LO STATO DI AGITAZIONE DEI LAVORATORI DELL’AEROPORTO DI FIRENZE
L’assessore Simoni ha risposto, in Consiglio, ad una domanda d’attualità di PRC/PDCI/SC
Lo stato di agitazione dei lavoratori dell’aeroporto di Firenze è stato al centro di una domanda d’attualità di Andrea Calò e Lorenzo Verdi (PRC/PDCI/SC) alla quale ha risposto, in Consiglio provinciale, l’assessore al lavoro Elisa Simoni. “Negli ultimi tre anni l’Amministrazione Provinciale ha seguito l’evoluzione della situazione dell’aeroporto di Firenze e nel marzo scorso il Consiglio Provinciale si è occupato della vicenda e dei difficili rapporti tra azienda e sindacati. L’ultimo sciopero, dello scorso 26 maggio, ha registrato un’adesione del 96%. Le motivazioni della protesta erano legate alla volontà di non trasformare i contratti scaduti e la decisione di chiudere la biglietteria dello scalo fiorentino. A queste tematiche si è aggiunta la probabile esternalizzazione dell’intero ramo di azienda per i servizi a terra: quello inerente i bagagli, l’assistenza ai clienti. Per le organizzazioni sindacali c’è il reale obiettivo aziendale della trasformazione dell’organico, da circa 200 addetti, a minori unità lavorative. Fra gli argomenti sollevati con forza dai sindacati, il fatto che il bilancio di Adf non risulta in passavo. I sindacati hanno annunciato il blocco degli straordinari e dei rientri per i servizi. Il prossimo 6 settembre è stato programmato un ulteriore sciopero di 4 ore”. Calò ha ricordato che: “Già nella precedente legislatura la Provincia si è occupata dei problemi sindacali dell’aeroporto di Firenze. In apertura dei lavori della Sesta Commissione riapriremo un’interlocuzione con le organizzazioni sindacali. Un’interlocuzione che riguarda non solo i temi legati all’organizzazione del lavoro ma anche a temi legati al futuro aeroportuale della Provincia di Firenze. I motivi della protesta sono gli stessi da sempre e riguardano l’indisponibilità dell’azienda ad aprire un tavolo negoziale serio, autorevole, e qualificato. Il secondo tema riguarda la precarietà. Molti lavoratori sono con contratto a termine e non avranno il rinnovo ma le cifre che ci hanno consegnato le organizzazioni sindacali confermano che l’azienda ha chiuso il 2008 con un utile di circa 4 milioni e mezzo di euro ma non c’è nessuna disponibilità, da parte Cda, a dare una risposta in merito alla produttività. Si lavora male, con ritmi e orari discutibili, si applica la flessibilità, si incamerano consistenti risorse ma non si dà ai lavoratori che hanno sottoscritto gli accordi aziendali, quanto gli è dovuto, anche in termini di salari e di produttività”. (s.s.)