AVVELENA IL CANE DEL VICINO: CONDANNATO
Sentenza a Pontassieve per un caso avvenuto a Barberino di Mugello
Due mesi di reclusione e venti giorni di arresto, per l’uccisione del cane di proprietà di un vicino. Si è conclusa con questa sentenza lunedì 11 febbraio l’udienza dibattimentale alla Sezione distaccata di Pontassieve del Tribunale di Firenze su un caso iniziato nel luglio del 2005 quando, nella prime ore del mattino nel comune di Barberino di Mugello, una persona ritrovò il proprio cane in agonia per evidente avvelenamento. La corsa verso la clinica veterinaria risultò inutile, l’animale morì tra gravi sofferenze. Il cane venne sottoposto ad autopsia e gli organi furono inviati al Dipartimento di Tossicologia Veterinaria dell’Università di Pisa per le analisi tossicologiche.
Le indagini svolte dallo speciale Nucleo di polizia giudiziaria Antiveleni della Polizia Provinciale, portarono in evidenza una situazione di conflittualità tra la persona offesa e R.S., un vicino di terreno. Come è emerso nel processo, già in precedenza il vicino aveva tentato di uccidere i cani con lacci di acciaio e per due volte il proprietario era riuscito a salvarli.
Il cerchio si è stretto sulla base delle informazioni acquisite e di evidenti attività di bracconaggio che l’indagato aveva perpetrato a danno della fauna selvatica nel comune di Calenzano anche poco tempo prima del fatto doloso, per le quali era stato sottoposto dal Tribunale di Prato a misure restrittive cautelari.
Nella perquisizione domiciliare e locale del R.S., disposta dal Pubblico Ministero Massimo Bonfiglio, furono rinvenuti 289 munizioni per armi da caccia di vario calibro che non potevano essere detenute per un provvedimento del Prefetto di Firenze, 10 lacci in filo d’acciaio per la cattura di animali (cinghiali, caprioli, cani, gatti, ecc.), anch’esso materiale non detenibile, nonché numerose tipologie di veleni ed esche.
I reperti sequestrati furono analizzati dal Dipartimento di Tossicologia Forense dell’Ospedale di Careggi, dove le analisi effettuate dal professor Francesco Mari portarono alla prova inconfutabile di un veleno intriso nel grasso di maiale - la stessa sostanza tossica rinvenuta nelle analisi tossicologiche effettuate sul cane presso l’Università di Pisa Dipartimento Tossicologia Veterinaria - con il principio attivo del “Bromadiolone” sostanza ad effetto anticoagulante.