FIRENZE, PROROGATA LA MOSTRA DI RAZZINO
Fino a giovedì nella Galleria Via Larga, in via Cavour 7 r
Sarà prorogata fino a giovedì 16 luglio, nella 'Galleria Via Larga', a Firenze in via Cavour 7 r, l'antologica di pittura di Dante Razzino, con opere scelte dalla Collezione Ratti. La mostra, promossa dalla Provincia di Firenze e dall' 'Industria serica Enrico Ratti', resterà aperta con orario 10.30-13 e 16.30-20.
Dante Razzino la strada la conosce davvero e, dopo un pellegrinaggio artistico tra pittura, scrittura e un po' di provvisorietà, vive nella maturità la sua cifra stilistica, la cui originalità è stata colta con anticipo da Pietro Ratti, la cui collezione si rivela particolarmente preziosa. Il disegno di Razzino attento alla sintesi e al ritorno dell’essenziale, con un approfondito studio dell’arte figurativa degli antichi, greca e precolombiana, e una felice escursione, soprattutto negli anni 70, negli orizzonti esplorati da Paul Klee. E’ un distillato di culture dosate a lungo per poter ottenere uno stile unico, inconfondibile
Nato nel '47, Razzino si è mosso tra Heidelberg, Roma e Firenze, senza dimenticare Fondi, il paese della sua infanzia. Curatore del ‘Centro studi per l’arte contemporanea’, è autore anche delle raccolte di poesie ‘Canti di trasmutazione’ e 'Minima parola' (diffuso questo in forma di depliant) e collabora alla rivista ‘Fuori binario’, il giornale nato nel ’94 per iniziativa dell’associazione ‘Periferie al centro’, scritto e distribuito dai senza dimora.
Lungo questo cammino Razzino ha raccolto le immagini che ha illustrato, in forma di poesia, nei ‘Canti di trasmutazione’, editi da Lalli (con prefazione del professor Mariano Bianca): "S'innalza la sinfonia del grano/ al pallido sole e danzano le spighe/ sotto il maestro vento". E' la sinfonia colta durante un lungo viaggio, segnato - ha giustamente notato Uberto Frediani - da estensioni marine, tra “il navigare”, “l'ormeggio” e il sospirato “approdo”. “Sono figlio di un musicista – dice di sé Razzino – Vivo e lavoro a Firenze e Latina. Per dono naturale dipingo, cerco di essere attento ai cambiamenti, sono refrattario alla tecnica e dedico la mia vita alla libertà dell’arte”. Vorrebbe il cielo libero dagli scudi spaziali e teme la tempesta che potrebbe scatenare il firmamento, coltiva le speranze del pellegrino trasfuse nelle sue tele: “Con i miei quadri – spiega Dante - cerco di illustrare un concetto che mi sta molto a cuore: l’uomo messo in scacco dalla società, dalla sua condizione di reietto, uomo che ben conosce il dolore, può evolvere a fiore”. C’è qui il progetto di Razzino di un fondo economico per sostenere gli artisti poveri “ma ricchi di esperienza e di talento” insieme all’augurio che non è fuori circostanza rivolgere particolarmente agli amici della stazione, o meglio, di tutte le stazioni e delle strade del mondo, da Santa Maria Novella a Calcutta a Zomba: talvolta gelosi della loro unica ricchezza (il loro nome e la loro storia), ricordano a tutti il senso straordinario di vivere comunque. Anche da questi percorsi nascono le poesie e le opere di Razzino a cui piace spaziare e incantare su tela o carta con le suggestioni che nascono dalla sua poesia, evocativa di luce e trasparenza, ma anche lambita dal buio delle guerre e della malattia. “Capacità eclettica, razionale e insieme fantastica”, ha sintetizzato a riguardo un maestro come Gino Gentile, che ha evidenziato anche i contenuti di “rapidi frammenti, di impressioni liriche naturalistiche, come pure di aforismi trasposti in versi, e ancora di approfondite annotazioni dell’uomo poeta, dell’essere che cerca nelle cose intorno il significato”.
Alcune collezioni private (Prato, Firenze, Como e Roma) si compongono di opere opere scelte con un criterio tematico di ricerca onirica e fantastica. Ad esempio l’ “Azione pittura”, ispirata a Pollock, o i quadri nati dalla ‘Ricerca sull’acqua’, “nati così – racconta Dante – guardando nell’acqua e collegandovi immagini e suggestioni” che fanno riferimento soprattutto al senso di protezione e al riverbero dei volti. Di particolare intensità una tela che riproduce brocche opposte con ritorno sulle pareti degli stessi volti, che sembrano volere uscire dalla superficie a cui sono costretti, suscitando tenerezza più che disperazione. La collezione Ratti compone l’arte di Razzino votata alla favola: pastelli, oli su tela, sculture, l’uso leggero del colore per raccontare l’uomo che vuole diventare luna, la metamorfosi possibile dell’essere umano in altro. Forse i tempi sono maturi per una catalogazione più sistematica, con criteri cronologici più dettagliati, all’opera di Razzino. Il catalogo e la mostra a cui fa riferimento vogliono essere un contributo in questa direzione.
(Michele Brancale)