MOBILITAZIONE DELLE PROVINCE IL 30 GENNAIO
Una scheda su funzioni e costi
Il Consiglio direttivo dell'Unione delle Province (UPI), all’unanimità, ha votato un Ordine del Giorno nel quale, oltre a ribadire l’infondatezza delle argomentazioni usate contro le Province, si sottolinea la necessità di proseguire nel cammino delle vere riforme, dal Federalismo Fiscale al Codice delle Autonomie, che dovranno portare alla riorganizzazione dello Stato, alla definizione delle funzioni di ciascuna istituzione, all’eliminazione degli enti strumentali e alla semplificazione del sistema.
Per dare sostegno e massima visibilità a questo messaggio il Consiglio Direttivo dell'UPI, sempre all’unanimità, ha deciso di organizzare una Giornata Nazionale di mobilitazione delle Province, nella data del 30 gennaio prossimo: per l’occasione, in tutta Italia, le Province convocheranno Consigli Provinciali straordinari per discutere con i rappresentanti dei Comuni, delle Regioni, del Parlamento, dei partiti, delle imprese, dei sindacati, delle forze sociali e con i cittadini, per difendere la dignità delle istituzioni e ribadire la necessità di aprire un confronto reale sulla riorganizzazione del sistema istituzionale del Paese.
Una giornata per ricordare l'impegno quotidiano delle Province per i territori e la centralità di queste istituzioni, chiamate a dare risposte alle crisi in atto attraverso i servizi che offrono ai cittadini, ad affrontare, cioè, le vere questioni che interessano le comunità.
LE PROVINCE
Le Province in Italia ad oggi sono 104 (escludendo le 3 Province autonome, Trento Bolzano e Aosta). Alle prossime elezioni amministrative si aggiungeranno le 3 Province di Monza Brianza, Fermo e Barletta Andria Trani, istituite nel 2004.
1. ENTI CHE SVOLGONO NEL TERRITORIO PROVINCIALE FUNZIONI RICONDUCIBILI ALLE PROVINCE
Bacini imbriferi montani 63
Consorzi di bonifica 191
Enti parco e aree protette 1099
ATO Acque 91
ATO Rifiuti 131
Unioni di Comuni 290 (fonte: sito Anci)
Comunità Montane 356 (fonte:sito Uncem)
ENTI STRUMENTALI REGIONALI 600*
*In ciascuna delle Regioni italiane sono stati istituiti enti strumentali: si va dalle Società per lo sviluppo e il lavoro, agli enti teatrali, ai consorzi rifiuti, ai consorzi per il patrimonio, alle tante agenzie per il turismo, per la formazione professionale: se consideriamo una media, al ribasso, di circa 30 enti strumentali a Regione (con picchi di oltre 60, vedi Regione Abruzzo) abbiamo circa altri 600 ENTI che svolgono funzioni tipiche delle Province. Questi enti sono società istituite con legge regionale, nei quali operano: presidenti, direttori, consigli di amministrazioni, dipendenti.
2. DATI DI BILANCIO
Le spese dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali*
TOTALE PAGAMENTI ANNO 2007 : Settore pubblico 761 miliardi di euro
Settore Spesa Var. % 2006-07
Stato 443 miliardi di euro + 4.11
Regioni 160 miliardi di euro + 1,61
Comuni 66 miliardi di euro
- 2,15
Province 14 miliardi di euro
Altri enti pubblici
(economici, assistenziali, ricerca, etc..) 78 miliardi di euro
*Fonte: RUEF (Relazione Unificata sull’Economia e la Finanza Pubblica 2008 –
Ministero dell’ Economia)
3. IL RUOLO, LE FUNZIONI E I BILANCI DELLE PROVINCE
Fino al 1990 le Province si occupavano principalmente di gestione della viabilità provinciale, di edilizia scolastica esclusivamente per quanto atteneva gli istituiti scolastici superiori di secondo grado ed esercitavano alcune funzioni in materia di assistenza. Con la legge 142 del ’90 di riforma delle autonomie locali questo ruolo cambia radicalmente e le Province diventano enti locali a fini generali a pieno titolo e assumono la connotazione di ente di governo di area vasta. Da qui si avvia un percorso di crescita istituzionale che prosegue negli ultimi 15 anni grazie al decentramento amministrativo avviato dalle leggi Bassanini che hanno provveduto al trasferimento di importanti funzioni dallo Stato e dalla Regioni alle Province e soprattutto a seguito della riforma Costituzionale del 2001. Questo ha determinato il conseguente aumento delle spese nei bilanci delle Province.
Nel 2006 le spese sostenute dalle Province sono state pari a 14 miliardi di euro, in marcata flessione rispetto all’anno precedente (-6% rispetto al 2005). Queste le singolo voci:
• Viabilità : gestione di circa 145 mila chilometri di strade nazionali extraurbane (comprese EX ANAS). Spesa complessiva 2 miliardi 900 milioni di euro.
• Servizi e infrastrutture per la tutela ambientale: difesa del suolo, prevenzione delle calamità, tutela delle risorse idriche ed energetiche; smaltimento dei rifiuti.
Spesa complessiva 1 miliardo di euro.
• Edilizia scolastica e funzionamento delle scuole: gestione di oltre 5000 gli edifici, quasi 120 mila classi e oltre 2 milioni e 500 mila allievi.
Spesa complessiva 1 miliardo 700 milioni di euro.
• Sviluppo economico: sostegno all’imprenditoria, all’agricoltura, alla pesca; promozione delle energie alternative e delle fonti rinnovabili. Spesa complessiva 1 miliardo di euro.
• Formazione professionale: organizzazione e gestione corsi di formazione professionale. Spesa complessiva 800 milioni di euro.
• Trasporti e mobilità: gestione trasporto pubblico extraurbano.
Spesa complessiva 1 miliardo 200 milioni di euro.
• Servizi per il mercato del lavoro: gestione dei servizi di collocamento attraverso 854 Centri per l’impiego. Spesa complessiva 500 milioni di euro.
• Promozione della cultura, del turismo e dello sport.
Spesa complessiva 500 milioni di euro
• Servizi sociali. Spesa complessiva 400 milioni di euro
• Costo del personale. Spesa complessiva 2 miliardi 300 milioni di euro
• Spese generali dell’amministrazione e spese di manutenzione del patrimonio.
Spesa complessiva 800 milioni di euro
• Indennità degli amministratori. Spesa complessiva 119 milioni di euro
4. NUOVE PROVINCE
L’Upi è sempre stata contraria all’istituzione di nuove Province, ed ha espresso più volte questo parere nelle audizioni alla Camera e al Senato che sul tema si sono tenute.
La istituzione di nuove Province, infatti, rischia di interferire negativamente sul processo di consolidamento della istituzione provinciale. Le proposte, tra l’altro, spesso non tengono conto delle caratteristiche dimensionali adeguate per l’esercizio delle funzioni di area vasta e di coordinamento dello sviluppo locale che oggi competono alle Province.
Attualmente, contrariamente a quanto sostenuto nella campagna di stampa contro le Province, le proposte di istituzione di nuove Province in parlamento sono solo due: quella del Giuseppe Angeli (PdL) per l’istituzione della provincia di Lanciano-Vasto-Ortona presentata alla Camera e già Ritirato. Quella presentata dall’On. Davide Caparini (LNP) e per l’istituzione della provincia di Valcamonica, presentata alla Camera.
5. POSIZIONI POLITICHE SULL’ABOLIZIONE DELLE PROVINCE
Nel corso della XVI legislatura sono state presentate in Parlamento otto proposte di legge costituzionale per l’abolizione delle Province: quattro in Senato e quattro alla Camera, di nessuna delle quali è iniziato l’esame in Commissione.
A presentare proposte di legge costituzionale di abolizione delle Province in Senato sono stati i Senatori Lamberto Dini (PdL), Domenico Benedetti Valentini (PdL), Giampiero D’Alia ( UdC-SVP-AUT), Andrea Pastore (PdL)
A presentare proposte di legge costituzionale di abolizione delle Province alla Camera sono stati i deputati Francesco Nucara ( Misto, Liberal Democratici- Repubblicani), Michele Scandroglio (PdL), Massimo Donadi (IdV), Pier Ferdinando Casini (UdC).
Di queste, le proposte presentate dai Senatori D’Alia e Pastore e quelle presentate dai Deputati Casini e Donadi sono immediatamente successive all’inizio della campagna di stampa di Libero, e, pertanto, presumibilmente direttamente discendenti.
IN GENERALE
A favore dell’abolizione delle Province si sono pubblicamente dichiarati: IDV , UDC.
Contro l’abolizione delle Province si sono espressamente e pubblicamente dichiarati: LEGA NORD e PD, che si sono dichiarati favorevoli al superamento delle Province in seguito all’istituzione delle Città metropolitane.
Forza Italia ha, nel programma elettorale, proposto l’abolizione delle Province “inutili” specificando poi, attraverso dichiarazioni del Presidente Silvio Berlusconi, di riferirsi a quelle superabili con l’istituzione delle Città metropolitane.
Numerosi esponenti di An e di Forza Italia (oggi Pdl) hanno espresso – a titolo personale – il proprio favore all’abolizione delle Province.
Il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nel corso di una interrogazione a risposta diretta alla Camera su quale fosse la posizione del Governo in merito all’abolizione delle Province, ha ufficialmente dichiarato “l’abolizione delle Province non rientra nel programma del Governo, che parla di abolizione delle province inutili, quelle delle nove aree metropolitane”
6. UNO SGUARDO ALL’UNIONE EUROPEA
In Francia, Germania e Spagna, come in Italia, c’è un’organizzazione amministrativa territoriale basata su tre livelli: comunale, provinciale e regionale.
- Italia: 8.103 Comuni, 104 Province, 20 Regioni;
- Francia: 36.565 Comuni, 96 Province (départements), 22 Regioni;
- Germania: 13.854 Comuni, 323 Province (Kreise), 16 Stati federali (Land);
- Spagna: 8 106 Comuni, 50 Province, 17 Regioni (Comunità autonome).
Dal punto di vista degli organi di governo in tutti i paesi è prevista un’elezione diretta del Consiglio provinciale. Solo in Italia anche e in alcuni Land tedeschi è prevista l’elezione diretta del Presidente della provincia. Dal punto di vista funzionale le realtà più avanzate sono quella italiana e francese, mentre in Germania e Spagna le Province hanno funzioni più ridotte.
Consiglio direttivo dell’Unione delle Province d’Italia
Roma, 18 dicembre 2008
ORDINE DEL GIORNO
Il Consiglio direttivo dell’Unione delle Province d’Italia, riunito a Roma in Assemblea il 18 dicembre 2008, in rappresentanza di tutte le Province italiane, approva il presente ordine del giorno.
Premesso che
sono passati ormai 7 anni dall’entrata in vigore del nuovo titolo V, parte seconda, della Costituzione e, fino ad ora, il Governo e il Parlamento non sono ancora riusciti a dare una coerente attuazione delle nuove disposizioni costituzionali;
nel DPEF 2009-2013 il Governo si è impegnato ad approvare la delega per l’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione in materia di federalismo fiscale e il nuovo Codice delle Autonomie locali;
il Governo ha approvato il ddl di delega sul federalismo fiscale il 3 ottobre scorso, con il parere favorevole espresso da Regioni, Province e Comuni in Conferenza unificata, ed ha presentato il provvedimento al Senato della Repubblica (AS 1117) dove è iniziato l’iter di approvazione;
il Ministro dell’Interno ha trasmesso alle associazioni rappresentative delle autonomie locali i 4 provvedimenti relativi al nuovo Codice delle autonomie locali (Funzioni Fondamentali, Città Metropolitane, Carta Autonomie e Piccoli Comuni) sui quali è stato avviato un confronto preventivo prima della loro formale approvazione in Consiglio dei Ministri.
Considerato che
con l’avvio del dibattito parlamentare sul federalismo fiscale, contestualmente alla presa d’atto di una congiuntura economica recessiva nazionale e mondiale, sono ripresi nei mass media gli attacchi ai principi di autonomia, pluralismo, responsabilità democratica che caratterizzano l’assetto costituzionale italiano, tra i quali deve essere inserita la campagna denigratoria per l’abolizione delle Province;
la campagna denigratoria contro le Province e, in generale, contro le istituzioni territoriali che costituiscono il presidio pluralistico e democratico dell’articolazione della Repubblica italiana, deriva dalla volontà di conservare gli assetti di potere esistenti: si vuole il ritorno al centralismo a scapito dell’autonomia e della responsabilità delle diverse istituzioni costitutive della Repubblica;
l’abolizione delle Province è innanzitutto un “attacco alla democrazia”, poiché tutta la società civile italiana è organizzata a livello provinciale e verrebbe meno l’unico ente che sul territorio provinciale ha la legittimazione democratica e la capacità di rappresentanza generale dei diversi interessi organizzati; se, invece, l’obiettivo è esclusivamente quello di tagliare i costi della politica, ovvero “eliminare” gli amministratori provinciali e le loro indennità, allora non si riesce a comprendere perché non siano considerati tutti i costi della politica dei vari livelli istituzionali diretti e indiretti;
nel dibattito pubblico sulle Province sono state riportati dati e notizie falsi e privi di fondamento, quali quelli relativi all’incremento delle spese e del personale delle amministrazioni provinciali, dimenticando che tale incremento è derivato esclusivamente da trasferimenti o deleghe di funzioni da parte dello Stato e delle Regioni;
non si comprende quale risparmio reale derivi dalla soppressione delle Province, considerato che per abolirle serve una riforma costituzionale che ha notoriamente tempi lunghi e che le loro funzioni ed i servizi da esse resi dovranno comunque essere garantiti da altri enti ai quali si dovranno trasferire le relative risorse, poiché non si potrà certo provvedere ad un taglio in blocco delle funzioni e del personale ora a carico delle Province: con il risultato di creare nuove burocrazie regionali lontane dai territori o nuovi enti e strutture che comunque moltiplicherebbero i costi e la confusione dei ruoli;
l’ingiustificata affermazione dell’inutilità delle Province costituisce un oltraggio verso il lavoro dei 61.000 dipendenti che quotidianamente svolgono numerosissimi interventi e servizi fondamentali per assicurare il benessere dei cittadini e lo sviluppo del territorio;
l’Italia ha invece bisogno di dare certezza agli assetti istituzionali: occorre portare a compimento il lungo periodo di transizione che si è aperto negli anni ’90, attraverso una profonda opera di riordino delle istituzioni che semplifichi effettivamente la pubblica amministrazione e fornisca un quadro di riferimento stabile, snello, moderno ed efficiente della Repubblica, che valorizzi i soggetti che oggi la costituiscono: i Comuni, le Province, le Regioni e lo Stato;
costruire un assetto istituzionale chiaro e stabile per i cittadini e le imprese e la premessa essenziale per porre le condizioni di una ripresa della fiducia e degli investimenti nei nostri territori, a partire dalla consapevolezza che non vi può essere crescita senza un grande patto tra il Governo e le comunità locali che valorizzi il ruolo delle istituzioni più vicine ai cittadini e la sussidiarietà tra soggetti pubblici e soggetti privati.
Il Consiglio direttivo dell’UPI ribadisce le seguenti proposte delle Province
Si deve procedere ad un forte riordino istituzionale che consenta di semplificare la pubblica amministrazione, individuando le funzioni fondamentali di Comuni e Province e riorganizzando in modo organico tutte le funzioni amministrative intorno alle istituzioni che compongono la Repubblica, colpendo le reali inefficienze e superando enti e strutture ridondanti a livello nazionale e a livello regionale, che non hanno una diretta legittimazione democratica e che non sono quindi responsabili nei confronti della cittadinanza.
Nel riordino del sistema amministrativo è essenziale che ogni livello di governo sia disponibile a concentrarsi sulle funzioni che rientrano nella specifica missione istituzionale, evitando di invadere il ruolo degli altri livelli di governo. In particolare, chiediamo che sia ridefinito chiaramente il ruolo delle Province, nelle funzioni di governo del territorio, di programmazione e di pianificazione territoriale e su quei compiti che non possono essere svolti adeguatamente a livello comunale, e che siano ricondotte in modo organico in capo alle Province le funzioni di governo di area vasta di diversi organismi ed enti intermedi (ad es. ATO acque e rifiuti, Consorzi, Comunità montane, agenzie, enti strumentali, uffici delle Regioni decentrati a livello provinciale,…).
Nelle aree metropolitane, occorre rilanciare l’istituzione delle Città metropolitane come enti di governo integrato nel quale assorbire la gran parte delle funzioni comunali e provinciali, con il conseguente superamento della Provincia e del Comune capoluogo.
Occorre avviare una verifica approfondita sulla dimensione demografica e territoriale dei diversi livelli di governo (comunale, provinciale e regionale) per verificare le possibilità di accorpare gli enti su dimensioni adeguate per l’esercizio delle funzioni attribuite ad ogni livello di governo. Nella prospettiva di un rafforzamento del ruolo di governo provinciale di area vasta, occorre bloccare l’istituzione di nuove province ed, anzi, prevedere un intervento relativo alla revisione delle circoscrizioni provinciali.
Il federalismo fiscale dovrà garantire alle Province, come ai Comuni e alle Regioni, la certezza delle risorse finanziarie necessarie per l’esercizio delle funzioni istituzionali, allocando la gestione dei cespiti tributari in modo appropriato e trasparente tra i diversi livelli di governo ed esaltando l’autonomia e la responsabilità di tutte le istituzioni costitutive della Repubblica: occorre legare strettamente il prelievo fiscale alla responsabilità politica di ciascun livello di governo, collegando il gettito dei tributi alle capacità dei territori e individuando nuovi meccanismi di perequazione e solidarietà, ancorati a fabbisogni standard di servizi ed interventi che tengano conto delle diverse condizioni oggettive dei territori.
Nella prospettiva della semplificazione istituzionale e della riduzione della spesa pubblica occorre infine ripensare complessivamente i costi delle istituzioni, razionalizzare la disciplina delle ineleggibilità ed incompatibilità a tutti i livelli, con l’obiettivo di valorizzare il ruolo politico ed istituzionale delle istituzioni democratiche della Repubblica, restituire agli eletti una vera rappresentanza territoriale e rafforzare il ruolo di indirizzo e controllo delle assemblee elettive.
Il Consiglio direttivo dell’UPI richiede infine a tutte le Province
di convocare il prossimo 30 gennaio 2009 Consigli provinciali straordinari, aperti alla cittadinanza e alle forze economiche e sociali e invitando i Sindaci del territorio, i Consiglieri regionali, i Parlamentari, i responsabili provinciali delle forze politiche, per approvare il presente ordine del giorno.
L’obiettivo unitario delle Province è quello di sollecitare il Governo e il Parlamento alla rapida approvazione di norme per la semplificazione e la razionalizzazione delle funzioni di ogni livello di governo previsto dalla Costituzione, a partire dall’approvazione del disegno di legge delega sul federalismo fiscale e dalla presentazione in Consiglio dei Ministri del complesso dei provvedimenti relativi all’individuazione delle funzioni fondamentali dei Comuni e delle Province e alla scrittura della nuova Carta delle autonomie locali.
In tale occasione, inoltre, potranno essere approvati eventuali documenti unitari per difendere la dignità delle istituzioni provinciali da ulteriori attacchi denigratori e per integrare le presenti proposte.