Firenze, Sant'Orsola e l'Esodo Giuliano Dalmata. I commenti delle forze politiche
Accenti diversi ma consiglieri metropolitani unanimi nella decisione di apporre un targa della memoria su una parete dell'ex convento, ora nel patrimonio della Metrocittà
Su decisione unanime delle forze politiche, il Consiglio della Città Metropolitana ha approvato la proposta, del Comune di Firenze, di apporre una targa nel complesso fiorentino di Sant’Orsola, di cui la Metrocittà è proprietaria e dove 580 profughi istriani trovarono accoglienza dopo l’esodo, che si verificò a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, dal 1945 e per i dieci anni successivi.
Accenti diversi nella discussione in Consiglio, che tuttavia non hanno pregiudicato l'unanimità nell'approvare la delibera presentata e illustrata da Letizia Perini, consigliera delegata alla Cultura.
“La memoria non ha un colore” ha sottolineato il capogruppo del Pd Massimo Fratini: “Oggi diamo un segno di pacificazione in una memoria condivisa e da trasmettere alle nuove generazione. Già da alcuni anni quando tornano con i treni della memoria dai lager nazisti, gli studenti si fermano e sono portati anche a fare visita ai luoghi delle foibe”.
Per il capogruppo del Centrodestra per il cambiamento Alessandro Scipioni “ricordare è una battaglia di civiltà dopo che la materia è stata relegata a capitolo secondario della storia. Ancora oggi la Repubblica italiana non revoca i riconoscimenti dati ad autori di crimini contro l’umanità come Tito".
“Condivido l’atto - ha detto il capogruppo di Territori Beni Comuni Enrico Carpini - ma non la banalizzazione di una figura complessa come quella di Tito, così come non condivido il legare semplicisticamente l'esodo giuliano dalmata solo alle foibe. La memoria condivisa si raggiunge con la pacificazione e non con la strumentalizzazione, ed in questa direzione va il mio voto favorevole alla proposta del Comune di Firenze".
L’intervento di Carpini è stato fortemente criticato dal consigliere del Centrodestra per il cambiamento Paolo Gandola: “Contestare il giudizio negativo su Tito è una forma di negazionismo storico”.
Il Centrodestra ha anche diramato una nota: "Restiamo allibiti dal fatto che, mentre il consiglio della Città Metropolitana di Firenze vota unanimemente in favore del l'apposizione di una iscrizione commemorativa che ricorda l'esodo Giuliano Dalmata nel complesso di Sant'Orsola, si debba restare basiti per una richiesta di rivalutazione della figura del Maresciallo Tito, valutata come complessa. Tito è responsabile dell'esodo e della morte di migliaia di italiani, spesso civili inermi ed oggi è ancora detentore, speriamo per poco, causa un cavillo di legge, dell'onorificenza più alta della Repubblica italiana.
Coloro i quali si sono macchiati di responsabilità oggettive in crimini contro l'umanità sono figure che non possono essere rivalutate quand'anche avessero fatto altre azioni positive nel corso della loro vita.
Un assassino non può ripulire le proprie colpe celandosi dietro la bandiera di un'idea o di una ideologia. Ci sentiamo di ribadire al consigliere Carpini, che
Josip Broz, a tutti noto come il maresciallo Tito era un criminale e la sua memoria va equiparata ad altri criminali del 900, colpevoli di genocidi e crimini contro l'umanità".