DELOCALIZZAZIONE PRODUTTIVA DA PROBLEMA AD OPPORTUNITÀ
Un’economia, quella della provincia di Firenze, che grazie alla delocalizzazione registra un aumento del PIL pari allo 0.3%
Una ricerca dell’Irpet in un volume presentato oggi a Sesto
In arrivo anche un Osservatorio
419 imprese e 20.473 addetti: questi i numeri delle imprese fiorentine che delocalizzano, per aumentare la possibilità di ridurre i costi di produzione, accedere a fattori strategici per la realizzazione dei prodotti ed al mercato finale più facilmente.
Le scelte delocalizzative riguardano in alcuni casi attività industriali, ma soprattutto attività commerciali (230 imprese) o di logistica (44), per l’evidente necessità di un collegamento migliore con il mercato finale, rappresentato soprattutto dai paesi dell’Unione Europea (37.3%) e del nord America (13.3%), pur non mancando anche alcuni paesi dell’Europa dell’est e dell’Asia (14.7%). È, quindi, evidente che solo una parte delle attività di delocalizzazione è di tipo low cost, e che prevalgono i contatti verso aree sviluppate, evidentemente, per motivi di presidio dei mercati (IDE market seeking).
La delocalizzazione in entrata che interessa l’area fiorentina è invece di misura inferiore, anche se le imprese hanno dimensioni decisamente più grandi rispetto alle fuoriuscite, ed interessa soprattutto settori come la moda (9 imprese), la meccanica (17 imprese) ed il commercio all’ingrosso (60 imprese), caratterizzato da attività commerciali di grandi dimensioni.
Ma, concludendo, qual’è l’effetto complessivo sull‘economia fiorentina della delocalizzazione?
Dalle valutazioni dell’IRPET emerge come l’effetto finale sia nel complesso positivo, con un aumento del PIL stimabile attorno allo 0,3%. Infatti, gli IDE in uscita low cost danno un effetto depressivo stimato appena nello 0,15% sia in termini di PIL che di occupazione, quelli market seeking generano una perdita di produzione stimabile attorno al 2% in termini di PIL e all’1,8% in termini di occupati. Le delocalizzazioni in entrata green-file generano, invece, un aumento netto del PIL stimabile attorno al 2,8% e, in termini di occupati, del 2,4%, trascurabili sono invece gli effetti degli IDE di tipo brown-filed.
Questa mattina nella Sala Pilade Biondi del Palazzo Comunale di Sesto Fiorentino è stato presentato il volume “Delocalizzazione produttiva da problema ad opportunità. Il caso dell’Area fiorentina”, edito da Franco Angeli.
Il libro contiene i risultati della ricerca sulla delocalizzazione realizzata dall’Irpet per conto della Provincia di Firenze e gli atti di un convegno sullo stesso argomento.
Sono intervenuti alla presentazione il vicepresidente della Provincia Andrea Barducci, il Sindaco di Sesto Gianni Gianassi, Stefano Casini Benvenuti dell’Irpet, rappresentanti delle associazioni di categorie di industriali e artigiani e dei sindacati.
La ricerca ha messo in evidenza una realtà complessa ed in continua evoluzione per cui la Provincia di Firenze ed in particolare il vicepresidente Andrea Barducci, che ha promosso questa iniziativa, hanno deciso di proseguire il lavoro di analisi fino a costruire un vero e proprio Osservatorio con il compito di individuare le trasformazioni del sistema produttivo e soprattutto gli elementi di criticità sui quali orientare le politiche della Provincia.
La Provincia ha infine istituito delle borse di studio per giovani laureati che vogliono seguire dei corsi di master nei paesi verso i quali non solo si stanno spostando alcune produzioni del tipo low cost ma che costituiscono delle opportunità per le nostre aziende più qualificate. Sono in corso contatti con l’università di Tongji di Shanghai per la firma di un accordo di collaborazione che prevede l’invio e l’ospitalità di giovani laureati e di docenti.