FEDERICO TONDI (UDC): “ECCO PERCHÉ STO CON CASINI”
“L’iniziativa punta a far fare un salto di qualità ad un Paese che non può restare bloccato su un bipolarismo fasullo”
Ritengo doveroso intervenire nel dibattito politico di questi giorni mentre l’Udc si trova nel bel mezzo di un intenso fuoco mediatico “nemico”. Sarebbe certamente più comodo starsene zitti ed aspettare che le acque si calmino prima proferire parola ma ritengo che un politico serio debba avere il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e decisioni. Ed è per questo che desidero spiegare perché io sostengo e condivido la linea politica di Casini. Parto da una riflessione sulla manifestazione di sabato scorso: l’aspetto indubbiamente positivo è stato il successo di partecipazione non solamente numerico ma anche l’esempio di compostezza e di rispetto che i manifestanti hanno dimostrato lungo le vie di Roma, l’amore, la voglia di riscatto, la passione di un elettorato che non si è rassegnato al malgoverno di Prodi e compagni, il riscatto morale di chi si sente colpito da una legge finanziaria che mortifica chi produce e premia chi è garantito. Insomma, una grande manifestazione di protesta e di civiltà. Anche per questo va il mio più grande rispetto a tutti coloro che hanno scelto di scendere in piazza e non mi sento di condannare nessun elettore o iscritto dell’Udc che vi ha partecipato. C’è stato però un aspetto deludente di questa iniziativa, ovvero la parte politica. L’intervento di Berlusconi, forse ancora provato per il malore della settimana precedente, ha ricalcato in gran parte i discorsi pre–elettorali senza offrire una prospettiva vincente e convincente per il futuro dell’opposizione tanto in Parlamento quanto sul territorio. Anche l’intervento di Fini è sembrato volutamente sottotono forse per non oscurare quello che molti hanno giustamente definito il Berlusconi–day. Come è possibile però non pensare che tutta quella gente non chieda qualcosa di più dalla classe politica del centro destra che non una bella manifestazione di piazza ogni dieci anni? Cosa rimarrà di quella mobilitazione tra qualche settimana? Il partito unico An-Forza Italia? Forse un po’ poco. Ecco da dove nasce l’iniziativa dell’Udc, dalla voglia di fare un salto di qualità ad un Paese che non può restare bloccato su un bipolarismo fasullo. Chi si occupa dei problemi veri del Paese se l’obiettivo delle forze politiche è solamente quello di vincere le elezioni non preoccupandosi poi di governare? Quando finirà l’indecente spettacolo di costruire coalizioni che vanno da Caruso e Luxuria a Castagnetti e Rosy Bindi? Il futuro della CDL è forse legato alla speranza di un accordo con i movimenti neofascisti di Rauti e di Romagnoli? Chi si è posto l’obiettivo di raccogliere il consenso di quegli elettori moderati che hanno votato in buona fede Prodi perché la CDL era sbilanciata troppo a destra e che oggi sono delusi? Anche per questi motivi, chi ha parlato di “tradimento dell’Udc” ha detto una grande sciocchezza dettata troppo spesso da malafede.
L’Udc ha accettato la sfida di cambiare questo sistema falsamente bipolare partendo da alcuni punti fermi: 1) opposizione al governo Prodi, 2) alternativi alla sinistra, 3) nessun terzo polo che gioca su due forni. Cosa vuol fare allora l’Udc? Costruire un modello politico simile a quello tedesco, in cui le forze estremiste dei due poli non sono determinanti per vincere ed in cui la governabilità del Paese è garantita anche nel caso di pareggio delle elezioni. Avremo desiderato che tutta la CDL si muovesse, coerentemente con l’approvazione di una legge elettorale proporzionale, lungo questa strada di responsabilità, invece prendiamo atto che gli amici di An e Forza Italia, legittimamente, hanno un’idea diversa e puntano a costruire un “super partito” fondato sul carisma del leader incoronato dalla piazza, che detta la linea, che benedice il successore e che per vincere le elezioni fa quello che noi abbiamo rimproverato alla sinistra, ovvero raccogliere tutto e tutti ponendo in secondo piano il problema di costruire coalizioni realmente omogenee per garantire la governabilità.
Questa è l’essenza della scommessa coraggiosa di Pier Ferdinando Casini che sarà discussa, approvata o respinta dal congresso nazionale. Certo, pagheremo un prezzo nel breve periodo per un inevitabile difetto di comunicazione e siamo consapevoli che l’Udc attraverserà qualche settimana di fibrillazione della base così come che qualcuno nel partito tenterà di strumentalizzare questo malumore a fini congressuali interni. Ma prendo atto che dopo aver spiegato le nostre ragioni troviamo solo consensi ed inviti ad andare avanti, anche perché la linea di Casini è chiara e coerente con quello che da mesi tutto l’Udc va dicendo: battere la sinistra, cambiare il centro destra.
Federico Tondi
Segretario e consigliere provinciale Udc