MASSIMO LENSI (FI) SULL’ORDINANZA DEL COMUNE DI FIRENZE SUI LAVAVETRI
Riflessioni su racket, numeri e accoglienza
Relativamente alla ormai famosa ordinanza del Comune di Firenze sui lavavetri abusivi, è opportuno segnalare alcune questioni che altrimenti rischiano di passare inosservate a ragione del rumore sollevato dall’applicazione della stessa ordinanza e del dibattito di costume tra “buoni e cattivi” di cui grondano le cronache dell’avvenimento:
1) Il racket. Il Sindaco di Firenze ha dichiarato che una delle cause che ha portato all’ordinanza è la volontà di stroncare l’odioso racket dei lavavetri. E’ la prima volta, ci sembra, che il primo cittadino comunica ufficialmente l’esistenza di tale racket. Un’ammissione tanto importante quanto tardiva che segnala però il fatto che Firenze deve fare i conti con un puzzle di microcriminalità che lentamente si sta organizzando. Ci chiediamo se il Sindaco Domenici fosse già da tempo al corrente di questa visione particolare della città e se la Giunta fiorentina stia lavorando coordinandosi con le autorità di polizia (urbana e non). Sarebbe decisamente auspicabile, oltre che istituzionalmente doveroso, che su questo le Istituzioni comunali fiorentine provvedessero a darne informazione ai cittadini in un contesto ufficiale come può essere solo una riunione di Consiglio.
2) Quanti sono? L’ordinanza Cioni ha natura indiscutibilmente repressiva e colpisce un racket che troverà altre forme di impiego per questa abusiva e clandestina forza lavoro, certamente sempre nell’ambito dell’illegalità. Cosa si sta facendo e si intende fare a questo riguardo? E, prima di determinarne la ‘scomparsa’ dalle strade di Firenze, l’Amministrazione ha “per caso” provveduto a fare un censimento dei lavavetri abusivi, il cui numero secondo le dichiarazioni rilasciate a vario titolo oscilla tra qualche decina e qualche centinaio? E se non l’ha fatto, perché?
3) Il concetto di accoglienza. A coloro che si sono sentiti traditi nel sacro principio tutto Toscano dell’accoglienza, sarebbe opportuno chiedere se accogliere significhi anche accettare di vedere persone socialmente deboli costrette all’illegalità e a lavori umilianti degradanti, usuranti, nonché pericolosi per la salute come appunto il lavavetri abusivo. Nessun fiorentino accoglierebbe una persona a casa propria per costringerla a lavare i vetri ed osservarlo mentre cena. Siamo seri, i flussi di migrazione sono una problematica importante, ma anche innegabilmente invasiva dal punto di vista del concetto di cittadinanza. Ridurre la questione attuale ad una semplice offesa del sacro principio dell’accoglienza fa torto innanzitutto a quest’ultimo principio nonché a chi se ne fa custode. Degrado e clandestinità sono problemi da risolvere non oscuri tappeti sotto cui nascondere le difficoltà dell’amministrare il convivere civile.
Massimo Lensi
Consigliere provinciale Forza Italia