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"WINE IN THE WORLD: CONVEGNO SUL MERCATO VINICOLO, IL TURISMO DEL VINO, LA GLOBALIZZAZIONE
Giovedì 8 giugno in Palazzo Medici Riccardi, venerdì 9 all'Azienda agricola di Montepaldi

Il settore del vino sta attraversando un momento molto difficile a livello internazionale. Per approfondire le dinamiche in atto, l’Università degli Studi di Firenze, in collaborazione con l’UniCeSV (Centro universitario di ricerca e formazione per lo sviluppo competitivo delle imprese del settore vitivinicolo italiano), l’Università di Avignone e la Provincia di Firenze, ha organizzato nei giorni 8-9 giugno 2006 il Seminario Internazionale “Wine in the world: markets, tourism and globalisation”, in modo da avere un momento di riflessione e di confronto tra i principali paesi produttori e consumatori su tali argomenti.
I temi oggetto di approfondimento durante il Seminario riguardano il mercato mondiale del vino, l’analisi del comportamento del consumatore, le business strategies adottate dalle più importanti imprese del settore ed il fenomeno del turismo del vino.
L’evento si colloca nell’ambito delle attività del Master in “Management e marketing delle imprese vitivinicole” e di altre iniziative di ricerca e promozione condotte dall’Università e dalla Provincia di Firenze per lo sviluppo del settore vitivinicolo.

Programma:

8 GIUGNO
Firenze - Palazzo Medici Riccardi Via Cavour 1 Firenze
13- 15 Registrazione
15-16 Saluti
16-18: Prima sessione “Consumatori”

9 GIUGNO
San Casciano in Val di Pesa- Azienda Agricola di Montepaldi
9.30 - 13.30 Seconda sessione “Mercato”
Terza sessione “Turismo”
14.30 - 18.30 Quarta sessione “Business strategies”

L'INTERVENTO DEL RAPPRESENTANTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE, DOTT. GENNARO GILIBERTI

Come molte filiere produttive che interessano la nostra economia agricola, anche quella viti-vinicola non sfugge a quello che da molti viene definito come “il momento delle scelte”. I mercati infatti, soprattutto quelli internazionali, hanno visto, negli ultimi due-tre anni, un serrato riequilibrio e un po’ tutte le variabili di mercato, sia quelle legate al prezzo che quelle più propriamente inerenti le caratteristiche stesse dei prodotti, sono state oggetto di attenzione da parte degli operatori, specie oggi che nuovi paesi sono entrati prepotentemente nell’agorà dei mercati vitivinicoli.

Ciò che fino a pochissimo tempo fa era dato per assodato, oggi viene messo sovente in discussione, e gli esempi non mancano.

Su tutti, ad esempio, la spinta, da un lato, delle produzioni di eccellenza (molte delle quali appartenenti ad una fascia alta di prezzo), dall’altra di quelle più orientate ad un consumo di massa. O la ricerca di produzioni, da una parte maggiormente orientate ai nuovi gusti del consumatore, dall’altra fermamente ancorate ad una certa tradizione.

Se su alcuni quadranti del mercato, si assiste a fenomeni di ristrutturazione delle imprese, attraverso processi di fusione e di accorpamento, su altri si fatica a governare un certo “nanismo” aziendale, con le inevitabili ripercussioni a valle della filiera, nei rapporti soprattutto con la grande distribuzione organizzata.

Non dimentichiamo che in Toscana la superficie vitata media è tenacemente fissa a 1-1,1 ettari per azienda (con punte di 2,5 a Firenze e Siena).

Eppure la sensazione è che risulti problematico, un po’ per tutto l’agroalimentare italiano, conciliare la qualità dei prodotti e le dimensioni economiche dell’impresa. C’è chi, a tal proposito, ha felicemente sintetizzato che “piccolo è buono, ma il grande vince”.

E continuando, una discreta fetta di operatori ritiene, ad esempio, che la scelta varietale nell’impianto debba essere sintonizzata su frequenze più vicine ai nostri competitors (vecchi e, soprattutto, nuovi), altri ritengono invece che uno dei fattori che maggiormente determineranno il successo dei nostri vini, nei prossimi anni, sarà la ricerca e la valorizzazione dei vitigni autoctoni, ritenuti l’espressione più alta di un certo territorio, anche sotto il profilo culturale.

Momento delle scelte, quindi. Anche a livello normativo: sempre sul tema della qualità, è di questi giorni il via libera, da parte del Comitato di Gestione Vino in seno all’Unione Europea, alla pratica dell’invecchiamento mediante l’impiego dei trucioli di legno al posto delle barriques, pratica questa largamente diffusa nei nuovi Paesi produttori, e finora vietata da noi.

Ancora, in materia di etichettatura: l’Unione sembra indirizzata da una parte ad una vera e propria deregulation, nella convinzione che proprio l’attuale rigidità nelle indicazioni sulla bottiglia sia una delle cause di scarsa competitività dei vini europei a livello mondiale e che addirittura sia una necessità più per il produttore che per il consumatore; dall’altra, è proprio di questi giorni la proposta del Commissario Europeo alla sanità di indicare in etichetta i rischi per la salute, come avviene oggi per i tabacchi.

Un futuro su cui si è già pronunciata, in modo pesante, sempre l’Unione Europea, con la proposta della nuova “OCM-Vino”, che sancirebbe il blocco dei nuovi vigneti anche oltre il 2010 e stabilirebbe un surplus, a livello comunitario, di oltre 400.000 ettari (sugli attuali 3,6 milioni di ettari che costituiscono il “vigneto Europa”). Surplus cui intenderebbe far fronte con l’erogazione di premi per l’abbandono definitivo di tali vigneti dalla coltivazione. Ancora incerta invece la partita degli aiuti alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti. Per inciso, a tal fine è bene ricordare che a tutt’oggi circa il 70% del vigneto toscano ha più di venti anni (di questi, la metà è addirittura “over-30”)

Ci si interroga, in buona sostanza, su quale futuro oggi è ipotizzabile per le nostre produzioni, soprattutto per quelle che più hanno intrapreso la strada della valorizzazione della qualità.

Un periodo di scelte dicevamo, in cui gli operatori prestano, sì, molta attenzione alle indicazioni provenienti dai mercati, ma che tuttavia richiedono adeguati livelli di conoscenza e di ricerca.

Ben si inserisce allora, nel contesto che si è delineato, questa iniziativa pubblica organizzata dall’Università di Firenze e che con piacere ospitiamo nella sede della Provincia.

Una provincia, Firenze, che iscriviamo di diritto tra le capitali mondiali del vino, con le sue oltre 7.000 aziende viticole impegnate, su una superficie vitata di ben 17.000 ettari. Numeri questi sufficienti a dare l’idea dell’importanza e della delicatezza che questo comparto riveste per l’intera economia agricola del nostro territorio.

Guardiamo con molta attenzione a queste prospettive, nella consapevolezza di aver a che fare con un comparto, quello vitivinicolo appunto, che meglio di qualsiasi altro può offrire possibilità di sviluppo per le nostre aree rurali. Siamo infatti impegnati, specie per gli ambiti rurali dei nostri territori, nella ricerca di nuove forme di integrazione dell’attività agricola con gli altri comparti economici, siano essi il turismo, l’artigianato, commercio, ecc.

Riteniamo infatti che, se tra i fattori di successo ci sarà la ricerca dell’eccellenza, della qualità, della tipicità, della diversità, questo – almeno per i vini – passerà necessariamente attraverso la valorizzazione di produzioni che siano strettamente legate con le risorse del territorio; che siano cioè espressione dei luoghi in cui esse, grazie all’intervento sapiente di generazioni di operatori si sono affermate.


Il sito del convegno: http://www.deart.unifi.it/wiw2006/index.html

07/06/2006 14.34
Provincia di Firenze