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AN SULLA NOMINA DEL CDA DELL’ATO 3
“E’ la riprova della politica fallimentare del centrosinistra”

La nomina del CdA dell’ATO 3 è la riprova della politica fallimentare del centrosinistra nella gestione dei servizi pubblici.
La nomina nell’organo di controllo anche di membri che sino a pochi giorni fa era controllati, non pone solo il problema morale di come può essere oggettiva la valutazione del CdA ma grida vendetta.
L’uscita dalla riunione e il mancato voto, per protesta, di 10 sindaci, fra cui quello di Pistoia, e la richiesta di verifica degli stessi sulla compatibilità di alcune nomine è la cartina di tornasole di un malessere diffuso anche fra gli amministratori di centrosinistra per scelte che hanno solo il sapore di spartizione politica e pone dei seri problemi di legittimità politica ed amministrativa di tale organo.
Sottolinea poi la discrasia fra una finanziaria 2007 che prevede una stretta notevole alle incompatibilità fra componenti di organi di controllo (come ATO) e ed il ruolo di amministratori o ex amministratori dei comuni facenti parte dell’ambito di competenza e una politica locale volta solo ad aumentare le poltrone per accontentare le fazioni, senza tenere conto delle realtà territoriali presenti e della effettiva efficacia ed efficienza di un organo che dovrebbe tutelare l’interesse della collettività e il rispetto del contratto di servizio da parte del soggetto privato. Questo obbiettivo, in questo, caso cade in secondo piano rispetto all’esigenze della ricollocazione politica non.
Un’altra brutta pagina nella politica del centrosinistra in quella Toscana dove lo stesso centrosinistra pensa di creare una coordinamento unico a livello regionale per la gestione dell’acqua. In Regione nella VI Commissione, la Giunta ha presentato il Documento Preliminare alla PdL regionale in materia di Servizi Pubblici Locali di rilevanza economica, per una diversa e migliore gestione degli stessi, dichiarando: “Va in questa direzione il modello affermatosi in Toscana, caratterizzato da un soggetto societario “misto” pubblico/privato, con presenza pubblica maggioritaria. Scopo di tale scelta è quello di garantire, anche attraverso il controllo della componente pubblica di maggioranza, il giusto bilanciamento tra esigenze sociali ed efficacia nella gestione imprenditoriale”.
Proprio quello che è successo nell’ATO 3 dove il privato, controllato, diventa pubblico, controllore, e dove l’efficacia della gestione imprenditoriale è data dall’appartenenza politica. Sì, il modello toscano è veramente “diverso”, oseremmo dire “alieno”.


Il Consigliere Regionale Marco Cellai
Il Commissario e consigliere Provinciale Nicola Nascosti
Il Capogruppo alla Provincia Piergiuseppe Massai

12/10/2006 15.44
Consiglio provinciale di Firenze - Gruppo AN