SEDUTA SOLENNE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA
Alla presenza del Rabbino Capo della Comunità di Firenze Joseph Levi
Il Consiglio provinciale, in seduta solenne, ha celebrato la “Giornata della Memoria” alla presenza del Rabbino Capo della Comunità ebraica della Provincia di Firenze Joseph Levi. “La Provincia di Firenze, da sempre – ha aperto i lavori il Presidente del Consiglio provinciale Massimo Mattei – si è mostrata sensibile a iniziative della Giornata della Memoria con lo scopo di fare conoscere l’olocausto degli ebrei ai giovani. Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha avuto parole importanti per la Giornata della Memoria, un giorno nel quale vengono ricordati in particolare i Giusti che, come diceva Napoletano, salvarono tante vite umane e soprattutto le nostre coscienze. Napolitano ha anche ricordato il 70 anniversario dei leggi razziali del nazismo che di fatto prepararono l’olocausto e che furono firmate dal re d’Italia proprio in Toscana mentre si trovava nella residenza di S. Rossore. Come Amministrazione provinciale, nel corso degli anni, abbiamo sempre cercato di dare risposta a questa ricorrenza e di dare una grande valenza civile evitando una ritualità di maniera che avrebbe svuotato di significato la ricorrenza stessa. Il nostro impegno è stato e rimane sempre, anno dopo anno, quello di non far dimenticare e far conoscere a tutti i cittadini e alle giovani generazioni la tragedia della Shoah e la sistematica eliminazione scientifica di coloro che erano considerati oppositori al nazismo: ebrei, rom, omosessuali, testimoni di Geova e tutti coloro che erano considerati diversi. Tanto si è scritto e tanto si è detto sulla “Giornata della Memoria”. Negli ultimi anni sono stati tanti anche i film che hanno raccontato quella tragica pagina di storia. Tutti, ormai, conoscono Anna Frank, Primo Levi, Oskar Schindler o Giorgio Perlasca. Persone che hanno raccontato la tragedia degli ebrei o che hanno fatto di tutto per salvare tanti ebrei dallo sterminio. Dobbiamo continuare a ricordarli e farli conoscere. E’ compito anche di una Amministrazione locale – ha concluso Mattei – curare la formazione storica e civile dei propri cittadini, soprattutto dei giovani, nelle giuste sedi, soprattutto nella scuola e nelle istituzioni culturali riconosciute. Siamo conviti che la memoria della storia sia decisiva garanzia perché le tragedie non si ripetano”. Il Rabbino Capo Joseph Levi ha ricordato che “La giornata della Memoria oltre a rendere onore alle vittime e riscattare in qualche modo la vergogna e il tentativo, in gran parte riuscito, del loro annientamento ha assunto un valore che va al di là di un semplice rito di commemorazione. Dopo Auschwitz tutti i parametri culturali, psicologici, filosofici, teologici, politici non possono essere più quelli del passato. La stessa speranza e la convinzione della cultura filosofica e politica dell’800 in un indirizzo lineare della storia e di un incessante progresso dell’uomo e della cultura occidentale basata sui principi morali e antropologici dell’Illuminismo è fallita a Auschwitz. All’indomani della guerra, e con la presa di coscienza e la consapevolezza di ciò che è accaduto è crollata, in un tratto, la nostra fiducia nel progresso, i nostri schemi e le nostre tradizioni culturali e religiose. Il sentimento antiebraico diffuso e supportato da una lunga e millenaria disputa ebraico–cristiana fu trasformato in quegli anni della guerra in una ideologia scientifica perversa. Cultura e sviluppo tecnologico – ha proseguito il Rabbino Capo – che hanno messo a disposizione degli strumenti per eseguire e mettere in pratica una tecnica e una macchina della morte mai esistita prima. Ma al di là della tecnologia e dietro le macchine c’erano delle persone, soldati, ma anch’essi esseri umani, che eseguivano perfezionando nella routine dell’esecuzione quotidiana la tecnica della morte, con l’inganno psicologico e politico premeditato per portare le vittime ai crematori, per favorire la collaborazione e per lasciare uno spiraglio di speranza alle vittime per poi stroncarla violentemente in un attimo, manipolando con estrema lucidità e malvagità l’istinto innato dell’uomo a sperare nella bontà e nell’umanità dell’altro. Che cosa non ha funzionato nella formazione culturale, civile e religiosa del periodo precedente ad Auschwitz e che ha reso tutto ciò possibile? E, ancora, cosa dobbiamo fare noi, oggi, dopo avere preso coscienza del terribile malfunzionamento delle nostre categorie culturali per garantire un futuro culturale migliore e per fare tutto questo perché, perlomeno in Europa non accada mai più? Nel ricordare le leggi razziali e l’annientamento, nella Giornata della Memoria facciamo una riflessione profonda sulle basi e sulla tradizione, consapevoli di creare e di porre le basi per una nuova antropologia e un neo umanesimo più consono, più consapevole della sua fragilità, più resistente alle tentazioni perverse dell’uomo, del suo compiacere con il potere e l’autoritarismo del suo conformismo che non gli permette di agire in modo umano secondo il riflesso giusto, nel momento giusto, a favore di chi è perseguito da un regime che si è impossessato del potere con la forza. Per poter rispondere a ciò è necessario una vera e propria rivoluzione copernicana riguarda il nostro euro etno centrismo. Dobbiamo adattare visioni culturali nuove riguardo la storia umana e la misericordia divina e dobbiamo riuscire a creare un decentramento delle nostre visioni e concetti culturali. In questo senso, forse all’Europa non basta più una definizione di un’identità cristiana o ebraico–cristiana come è stato in un certo momento proposto, senza ancorarlo ad una visione più larga dell’uomo. Ai giovani che non capiscono, alle nuove generazioni – ha detto ancora Joseph Levi – dobbiamo offrire un contenitore culturale, politico, religioso più largo e che contiene e rispetta tutta la famiglia umana, rispettando la particolarità di ogni esperienza umana e non solo quella cristiana o ebraica. Per fare ciò non basta il dialogo ebraico–cristiano, pure importantissimo di per sé, che va ovviamente coltivato e rafforzato, ma anche un approfondimento rispetto di tutte le identità particolari che esistono sul territorio. Solo attraverso la consapevolezza di non avere e conoscere la verità ultima della esistenza umana dell’uomo potremo invitare le nuove generazioni a sviluppare una visione interculturale profonda che permetterà loro di fondare le nuove basi della cultura europea occidentale. Un lavoro tutto ancora da fare dopo Auschwitz, ispirata dalle tradizioni ebraiche cristiane del continente, ma tese a un allargamento che rispetta l’uomo, ogni uomo, ogni essere umano per quello che è e il valore ultimo dell’unicità della sua vita, della vita e che si manifesta attraverso la sua irripetibile unicità. Facendo e operando così riusciremo, forse, ad educare le nuove generazioni ed a non essere mai indifferenti, inermi, passivi psicologicamente di fronte alla morte di un bambino lattante, di un neonato, di una famiglia intera. Il ricordo della Shoah ebraica di Auschwitz non è, e non deve essere, solo un rito civile o religioso rivolto al passato, al pentimento e presa di coscienza sull’accaduto, ma deve essere una sfida, inevitabile, per il futuro delle nostre società, delle nostre identità culturali e religiose, della nostra futura identità europea basata sì, sul passato, ma aperta moralmente e civilmente al futuro. La Giornata della Memoria deve, quindi, concentrarsi sull’educazione civica e culturale delle generazioni future. Partendo da Auschwitz e Shoah ci deve permettere di educare le giovani generazioni per vincere ciò che ci aspetta in futuro. Con l’evento della Shoah e l’uccisione di una intera popolazione, inclusa la dirigenza intellettuale, scientifica, culturale religiosa è venuto a mancare un anello fondamentale di continuità e trasmissione e trasformazione culturale e, dentro il mondo ebraico, ne sentiamo ancora profondamente la mancanza. Dobbiamo in qualche modo ricreare tutto di nuovo. Le comunità ebraiche e l’ebraismo mondiale soffrono ancora oggi della mancanza di una leadership religiosa, culturale e forse anche politica, ma ciò che è vero forse per il mondo ebraico vale anche come riflessione per la società europea nella sua integrità. Le leggi antiebraiche, a 70 anni dalla loro pubblicazione e l’allontanamento degli ebrei dai centri della cultura in Europa, le leggi razziali e l’allontanamento degli ebrei dal mondo della cultura e politica in generale ha impoverito inevitabilmente il mondo della cultura e ha lasciato un vuoto ancora da colmare. In Europa mancano oggi, non solo le generazioni degli adulti uccisi spietatamente nei lager nazisti ma anche i figli e i figli dei loro figli che non sono potuti nascere; non solo per noi studiosi e coltivatori dello studio della Torah e dell’ebraismo, ma anche i drammaturghi, i musicisti, i giornalisti, gli scienziati, i comici, gli scrittori, gli scienziati i medici e farmacisti gli studiosi della cultura e letteratura nazionale, italiana e mondiale, i grandi imprenditori, i costruttori di fabbriche e direttori di attività. Gli ebrei sono stati allontanati dalla cultura civile italiana e europea e, con loro, i figli e i figli dei loro figli per tutte le generazioni a venire: un enorme vuoto e perdita da colmare ancora”.
Il Consiglio provinciale ha anche approvato, all’unanimità una mozione sulla “Giornata della Memoria”:
IL CONSIGLIO PROVINCIALE
Ricordato che il Parlamento italiano, aderendo ad esplicito indirizzo della Comunità Europea, con Legge 20/7/2000 n. 211 ha stabilito che ogni 27 gennaio venga celebrato il “Giorno della Memoria”, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti;
Ricordato che la Shoah fu un crimine unico nel suo orrore che si è compiuto nel cuore di paesi evoluti dal punto di vista culturale e del diritto nel silenzio e nell’indifferenza delle classi dirigenti ed intellettuali;
Ricordato che, parallelamente alla Shoah, si è perpetrato analogo crimine nei confronti di avversari politici, Rom, omosessuali, Testimoni di Geova, malati psichici e di tutti i “diversi” in genere, volto alla costruzione di un nuovo ordine europeo attraverso azioni di sterminio intese ad eliminare la diversità;
Ricordato che in occasione del “Giorno della Memoria”, ai vari livelli, sono organizzati incontri, cerimonie e momenti comuni di riflessione e di rievocazione dei fatti, affinché sia scongiurato per sempre il ripetersi di simili eventi;
Preso atto in particolare che questi momenti di riflessione e di rievocazione, su quanto accadde al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, vengono realizzati principalmente nelle scuole di ogni ordine e grado al fine di conservare viva la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia dell’Europa e del nostro Paese;
Ritenuto che conoscere e ricordare la Shoah può essere di valido aiuto per meglio comprendere le ramificazioni del pregiudizio e del razzismo, per realizzare una pacifica convivenza tra etnie, culture e religioni differenti, per creare infine, attraverso la valorizzazione delle diversità, una società realmente interculturale;
Ricordate al riguardo le parole di Elie Wiesel, premio Nobel per la pace 1986, insigne scrittore di religione ebraica scampato allo sterminio: “Non è l’odio, non è l’intenzione malvagia, non è il male stesso il nostro peggiore nemico. E’ l’indifferenza che ci rende sterili, opportunisti, inutili”;
Considerato infine che la memoria personale è esperienza fondante l’identità umana e la memoria storica è esperienza fondante l’identità di un popolo;
ADERISCE
Alle varie iniziative che, a livello provinciale, vengono realizzate nel rispetto dello spirito della legge istitutiva del “Giorno della Memoria” non con atti di formale cerimonia commemorativa, ma di autentica partecipazione e attenta riflessione, affinché sia reso omaggio alle numerose vittime di quella immane tragedia, conservandone la memoria per trasmetterla alle future generazioni;
INVITA LA GIUNTA
Ad attivarsi, anche per gli anni futuri, con iniziative di promozione culturale e sociale ritenute utili allo scopo di diffondere l’informazione, in particolare rivolte alle istituzioni scolastiche, nella convinzione che solo da una approfondita riflessione sulle drammatiche conseguenze delle discriminazioni può nascere la ferma determinazione ad impegnarsi per un domani di pace, valorizzando la dimensione della memoria, in particolare quella riferita alle drammatiche vicende dell’olocausto.