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60° DELLA COSTITUZIONE IN CONSIGLIO PROVINCIALE
Il dibattito in aula

Ampio il dibattito sul 60° della Costituzione in Consiglio provinciale. La Risoluzione presentata dal Presidente Massimo Mattei è stata approvata con 23 sì e 3 astensioni di PRC. Respinti gli emendamenti presentati da PRC (19 no e 7 sì). Targetti (PRC) ha sottolineato: “Con forza l’attualità della Costituzione Repubblicana con particolare attenzione proprio ai principi fondamentali dell’ordinamento quali le libertà democratiche, i diritti della persona, il diritto al lavoro, la garanzia della pluralità, l’unità della Repubblica e il sistema delle autonomie che accompagna il concetto dell’unità della Repubblica, il ripudio della guerra”. Per Tondi (UDC): “Tra il 1993 ed il 1994 c’è stata la fine della prima Repubblica. Questa terminologia viene utilizzata quando si apportano delle modifiche alla Carta Costituzionale tali da giustificare il passaggio da una Repubblica all’altra. In Italia questo non è avvenuto. Dal ‘94 ad oggi ci sono stati tentativi di riforme, ma con quali risultati? Sono stati operati tentativi di modificare la Costituzione a colpi di maggioranza, si è tentato la strada delle Commissioni bicamerali. Tutti tentativi falliti perché è mancato un elemento fondamentale: lo spirito costituente”. Per Gloria Campi (SD): “La nostra carta costituzionale, benché 60enne, risulta ancora molto giovane. Da anni ormai siamo davanti ad un quadro politico e partitico completamente modificato e constatiamo non solo la scomparsa di tutti i partiti costituenti ma anche che quei partiti non hanno avuto eredi. I costituenti guardavano avanti e questa Costituzione la proponevano alle nuove generazioni. Oggi credo che tanto debba essere fatto per fare conoscere ai giovani non solo la carta costituzionale che non conoscono, ma anche lo spirito che ne fu alla base”. Per Sottani (PD): “Da un punto di vista istituzionale certamente la nostra Costituzione ha saputo affrontare la ricostruzione del dopoguerra, ha saputo dare all’Italia un proprio sviluppo, ha saputo affrontare anche il terrorismo ed oggi siamo in grado di arrivare a questo tipo di costruzione, anche costituzionale, nuova e secondo me positiva. Però ci manca quello spirito e questi valori che ci possono spingere a cambiare la costituzione senza volerne fare, ciascuno di noi, un mezzo per ottenere un risultato utile per la propria parte politica”. Per Giunti (PD): “Stiamo parlando da diversi anni di queste riforme costituzionali. Faremmo un errore se considerassimo la Costituzione come composta da parti separate: la prima parte i diritti e i valori fondamentali, l’altra parte l’applicazione. La Costituzione, proprio perché Costituzione, è di per sé unitaria quindi parlare di modificare la seconda parte senza tenere in considerazione le conseguenze sulla prima parte sarebbe un approccio riduttivo”. Ermini (PD) si è chiesto: “In questa Seconda Repubblica si può ricreare un clima costituente pur non avendo avuto né la tragedia della guerra né la guerra civile alle spalle come la ebbero i padri della nostra Costituzione? E’ necessario rinunciare ad una proporzionalità esasperata per arrivare ad una maggiore efficienza nella gestione delle istituzioni? Per fare questo abbiamo un clima e una classe politica dirigente in grado di poterlo fare? Sarebbe facile dire di sì però, credo che non vi è ancora una maturazione completa per arrivare ad una democrazia che sia veramente compiuta fino in fondo”. Massai (AN) ha sottolineato che: “Dobbiamo guardare a quello spirito ed a quei momenti in cui la Costituzione è nata ed è stata scritta per anche rivederla. Si corre il rischio che qualcuno prende dalla Costituzione ciò che serve alla propaganda politica e lascia il resto perché, magari, serve meno. Ed è difficile pensare a un dibattito sulla Costituzione pensando che vi sono diritti fondamentali che sono più importanti di altri diritti fondamentali. Come vi sono alcune parti della Costituzione che, secondo me, vanno cambiate”. Per Marconcini (PDCI): “Tanti giovani non conoscono la nostra Costituzione. Personalmente, la spiegherò a mio figlio e gli dirò che la Costituzione della Repubblica nasce dalla resistenza, dalla guerra antifascista, antinazista, nasce grazie alla morte di uomini e di donne che diedero la loro vita, socialisti e preti: tutte persone che contribuirono a liberare l’Italia. La nostra Costituzione è stata vilipesa, è stata stracciata e non ne viene attivato il reale contesto politico sociale. Come per l’articolo 11. Un articolo che è stato calpestato ed usato per fini di parte”. Bevilacqua (FI) è tornato su una domanda: “Questa Costituzione è da modificare o non è da modificare? Ci sono degli esempi di modifiche della carte costituzionale, che certamente non ci tranquillizzano. La modifica del Titolo V della Costituzione avvenuta nei modi in cui è avvenuta è, a tutt’oggi, una forzatura che si ripercuote sull’organizzazione statale, si ripercuote sul corretto e reciproco sentire dei vari organismi statali. Se si vanno ad apportare delle modifiche si devono fare per avere uno Stato più vicino e al servizio della gente. Uno Stato che sia non d’intralcio all’impresa”. Infine Gori (PD): “La stagione costituente è stata una stagione irripetibile. Oggi siamo in presenza di un nuovo mondo e dobbiamo guardare quelli che sono gli interessi generali perché questo Paese possa essere ancora forte democraticamente. Dobbiamo fare un po’ di meno ma lo dobbiamo fare. Non possiamo non cogliere l’esigenza di uno spirito riformatore. L’immodificabilità della Costituzione non dev’essere un alibi per non fare le riforme necessarie a questo paese: riforme di ordine istituzionale, riforme di ordine elettorale e anche nel campo delle pubbliche amministrazioni. Riforme che devono modernizzare e aggiornare il nostro Paese”.

04/06/2008 11.49
Provincia di Firenze