'Crisi delle democrazie liberali e prospettive geopolitiche'. Convegno in Palazzo Medici Riccardi
Lunedì 9 dicembre 2024, alle 15.15, su iniziativa dell'Istituto Gramsci Toscano
Lunedì 9 dicembre 2024 su iniziativa dell'Istituto Gramsci Toscano si terrà il convegno su 'Crisi delle democrazie liberali e prospettive geopolitiche', in Palazzo Medici Riccardi (con ingresso da via Cavour 9), alle 15.15. Porterà il saluto della Città Metropolitana di Firenze la consigliera delegata alla Cultura Claudia Sereni. Obiettivo del convegno è quello di indagare le ragioni della crisi e i possibili rimedi con studiosi di caratura internazionale: Nadia Urbinati (Columbia University, New York), Leonardo Morlino (LUISS, Roma), Anna Loretoni (Scuola Sant’Anna di Pisa), Marco Solinas (Scuola Sant’Anna di Pisa).
Discussant: Massimo Morisi (Università di Firenze).
Introduce e coordina Mauro Lombardi (presidente Istituto Gramsci Toscano).
'''Sintesi dei problemi'''
Secondo il Democracy Report 2024 del V-Dem Institute, la forma di governo più diffusa oggi è quella delle cosiddette “autocrazie elettorali”, in cui vive il 44% della popolazione mondiale, cioè tre miliardi e mezzo di persone. Il rapporto certifica uno strutturale e preoccupante arretramento delle democrazie liberali; nel 2023, infatti, il livello di democrazia nel mondo è tornato ai livelli del 1985, vale a dire, a prima della caduta del Muro di Berlino, a cui seguì un ampio processo di democratizzazione. Da qualche tempo la popolazione mondiale che vive in autocrazie è maggiore di quella che vive in regimi di democrazia liberale: se nel 2003 era il 48%, oggi siamo arrivati al 71%! Le autocrazie elettorali rischiano di essere l’approdo di quella regressione dello Stato di diritto che il premier ungherese Viktor Orbán aveva apertamente rivendicato già nel 2014: “Il nuovo Stato che stiamo costruendo in Ungheria è uno Stato illiberale, uno Stato non liberale”.
Diventa evidente, pertanto, che anche nell’Occidente democratico lo Stato liberale non è più il perimetro all’interno del quale si svolge la competizione politica. E tale tendenza riguarda sia gli USA, col trumpismo dilagante, sia paesi europei sinora di sicura struttura democratica. La vittoria o la crescita di forze politiche populiste e sovraniste, quando non di estrema destra, come in Italia, Francia, nei Länder della ex Germania Est, in Austria ecc., sono il segno tangibile di questa tendenza.
Una delle forme in cui l’autoritarismo avanza è lo smantellamento graduale dello Stato di diritto e delle libertà, pur mantenendo alcune strutture di facciata tipiche della democrazia, come le elezioni che, nel senso comune, di essa sono il simbolo, anche se sale la percentuale di astensionismo.
Ma, come ci ha insegnato Norberto Bobbio, una democrazia o è liberale oppure non è; esiste un nesso inscindibile tra Stato di diritto e Stato democratico. Alla base di questi vi è la promessa di uguaglianza politica e sociale, per cui ogni persona deve godere degli stessi diritti, avere accesso alle stesse opportunità ed esercitare il medesimo grado di influenza politica. Anche Stato di diritto e Stato sociale vanno insieme. Come recita il secondo comma dell’art. 3 della nostra Costituzione, occorre “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti”.