UTILITA' DELLE PROVINCE
Lettera aperta alla stampa del Presidente dell'UPI
Pubblichiamo il testo della lettera aperta inviata dal Presidente dell'Unione delle Provinceai direttori dei giornali sul tema dell'abolizione delle Province.
Caro Direttore,
mentre avanza la campagna elettorale, si fa sempre più acceso il dibattito sull’utilità delle Province. Più in generale si discute sulla necessità di riformare le nostre istituzioni e su come ridurre i costi della politica. Come spesso accade (e non solo in campagna elettorale) autorevoli riflessioni si mescolano a superficialità e dichiarazioni improvvisate, e tutto ciò non aiuta la ricerca di soluzioni efficaci ed incisive.
Per questo mi permetto di chiedere ospitalità al Suo giornale nella speranza di poter offrire un utile contributo. Innanzitutto credo faremmo un buon servizio al Paese evitando generalizzazioni facili e scontate.
Una cosa è infatti la eccessiva e insostenibile struttura burocratica della pubblica amministrazione, altra sono i costi della politica.
Sul primo tema, è indubbio che il nostro paese non può più permettersi l’attuale livello di burocrazia e le infinite sovrapposizioni, per cui è davvero difficile oggi, per i cittadini e le imprese, sapere con certezza chi fa che cosa e chi ha la responsabilità della soluzione dei singoli problemi. Troppo spesso i livelli di governo si sovrappongono nell’esercizio delle funzioni ed ognuno dilata i tempi ed aumenta inesorabilmente i costi.
Di fronte a tale situazione credo serva davvero a poco abolire un livello di governo.
Potrei con facilità dimostrare, caso per caso, l’utilità che a svolgere funzioni amministrative e servizi di rete sia un ente intermedio che governa un’area vasta che non può essere sostituito né dalla miriade di comuni, piccoli o piccolissimi, né tanto meno dalle regioni, pena il ritorno ad un nuovo centralismo non utile ai cittadini ed alle imprese.
E chi conosce il territorio del nostro paese sa che proprio nelle aree marginali e periferiche c’è bisogno di un livello istituzionale come le Province. D’altronde la città metropolitana prevista dalla costituzione, non è forse una forma di governo di un’area vasta che, sostituendo la provincia, da’ risposte più efficaci a temi che superano i confini comunali?
Potrei anche argomentare a lungo sulla necessità di una rappresentanza politica di livello provinciale che interloquisca con tutte le rappresentanze economiche e sociali che proprio a quel livello sono organizzate; così come potrei dilungarmi sulle identità territoriali, sulla storia del nostro paese, o, con un pizzico di polemica, sulla legittimazione di una classe dirigente votata da centinaia di migliaia di cittadini rispetto a chi oggi viene semplicemente nominato.
Mi interessa invece centrare l’attenzione su ciò che si può realmente fare per migliorare l’efficienza della nostra burocrazia dell’intero sistema pubblico. Se ogni livello di governo fosse obbligato a fare il proprio mestiere, se riuscissimo ad identificare con puntualità le competenze di ognuno, tornando a legare poteri e responsabilità, senza sovrapposizioni e ragionando seriamente su quale sia il livello di governo che, per dimensione, può meglio assolvere ad una funzione, credo riusciremo a ricostruire un sistema credibile e snello, senza rinnegare il cammino verso il federalismo che abbiamo iniziato da oltre un decennio, mai concludendolo.
Oltre a ciò, ai fautori dell’abolizione delle province, soprattutto a coloro che non hanno lesinato il loro voto all’istituzione di nuove o che a Roma sono abolizionisti ed in periferia promuovono comitati per costituirne ancora, vorrei ricordare che c’è un’altra strada, più immediata, realistica e concreta, per snellire la pubblica amministrazione e ridurre i veri costi della politica. Siamo un paese che ha visto negli ultimi anni il fiorire decine di migliaia di commissari, di agenzie, di enti, di società che spesso, oltre a moltiplicare i costi, sottraggono al giudizio degli elettori scelte e decisioni di grande rilevanza. Una normativa che ne riducesse drasticamente il numero e riportasse le funzioni in capo agli enti ad elezione diretta, ci consentirebbe da subito risparmi ben più significativi della eliminazione di un livello di governo, peraltro previsto dalla Costituzione.
Proviamo ad iniziare da qui, e ci accorgeremo che i risultati possono essere davvero di grande utilità.
Mi permetto infine di aggiungere che la razionalizzazione del sistema burocratico è altra cosa rispetto alla riduzione dei costi della politica.
Sono sotto gli occhi di tutti le esagerazioni che peraltro gran parte dell’opinione pubblica ritiene ormai intollerabili.
Anche su questo tema si può fare molto, recuperando la sobrietà che si è oggettivamente perduta. Ma ogni livello di governo deve fare la sua parte con l’avvertenza che soluzioni generalizzate e demagogiche rischiano di ridurre gli spazi della democrazia, senza incidere davvero sugli sprechi che ci sono, e sono molti.
Perché questi temi possano essere approfonditi in modo compiuto mi permetto di chiederLe di aprire attraverso il Suo giornale un dibattito, dando fin d’ora la disponibilità mia e di tutti i presidenti di provincia ad offrire alla riflessione dati e proposte non a difesa del nostro ruolo, come peraltro non abbiamo mai fatto, ma capaci di individuare soluzioni condivise, per il bene del nostro paese.