GLI SCOUT? CAPACI DI AGIRE E PRONTI AD AIUTARE, MA IN PIENA LIBERTA'
Una ricerca europea sostenuta dalla Provincia mostra la vitalità del metodo di Baden Powell a 100 anni dalla fondazione
Compie 100 anni ma non è invecchiato.
Una ricerca condotta tra giovani scout di 25 Paesi europei, appartenenti a 39 associazioni, ci rivela la vitalità e l'efficacia del metodo educativo di Baden Powell, nel centenario della fondazione del movimento scout.
Lo scoutismo, nelle risposte di oltre 2500 rover e scolte intervistati (tra i 16 e i 22 anni, maschi e femmine in pari numero), si conferma una valida scuola di vita: insegna ad agire, a mettersi alla prova, ad affrontare concretamente i problemi. Ma, soprattutto, insegna a stare insieme e a cooperare, nel gruppo e nella società.
Il movimento non vuole irreggimentare, e infatti i ragazzi scout si sentono liberi di codificare i propri limiti, al pari dei loro coetanei non scout.
L'indagine sugli scout europei, realizzata dal'Istituto degli Innocenti, è stata promossa dalla Federazione Italiana dello Scoutismo (che riunisce le due associazioni di scout e guide italiani Agesci e Cngei) e sostenuta dalla Provincia di Firenze, in occasione di Roverway 2006 - l'incontro internazionale di rover e scolte che
si è tenuto in Toscana nel luglio dello scorso anno.
I risultati completi dell'indagine saranno presentati in autunno, in un convegno, promosso dalla Provincia di Firenze con l'Istituto degli Innocenti e le associazioni scout, dedicato alle nuove sfide educative che l'evoluzione sociale e tecnologica impone anche allo scoutismo.
Una sintesi in inglese dei risultati della ricerca, intitolata Scouts in Europe, viene presentata in questi giorni ad Hyland Park-Chelmsford, nei pressi di Londra, nel corso del Jamboree, il grande campo internazionale che si tiene ogni quattro anni (da ben cento anni) e che vede ora riuniti oltre 40 mila scout da tutto il
mondo, tra i 12 e i 17 anni.
Scouts in Europe ha cercato di intercettare il pensiero dei ragazzi in merito a cittadinanza, Europa, futuro e scoutismo. Dai risultati emerge che l'identità degli scout europei resta prevalentemente legata alla nazione e alla città di provenienza (ben oltre il 50%) e, solo in seconda istanza, si proietta sull'essere cittadini del mondo (48%) e poi di Europa (39%). Un atteggiamento non lontano da quello dei giovani non scout che, secondo recenti indagini condotte in Italia e in Europa, vivono l'UE come una patria di secondo livello ma a cui si guarda con interesse crescente (cfr. Iard ed Eurobarometro).
Per i 3/4 degli intervistati essere scout significa "saper essere servizievoli verso il prossimo" e per i 2/3 significa "saper vivere e lavorare in gruppo". Così, tra le motivazioni dell'essere scout, al primo posto, spicca "mettersi alla prova", seguito da "il divertimento", il "mettersi al servizio degli altri" e "imparare cose nuove". Il tutto, però, senza rinunciare al gusto del gioco, del rapporto con la natura, dell'avventura e della scoperta, che dello scoutismo sono il sale irrinunciabile.
E forse, proprio per spirito di avventura, i giovani scout ammettono la trasgressione di alcune regole di comportamento: quasi l'82% ritiene possibile ubriacarsi e fumare marijuana (47%), oltre il 90% accetta il sesso prematrimoniale e più del 42% non esclude di poter far sesso con una persona sposata. Più aperte verso esperienze omosessuali appaiono le ragazze (23%) rispetto ai ragazzi (12%). Questa apertura verso la trasgressione si allinea in realtà agli atteggiamenti prevalenti anche nel mondo giovanile non scout e dominanti nella cultura contemporanea dove è un dato di fatto la relatività dell’etica e del senso di legalità.
Delusi dai politici e dalle istituzioni, rover e scolte europei continuano a riporre fiducia nella famiglia (oltre il 70%), nei loro capi, negli insegnanti e negli scienziati. Guardando al futuro appaiono consapevoli e disincantati, più di 1 su 4 si dichiara preoccupato, ma 2 su 3 sono pronti a rimboccarsi le maniche per poter
avere un lavoro realizzante e socialmente utile. L'impegno sociale porta quasi la metà degli scout a fare esperienze di volontariato anche in altre associazioni e conferma la marcia in più che lo scoutismo riesce a inserire nei giovani.
L'indagine ha preso in esame le risposte a 2.522 questionari, diffusi in cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese). La componente più rappresentata nella rilevazione è l'Italia (45,6% del totale), seguono Portogallo e Spagna con, rispettivamente, 16,7% e 11,1% del totale. Gli intervistati hanno una età compresa tra 16 e 22 anni, (1.284 maschi e 1.238 femmine), ma prevale la fascia di età compresa fra 17 e 20 anni, (oltre il 75% degli intervistati).