LA CRISI ALLA ENSECO DI SCANDICCI
L’assessore Saccardi ha risposto ad una domanda d’attualità di PRC
Il Consiglio provinciale ha affrontato la questione dei lavoratori della Enseco di Scandicci, a casa senza stipendi. L’assessore al lavoro Stefania Saccardi ha risposto in Consiglio provinciale ad una domanda d’attualità di PRC. “La Enseco ha portato i libri contabili e potrebbe esserci la dichiarazione di fallimento ma ad oggi non risulta che ancora sia stato dichiarato il fallimento dell’azienda, quindi ovviamente siamo in attesa della nomina del curatore fallimentare, per potere cominciare eventualmente una trattativa con il curatore fallimentare sulle varie questioni che riguardano l’occupazione. Per altro la Enseco essendo un’azienda che opera nel settore dei servizi, non gode di ammortizzatori sociali. Anche attraverso l’intervento dell’Assessore alle attività produttive di Scandicci abbiamo preso contatto con un’azienda che opera nel medesimo settore e che sembra disposta a assumere 6–7 persone. Ovviamente il mio ufficio ha dato tutte le informazioni necessarie a questa azienda per potere assumere questi lavoratori, abbiamo raccolto i curricula, e attendiamo la nomina del curatore per potere aprire rapidissimamente una procedure di mobilità che possa consentire a questa azienda di assumere questi lavoratori direttamente dalla mobilità della Enseco. Per gli altri lavoratori sto fissando un incontro col Nuovo Pignone per alcuni dipendenti che già in Enseco lavoravano in modo specifico e esclusivo col Nuovo Pignone. Sto cercando di capire se il Nuovo Pignone può farsi carico di questi nuovi dipendenti, o comunque quale sia la politica complessiva dell’azienda in ordine alle società esterna che lavorano per Nuovo Pignone, come la Enseco, perché dalle notizie che ci giungono sembra che l’orientamento della società sia di affidare i servizi che fine a oggi faceva Enseco a un’unica società, americana, che dovrebbe svolgerli nella propria sede indiana. E quindi questo comporterebbe non solo la crisi di Enseco ma un problema diffuso anche su altre società nel territorio”. Calò ha ribadito che: “E’ profondissima la crisi per l’industria metalmeccanica. I 36 lavoratori della Enseco sono quasi tutti giovanissimi, con professionalità medio alta e con una tipologia che varia tra ingegneria e tecnici. Quindi ci troviamo di fronte a una situazione che ha una sua peculiarità perché tra l’altro si parla di polverizzazione del settore, si parla anche di una perdita di un patrimonio di professionalità con il rischio di non potere utilizzare gli ammortizzatori sociali, che solitamente non vengono utilizzati per i lavoratori interinali o atipici. Dobbiamo capire se si arriva alla definitiva messa in liquidazione o se appunto si può attivare una procedura diversa dalla messa in liquidazione”.