CALO' E VERDI (PRC): NO ALLA GUERRA ED ALLE LEGGI RAZZISTE, RITIRO IMMEDIATO DALLAFGANISTAN!
Lindustria militare italiana ha pi che raddoppiato, nel 2008, la vendita di armi
La morte del caporalmaggiore Alessandro Di Lisio allunga linterminabile elenco delle vittime di guerra in Afganistan: una guerra vera e propria fatta di bombardamenti, esplosioni, distruzione, morte che colpisce soprattutto la popolazione civile, per la quale non vi sono onori militari, n funerali di stato. Altro che peacekeeping come qualcuno si era illuso durante il Governo Prodi! Lattuale governo di centrodestra ha raddoppiato la spesa per le missioni militari allestero e, insieme agli alleati della Nato, gli USA in particolare, gestisce loccupazione dellAfganistan come politica di guerra, aggressiva e determinata per precisi interessi politici e militari, tra cui la verifica sul campo della produzione bellica pi moderna, come il mezzo da trasporto LINCE che per non ha garantito la vita del soldato italiano.
E bene ricordare che lindustria militare italiana nel 2008 ha pi che raddoppiato la vendita di armi nel mondo e questo fa capire pi di ogni altro argomento i motivi della nostra presenza in Afganistan. Otto anni di guerra hanno solo rafforzato la resistenza contro gli occupanti, ormai chiaro che la guerra non dar alcun futuro al popolo afgano.
Rifondazione Comunista dice NO alla guerra e si batte per lunica soluzione possibile, il ritiro incondizionato di tutte le truppe NATO, a partire da quelle italiane!
Su questi obiettivi necessaria la ripresa di un forte movimento contro la guerra e per i diritti sociali, che proprio nella crisi economica sappia unire i temi della pace, dellopposizione alle basi militari, come il Dal Molin di Vicenza e Camp Darby di Livorno, della riduzione delle spese militari ai temi del lavoro, del sostegno al reddito e di uneconomia di pace, sappia opporsi alla guerra tra poveri scatenata dai provvedimenti razzisti e anticostituzionali del Governo Berlusconi-Bossi (reato di clandestinit, ronde), che il Presidente Napolitano doveva con chiarezza rifiutarsi di firmare e rimandare al mittente.
Segreteria provinciale
Gruppo Consiliare Provinciale Andrea Cal Lorenzo Verdi
Gruppo Consiliare Regionale