LA SITUAZIONE ALLA RICHARD GINORI
L’assessore Nardini ha risposto ad una domanda d’attualità di PRC
L’assessore ai rapporti col Consiglio Valerio Nardini ha risposto in Consiglio provinciale, per conto dell’assessore Stefania Saccardi, ad una domanda d’attualità di PRC sulla situazione della Richard Ginori di Sesto Fiorentino. “Mi preme ricordare, sulla Richard Ginori, da dove siamo partiti, e dove invece siamo adesso, con le 50 assunzioni e gli investimenti di milioni di euro. In riferimento alla protesta dei lavoratori contro la pretesa della direzione aziendale di conoscere i nomi dei partecipanti allo sciopero-assemblea di mezz’ora dello scorso 10 ottobre occorre contestualizzare l’episodio. La richiesta sembra sia stata avanzata dal responsabile della fabbrica. L’RSU ha reagito alla richiesta mentre l’azienda ha giustificato la richiesta con la necessità di informare l’amministrazione interna prima che venissero consultate le timbrature dei badge personali. L’episodio non sembra avere avuto seguito – ha aggiunto Nardini – e, per altro, sull’episodio sembrano esserci posizioni sindacali distinte poiché la C.I.G.L e la C.I.S.L. pure confermando l’episodio hanno ritenuto eccessiva la risposta posta in essere dalla RSU. Ovvio che stante anche il rafforzamento della situazione finanziaria della Ginori, con la messa sul mercato di 70 milioni di azioni per un contro valore di circa 8 milioni di euro, è auspicabile un rasserenato del clima delle relazioni aziendali”. Calò ha precisato che: “E’ proprio grazie a Rifondazione Comunista ed alle nostre sollecitazioni alla Giunta attorno ai problemi del modello di sviluppo provinciale, ai temi del lavoro e dell’occupazione che sappiamo da dov’è partita la Richard Ginori e dove è arrivata. C’è stato uno sciopero e questo sciopero si è rinnovato in virtù del fatto che per anni le RSU e i lavoratori hanno richiesto che ci fosse un gruppo imprenditoriale serio, un gruppo imprenditoriale autorevole, un gruppo imprenditoriale che fa squadra, e che possa ridare certezza allo stabilimento, rilanciare il prodotto, rideterminare una linea commerciale, presentare un piano industriale e salvaguardare l’occupazione. Quando un dirigente esce fuori dalla squadra e provoca la rappresentatività del sindacato quest’ultimo, per difendere la sua sfera di sevizio di potere, non ha altro mezzo che denunciare l’arroganza degli imprenditori. Quindi l’episodio non va minimizzato. Noi sappiamo che questo gruppo imprenditoriale ha posto ai lavoratori, dopo anni di presidio, il problema di rilanciare questo piano industriale che è stato definito ambizioso ma i cui effetti ancora non si vedono”.