LA MANOVRA FINANZIARIA E LE RICADUTE SULL’UNIVERSITÀ
Approvata mozione di PD, PDCI, SD ed emendata da PRC
Il Consiglio provinciale ha approvato (19 sì e 5 no) una mozione di Gori (PD), Marconcini (PDCI) e Campi (SD), emendata da PRC su: “Manovra finanziaria del Governo e sue ricadute sull’Università italiana”. Respinta (5 sì e 19 no) una mozione presentata da FI e AN. “Oltre alla mozione – ha illustrato Riccardo Gori – stiamo lavorando per un Consiglio provinciale aperto con i Sindaci del territorio, operatori scolastici ed esponenti dell’ateneo fiorentino per affrontare i problemi della scuola primaria e secondaria e, soprattutto, per contrastare i provvedimenti del Governo che puntano a destrutturare l’Università. Ne faremo quindi una stagione di battaglia politica, perché riteniamo che i provvedimenti che sono stati assunti dal Governo nazionale, su queste materie, siano provvedimenti gravi nel merito e gravi nel metodo”. Per Calò (PRC). “La mozione è importante e rilevante perché comunque coglie bene uno degli aspetti più devastanti che politica economica del Governo Berlusconi, sta muovendo nel contesto della società. A partire dai tagli alla spesa pubblica, dalla modalità come si colpisce gli Enti Locali, il Welfare, l’ambiente, la scuola, la formazione, la cooperazione, cioè tutti quegli aspetti che proponevano un modello di sviluppo fondato sull’equità sociale, sulla sostenibilità e l’eguaglianza”. Massai (AN) ha ribattuto che: “Non solo occorre un Consiglio sull’Università ma occorre anche un Consiglio sulla scuola in Provincia. E’ vero che l’Università di Firenze, ottava in Italia, è affollata, ma è anche al tredicesimo posto per i fondi per la ricerca, e non è poco. Dobbiamo comprendere non solo l’anzianità dei professori, dobbiamo comprendere quanto vale un dottorato e soprattutto quando il dottorato non è scelto in maniera molto trasparente”. L’assessore alla Pubblica Istruzione Elisa Simoni ha sottolineato che: “La filosofia che c’era dietro al ragionamento della Moratti l’avevo condivisa ma è l’applicazione che non mi aveva convinto. Quello che capisco sono le ultime scelte del Ministro Gelmini. Sono scelte che riportano la scuola indietro di un po’ di anni. Si va ad intervenire in quei settori che forse e, probabilmente, fanno della scuola italiana un esempio. Ricordo che il nostro modello di scuola elementare è preso ad esempio dai Governi di Centrodestra e Centrosinistra del nord Europa. Hanno preso il modello italiano per portarlo nelle scuole del nord Europa. Ora, mi sembra strano che si colpisca proprio questo modello per risparmiare risorse”. Per Panerai (PD): “I provvedimenti del governo pongono un problema di legittimità costituzionale, perché queste normative vanno a configurare delle strutture universitarie di serie A e di serie B, a seconda del territorio di provenienza ed a seconda delle facoltà non direttamente legate al sistema produttivo che difficilmente potranno attivare investimenti da parte dei privati”. Per Nascosti (AN): “E’ vero che si tagliano fondi e si danno indicazione su come reperirle ma cercando di implementare quella che è la possibilità che fin da adesso hanno le Università private rispetto a quelli statali. Poi, se le Università preferiscono solo ed esclusivamente aspettare i finanziamenti è un altro ragionamento; si presuppone, inoltre, che ci sia anche una filosofia diversa rispetto a quel che è stato il ruolo dei professori universitari, che sono molto più impegnati a piazzare figli e nipoti in strutture universitarie che produrre progetti per implementare i finanziamenti all’Università”. Per Bevilacqua (FI): “L’Università in Italia, così come tutto il mondo dell’istruzione, è un punto essenziale per vedere il Paese svilupparsi: sia da un punto di vista culturale, che conseguentemente economico. Fatta questa considerazione, dobbiamo constatare che nonostante nella nostra Università ci siano diverse punte di eccellenza tra i docenti, verifichiamo che si fa fatica a stare al passo con la ricerca e la formazione degli altri Paesi Europei. E quindi dobbiamo capire perché questo succede: perché i finanziamenti da parte dello Stato, pochi o tanti non riescono a produrre effetti”. Avezzano Comes (FI) ha ricordato che: “La stessa Costituzione riconosce il proprio valore come un valore dell’Università tutta. Questa possibilità è, invece, vietata oggi nel sistema universitario da una classe docente universitaria che è totalmente legata all’auto referenzialità. Cattedre vengono assegnate nell’ambito della stessa famiglia, anche in materie scientifiche, anche in facoltà di medicina, che sono anche quelle più delicate, in modo assolutamente refrattario a qualsiasi apertura verso le giovani classi di ricerca”.