Alluvione di Firenze. Gandola (Cdx): "Nulla da celebrare, solo ricordare"
"Per troppi anni la messa in sicurezza bloccata da ritardi burocratici e false promesse"
"La tragedia dell’alluvione di Firenze, rappresenta ancora oggi una ferita che non si è rimarginata. Quello occorso 53 anni fa, fu l’evento più rovinoso di una tragica catena di inondazioni, dovute alle piogge incessanti che colpirono, in quei giorni, larga parte del territorio italiano". Lo sostiene il consigliere metropolitano Paolo Gandola (Centrodestra per il cambiamento), stamani presente all’inaugurazione della mostra promossa dall’associazione Vivi Arno con l'obiettivo di ripercorrere il lavoro degli ultimi 20 anni per la messa in sicurezza del fiume, "oggi l’unico in Europa che non riceve più scarichi fognari e industriali".
Il 4 Novembre di 53 anni fa, continua Gandola, l’Arno inondò parte della Città di Firenze (vi furono danni anche nella nostra Campi Bisenzio è in altri Comuni della Piana) provocando plurime vittime e producendo danni ingenti al patrimonio artistico richiamando però una imponente solidarietà da parte di tutti gli Angeli del fango provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo.
L’avanzamento del progetto di implementazione delle casse di espansione "dopo anni di colpevoli ritardi e lungaggini burocratiche parrebbe procedere positivamente, ma sino al 2023 il pericolo non potrà dirsi scongiurato. È francamente inaccettabile".
Il livello di protezione attuale, infatti, "non assicura una riduzione accettabile se commisurata al valore di una città quale Firenze".
Come evidenziato anni fa dal comitato tecnico scientifico internazionale "appare indispensabile, per la sicurezza dei cittadini stessi, che i diversi Enti nazionali, regionali e locali lavorino insieme per diffondere la necessaria cultura del rischio". A tal scopo il consigliere metropolitano richiama la necessità di sviluppare “un museo permanente dedicato alla storia dell’alluvione”, perché la memoria "è importante tanto quanto le misure di protezione. Quindi, sulla base e partendo dalla bella e positiva esperienza del Centro di documentazione sulle alluvioni di Firenze si lavori per realizzare un vero e proprio museo che si proponga di alimentare la cultura della memoria e la necessità di renderla visibile per le future generazioni".
Tutti gli enti competenti, però, "ora si diano tempi certi e concludano al più presto i lavori di messa in sicurezza promessi, ma mai completati".