GENIO FIORENTINO: IL DONATELLO DEL JACQUEMART-ANDRE'
Mostra in Palazzo Medici dall’12 maggio al 31 agosto 2007
Orario 9-19 (chiusa il mercoledì) - Biglietto: 5 euro (ridotto 3,50 euro)
Cinquantacinque opere di Grandi Maestri del Rinascimento italiano “emigrate” oltralpe nell’Ottocento ed entrate a far parte della collezione Jacquemart-André a Parigi, tornano a Firenze per essere esposte in Palazzo Medici Riccardi nella mostra “Donatello e una casa del Rinascimento”, che resterà aperta dal 12 maggio al 31 agosto e sarà una delle principali iniziative dell’edizione 2007 de il Genio Fiorentino. L’inaugurazione avverrà l’11 maggio, alle ore 21 nella suggestiva cornice di Palazzo Medici.
Vocazione del Palazzo, che è stata residenza dei più importanti esposti della famiglia Medici, è oggi anche quella di ripresentare nuclei di opere d’arte nate e realizzate a Firenze, da artisti fiorentini, commissionate dalle più illustri casate della città, e poi migrate altrove.
Con le recenti iniziative espositive in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze – in particolare la mostra del Bronzo di Lussino e quella del Polittico dell’Intercessione di Gentile da Fabriano - Palazzo Medici-Riccardi si è confermato sede ideale per l’organizzazione di eventi raffinati, di dimensioni contenute e di alta qualità e che propongono opere d’arte di grande bellezza ma “difficili da vedere“. Fra esse un Martirio di San Sebastiano di Donatello (unico lavoro del Maestro con tale soggetto), il Busto di Michelangelo di Daniele da Volterra, un gruppo di Satiri in bronzo del Riccio, bronzetti dei migliori allievi del Giambologna, placchette e medaglie di Benvenuto Cellini, del Moderno, del Pisanello.
Il Museo Jacquemart-André nasce dall’amore per l’arte rinascimentale fiorentina di una coppia di sposi che hanno dato vita alla collezione di Edouard André e di sua moglie, la famosa ritrattista Nèlie Jacquemart.
Verso la fine dell’Ottocento, investirono il loro tempo e la loro fortuna viaggiando in tutta Italia, in cerca dei capolavori dei più grandi maestri, in un periodo in cui le vicende politiche e le trasformazioni economiche del nostro paese misero grandi famiglie ed enti religiosi nelle condizioni di svendere residenze e arredi. Analoga la formazione delle grandi raccolte dei Dreyfus, Berenson, Perkins, Stewart Gardner.
Anche dopo la morte del marito Edouard, Nèlie, unendo la vocazione di collezionista a quella di pittrice, continuò a raccogliere mobili, dipinti, sculture, maioliche, deschi da parto, tappeti e cassoni.
Nello spazio espositivo di Palazzo Medici Riccardi e in una logica di “ritorno a casa”, verrà realizzata dunque la mostra che comprenderà alcune significative ed inedite opere di artisti che operavano nella cerchia medicea come Donatello, Verrocchio, Giambologna.
Alla sua morte Nélie Jacquemart, senza eredi, lasciò all’Institut de France mobilia e dipinti, sculture e robbiane, cassoni e deschi da parto, maioliche e tappeti. Fra i pezzi più pregiati il San Giorgio e il drago di Paolo Uccello, acquistato da Stefano Bardini, il San Giovanni Battista in bronzo di Donatello, i due pannelli di cassoni con una Battaglia e un Trionfo eseguiti per la famiglia Mannelli di Firenze nella bottega del Verrocchio esposti alla National Gallery di Londra nel 1999 ma mai a Firenze, e poi ancora opere di Botticini, Luca della Robbia, Francesco Salviati, Sandro Botticelli.
Le dimensioni del museo, riaperto dal 1995 dopo lunghi anni di restauri, non sono tali da poter esporre tutto il patrimonio contemporaneamente. Per questo molti dei capolavori fiorentini sono visibili solo in occasioni speciali e temporaneamente.
Il generoso prestito che l’Institut de France e Nicolas Sainte Fare Garnot hanno voluto concedere a palazzo Medici Riccardi, residenza della prima dinastia medicea, un tempo arredata con le opere dei migliori artisti del Quattrocento, è dunque breve, simbolico, atteso, ritorno a casa dei nostri capolavori.
Breve descrizione del percorso espositivo
Il percorso espositivo si apre con l'autoritratto di Nelie Andrè, pittrice e collezionista che, dopo la morte del marito Edouard, continuò a raccogliere opere d’arte italiana e, alla sua morte, donò la propria residenza con le collezioni e gli arredi all'Institut de France; nell’ambiente sono pannelli in italiano e in inglese che illustrano la storia dei mecenati, delle raccolte, la composizione del museo e un'opera “simbolo” del loro amore per l’arte toscana del Rinascimento.
Il percorso prosegue con un nucleo di capolavori fiorentini conservati al Jacquemart-Andrè, che fino ad oggi non erano più rientrati a Firenze: la placchetta con il Martirio di San Sebastiano di Donatello, due pannelli di cassoni eseguiti nell'atelier di Verrocchio e un nucleo di placchette in bronzo eseguite nel gusto di Donatello dai più importanti bronzisti del Quattrocento.
In una saletta a parte la" galleria di ritratti" in bronzo, con medaglie di Pisanello, Matteo de'Pasti, Bertoldo. Nell'ultima sala la mostra presenta la collezione di bronnzetti di gusto profano raccolti
Dagli Andrè, con opere del Riccio, di Giambologna e il Ritratto di Michelangelo di Daniele da Volterra.
Alcune delle opere esposte a Firenze
Martirio di San Sebastiano, attribuito a Donatello, bronzo, h. 0,24 x l. 0,16 m.
La Battaglia, attribuita a Andrea Verrocchio, pannello di cassone, tempera su legno, h. 0,51 x l. 1,59 m.
Il Trionfo, attribuito Andrea Verrocchio, pannello di cassone, tempera su legno, h. 0,51 x l. 1,59 m.
Busto di Michelangelo, di Daniele da Volterra, bronzo, h. 0,41 m.
L’apostolo San Paolo, statuette in terracotta di Jacopo Sansovino, h.0,59 m.
Bacio della pace rappresentante Cristo morto sostenuto dalla Vergine e da san Jean. Moderno dopo Mantegna, bronzo dorato, h. 0,145 x l. 0,105 m.
Placchetta rappresentante la Vergine e il bambino, attribuita a Donatello, rame dorato, h.0,145 x l. 0,125 m.
Placchetta rappresentante la Vergine e il bambino, attribuita a Moderno, bronzo dorato, h. 0,12 x l. 0,07 m.
Gruppo di satiri in bronzo, attribuiti a Riccio
Bacio della pace rappresentante il Calvario, attribuito a Moderno, bronzo dorato, h. 0,142 x l. 0,10 m.
Placchetta rappresentante il calvario, attribuita a Moderno, bronzo, h. 0,125 x l. 0,09 m.
Placchetta rappresentante Giuditta e Oloferne, di Moderno dopo Mantegna, bronzo, h. 0,103 x l. 0,89 m.
Medaglie rappresentanti Pietro Bembo, attribuite a Benvenuto Cellini, bronzo, d. 0,08 m.
Medaglie rappresentanti Lionel d’Este, attribuite a Pisanello, bronzo, d. 0,065 m.
Medaglie rappresentanti Altobello Averoldi, attribuite a Antonio da Brescia, bronzo, d. 0,096 m.