LA CRISI ALLA FONDIC DI BARBERINO DI MUGELLO
L’assessore Saccardi ha risposto, in Consiglio provinciale, ad una domanda d’attualità di PRC
La crisi della Fondic di Barberino di Mugello è stata al centro di una domanda d’attualità di rifondazione Comunista alla quale ha risposto l’assessore al lavoro Stefania Saccardi. “La Fondic è una fonderia e si occupa principalmente della fusione di alluminio e di componentistica per aziende nel settore auto e elettrodomestici, ha oggi 61 addetti e tre stabilimenti. Abbiamo incontrato le organizzazioni sindacali della Fondic, il 18 marzo scorso – ha spiegato l’assessore Saccardi – ed i sindacati ci hanno riferito della volontà dell’azienda di mettere la società in liquidazione con la prospettiva della chiusura dell’attività. La comunicazione delle intenzioni della società ha lasciato stupiti un po’ tutti, perché l’azienda nell’ultimo biennio aveva investito oltre 2 milioni di euro in nuovi macchinari e aveva incrementato l’occupazione. Da 50 dipendenti erano arrivati a 61. La motivazione della chiusura è lo stato di sofferenza finanziaria intervenuto. L’azienda ha valutato che dati gli investimenti e dato il decremento del volume degli ordinativi, dal 40 al 90% a seconda dei vari clienti non sono in grado di reggere rispetto agli impegni presi sotto il profilo del leasing e dei mutui che sono serviti per fare gli investimenti. Dopo l’ultimo incontro ci è parsa l’idea che l’azienda avrebbe voluto andare avanti ma che si trova in estrema difficoltà. La proprietà ha investito anche capitali propri per l’azienda con l’acquisto di nuovi macchinari però la situazione, soprattutto nell’ultimo trimestre del 2008, si è aggravata pesantissimamente e quindi la proprietà ha sopportato questa decisione in maniera dilaniante ma come l’unica possibile”. Calò ha ricordato il Consiglio comunale straordinario di Barberino di Mugello “Perché questa della Fondic è una vicenda molto sentita, soprattutto dalle comunità locali, dai lavoratori e dalle famiglie. La dinamica di questa crisi ci ha fatto pensare che ci poteva essere anche un problema di natura speculativo e finanziario. Non è la prima volta che molte imprese utilizzano la crisi economica e sociale in atto nel Paese per cambiare la vocazione o tentare di cambiare la vocazione di destinazione dell’area. Però le notizie invece che ci continuano ad arrivare dal fronte politico è di una crisi vera. Tra l’altro questa è un’azienda che, nell’ultimo biennio, si è fortemente ammodernata ed ha investito ingenti risorse economiche sul versante tecnologico, sul versante delle infrastrutture e anche sul versante delle energie innovabili, cioè ha fatto un investimento pensando che il vento continuasse a tirare sul versante dello sviluppo. Invece c’è stato questa improvvisa crisi, il calo delle commesse, quindi il picco immediato che la proprietà ha indicato e purtroppo l’avvio della procedura di mobilità. C’è la necessità, in questo contesto, di raggiungere due obiettivi: concorriamo per impedire la chiusura dello stabilimento e quindi l’impoverimento e la desertificazione territoriale in termini produttivi. Il secondo obiettivo è quello di mettere in campo la cassa integrazione, anche perché tutti i lavoratori sono quasi tutti giovani e c’è una forte componentistica di donne”.