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UDC: MOZIONE SUL MANTENIMENTO DEL DIVIETO DI COMMERCIO DI ARMAMENTI VERSO LA CINA E SULLA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN QUEL PAESE
E’ in vigore un embargo deciso dalla Comunità europea che risale al 1989

Il gruppo provinciale dell'Udc ha presentato una mozione in Consiglio provinciale che impegna la Provincia a sostenere e favorire una maggiore conoscenza delle situazioni di violazione dei diritti umani a livello internazionale e per la promozione di una cultura di pace e di difesa del diritto alla vita e alla libertà.

Questo il testo della mozione:

IL CONSIGLIO PROVINCIALE
IN RELAZIONE ai recenti viaggi, già effettuati o in programma, di delegazioni ufficiali, nazionali o regionali, verso la Repubblica Popolare Cinese,
RICHIAMATE con preoccupazione e sconcerto le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio Romano Prodi, rilasciate in occasione della visita in Cina, secondo le quali, “L’Italia è a favore della fine, al più presto perché non si può attendere, dell’embargo sulla vendita delle armi alla Cina. Su questa linea si impegnerà in sede europea. E’ una questione fondamentale”, sottolineando anche che “vi è un commercio da altri Paesi già molto copioso per cui lo sblocco non cambierebbe radicalmente la situazione”;
RICORDATO che verso la Repubblica popolare cinese è in vigore un embargo di armi deciso dalla Comunità europea già nel 1989 dopo la strage di piazza Tienanmen e riconfermato di recente dal voto e da una specifica dichiarazione del Parlamento Europeo (approvata con 373 voti a favore, 32 contrari e 29 astensioni) nella quale si afferma che "la situazione dei diritti umani in Cina resta insoddisfacente, le violazioni delle libertà fondamentali continuano, così come continuano le torture, i maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie".
RICORDATO altresì che il regime comunista cinese, accanto ad aperture verbali e rassicurazioni, non ha introdotto le fondamentali riforme legislative e istituzionali necessarie a porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani. Decine di migliaia di persone –lo evidenziano i rapporti di Amnesty International – continuano a essere arrestate o imprigionate, in violazione del loro diritto alla libertà di espressione e associazione, e sono in grave pericolo di torture e maltrattamenti;
RICORDATO ancora come Amnesty International in un documento ufficiale presentato nel 2005 a Bruxelles sottolinea che “la situazione dei diritti umani in Cina presenta ancora un quadro terrificante: centinaia di migliaia di persone continuano a essere arrestate in tutto il Paese in violazione dei fondamentali diritti umani; condanne a morte ed esecuzioni hanno luogo regolarmente al termine di processi irregolari; i maltrattamenti e le torture sono tuttora diffusi e sistematici; la libertà di espressione e di informazione resta fortemente limitata";
SOTTOLINEATO in particolare come la Cina continui a mantenere il tragico primato nelle esecuzioni capitali, che vengono stimate in circa 10 mila ogni anno (quelle ufficiali, nel 2005, sarebbero 1770, con almeno 3400 condanne a morte); che è praticata una disumana politica demografica con la cosiddetta politica del “figlio unico”, mediante la costrizione all’aborto e l’uccisione di neonate; che vige una pesante censura sui mezzi di informazione –giornali e tv possono usare notizie internazionali solo se vidimate dall’agenzia di stato “Nuova Cina”, mentre Internet, sempre più diffusa (con oltre 111 milioni di utenti), è soggetta a forti restrizioni, con decine di “cyber-dissidenti” finiti in prigione; che è aspra la repressione nei confronti delle minoranze, in particolare quella musulmana uigura, che vive nella regione autonoma nord-occidentale del Xinjiang, dove, secondo i rapporti di Amnesty sono aumentate le restrizioni ai diritti culturali e religiosi e dove migliaia di persone sono state arrestate o imprigionate per reati definiti di ‘separatismo’ o ‘terrorismo’”, e nel Tibet, soggetto di fatto a un’occupazione militare, con frequenti imprigionamenti di monaci e monache buddiste e pesanti restrizioni alla libertà civile e religiosa;
EVIDENZIATA altresì, con preoccupazione, la grave situazione della libertà religiosa in Cina, nei confronti della presenza cristiana, con ricorrenti arresti di fedeli, sacerdoti e vescovi;
RIBADITO con forza che nessun interesse commerciale o economico può far ignorare la primaria questione del rispetto dei diritti umani fondamentali, e che la vendita di armi a chi non tutela i diritti umani e civili è comunque inaccettabile;
NOTATO altresì che la ripresa della vendita di armi a Pechino potrebbe provocare altri effetti negativi, in quanto la Cina già esporta armi nella zone di conflitto, come in Sudan, e potrebbe incrementare questo commercio qualora l’Europa le fornisse nuove e più sofisticate alternative belliche;
INVITA
• il Governo e il Parlamento italiano a tener conto e rispettare le risoluzioni europee relative all’embargo per il commercio di armi verso la Cina;

• il Governo, il Parlamento italiano, la Regione Toscana ad adoperarsi affinché l’esigenza di maggiori e proficui rapporti-economico commerciali non sia disgiunta, nei confronti della Cina e in ogni altro Paese in cui si riscontrino evidenti violazioni, a una decisa azione per sollecitare un effettivo rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali;
IMPEGNA
la Giunta provinciale a promuovere e ad aderire a iniziative finalizzate a sostenere e favorire una maggiore conoscenza delle situazioni di violazione dei diritti umani a livello internazionale e per la promozione di una cultura di pace e di difesa del diritto alla vita e alla libertà.

Il gruppo UDC

PAOLO BASSETTI FEDERICO TONDI

11/10/2006 14.56
Consiglio provinciale di Firenze - Gruppo UDC