciotte”, di Cervantes. Traduzione, adattamento e regia di Pietro Bartolini.

info: http://www.toscanateatro.it/

Gli studenti del GRUPPO TEATRALE GALILEO sono:
Greta Barbieri, Eleonora Bardazzi, Debora Benincasa, Tazio Borgognoni, Ruggero Cecchi, Giulia Cellerini, Carolina Lucrezia Cortigiani, Emanuela Falorsi, Teresa Fontanarosa, Caterina Foti, Alessandro Gerini, Guido Gerini, Claudia Gheri, Matelda Giachi, Chiara Giuntini, Malvina Gjonaj, Claudia Lai, Linda Maniezzi, Filippo Marini, Laura Mascioli, Dario Paci, Irene Parrini, Enrica Patrizio, Angelica Pio, Irene Polverini, Elisabetta Querusti, Fabio Raffo, Giulia Rettori, Elena Salucco, Matilde Sanquerin, Blasco Sciarrino, Lorenzo Signorini, Claudia Sterrantino, Giulia Strano, Martina Surdo, Francesca Guerra, Marianna Sarri, Agnese Lanza, Ambra Colacione, Ester Ricci, Giulia Lonzi, Linda Funosi, Noemi Ferro, Serena Gori
Insegnante responsabile: Maria Pezzati
Regia: Pietro Bartolini

Fra i tanti capolavori, frutto dell'ingegno dell'uomo, il "Don Chisciotte" di Cervantes è il miglior esempio di fusione tra teatro, letteratura, vita, senso del tragico e del comico. La apparente semplicità dell'impianto drammaturgico - la totale adesione al fantastico e all'immaginario di Don Chisciotte, innescata dalla lettura appassionata di romanzi cavallereschi - è congeniata su una rete strutturale di personaggi-occhi del reale, che osservano la natura delle cose e delle persone e la interpretano da angolazioni contrastanti e, fra loro, stridenti nella diatriba fra apparenza e essenza. Questo meccanismo genera una molteplicità di situazioni complesse, in cui gli elementi del reale si riorganizzano talvolta per rifiutare, talvolta per accogliere la fragilità della fantasia incarnata nel protagonista.
Così la materia e il raziocinio concedono lo spazio e il tempo affinché la natura stessa e chi la abita divenga una scenografia e un gran teatro del mondo: un filtro rappresentativo in cui si possano liberare ed esaurire gli eccessi dell'invenzione, per nutrirsene, e, alla fine, per distruggerli, come giocattoli ormai conosciuti e usati da rompere per scrutarne l'interno. Il nostro protagonista si crede, e quindi è, un cavaliere errante, e quando vede pale di mulini a vento le crede, e quindi sono, dei giganti. Egli attua uno straordinario atto di fede, una pura follia, alimentata da una bruciante sete di bellezza, di onestà, di giustizia e di dignità. La totale e cosciente adesione a questi valori, applicata nel reale indiscriminatamente e senza misura, attenua nel comico una materia sostanzialmente tragica e incerta, come la lotta contro il male condotta là dove il male non è.
Il nostro spettacolo mette in primo piano l'essenza del congegno drammaturgico, porta sulla scena metateatrale di Cervantes il motore primo individuato nella libertà dell'uomo: il nostro Don Chisciotte è un uomo libero: libero di credere in quello che crede, di rischiare tutto per i suoi ideali, comprese l'integrità e la vita, di seguire fedelmente il suo sogno con l'ingenuità e lo stupore di un fanciullo, di esaurirsi nella sua parte, e sopratutto libero di vivere la poesia fino a svuotarne il calice, qualunque ne sia il prezzo.

17/05/2006 13.47
Provincia di Firenze