I LICENZIAMENTI MINACCIATI DALLE CASE DI CURA TOSCANE
L'assessore Saccardi ha risposto, in Consiglio provinciale, ad una domanda d'attualità di PRC
Il Consiglio provinciale ha affrontato, con una domanda d’attualità del gruppo di Rifondazione Comunista alla quale ha risposto l’assessore al lavoro Stefania Saccardi, la vicenda delle case di cura toscane che minacciano 500 licenziamenti. “Le case di cura in fibrillazione sarebbero 28 con 2000 posti di letto. 12 le case di cura nella sola Firenze. Nei giorni scorsi – ha illustrato l’assessore Saccardi – l’Aiop, l’associazione ospedaliera privata e confindustria regionale hanno minacciato 500 licenziamenti. In questo disegno s’inquadra anche il dibattito sul mancato rinnovo contrattuale, atteso ormai da 3 anni, e con le tre sigle territoriali che hanno assunto comportamenti diversi. A livello nazionale Aiop ha proposto l’aumento di un solo euro lordo e, davanti alle proteste sindacali, l’associazione ha presentato come alternativa il rinvio a trattative regionali ma solo in presenza di un aumento degli stanziamenti pubblici. I sindacati oltre a esprimere dubbi sulle cifre dei presunti esuberi considerano inaccettabili le condizioni proposte. La stessa Regione Toscana ha criticato la posizione datoriale basata esclusivamente su una richiesta reiterata di aumento di contributi e revisione delle convenzioni invitando a chiudere la trattativa sul contratto per poi avviare un confronto con la Regione”. Per Calò: “Siamo di fronte ad un ricatto. I gestori da una parte prendono gli aumenti dei finanziamenti e dall’altra licenziano nonostante che una parte consistente degli aumenti finanziari della Regione Toscana siano già stati concessi. I gestori privilegiano non tanto le strutture, non tanto la qualità del servizio, non tanto le professionalità che le case di cura esprimono ma privilegiano principalmente i profitti. E come elemento, per aumentare la loro contrattazione nei confronti della Regione Toscana, se la rifanno con quello che è l’anello più debole e più vulnerabile, i lavoratori con il loro salario e il loro reddito. Siamo di fronte quindi a una ritorsione che tende a colpire la vita delle persone”.