IL CONSIGLIO PROVINCIALE HA RICORDATO I CADUTI DI KABUL
Un minuto di raccoglimento anche per Graziano Grazzini scomparso tre anni fa
Il Consiglio provinciale ha ricordato i soldati caduti a Kabul con un minuto di raccoglimento e, allo stesso tempo, ha ricordato la scomparsa di Graziano Grazzini, ex capogruppo di Forza Italia, deceduto tre anni fa in Provincia. “Molti hanno definito questi soldati come eroi e, probabilmente, non vi è altra parola per poterli definire” ha detto in apertura di seduta il Presidente del Consiglio David Ermini. “Ma io credo che si possa anche qualificarli come rappresentanti del nostro popolo, il nostro popolo generoso, il nostro popolo che quando si è trattato di lavorare per gli altri non si è mai sottratto e non si è mai tirato indietro. I nostri soldati – ha aggiunto Ermini – sono sempre andati ad aiutare le persone che avevano bisogno, che non hanno mai partecipato a azioni di guerra dirette, volontarie, ma hanno sempre lavorato per portare la pace nei luoghi dove le Nazioni Unite o le altre organizzazioni internazionali li avevano portati. Questo triste giorno ci deve rafforzare nell’unità della nazione italiana e nell’amore per la nostra patria. Il 6 settembre ero presente alla commemorazione che abbiamo fatto per Graziano a Settignano. E quindi, oltre al ricordo dei caduti a Kabul, vogliamo ricordare anche il nostro amatissimo collega Graziano”. Lazzerini (Sinistra per la Provincia): “Oltre al cordoglio per le vittime e per i rappresentanti del popolo morti in Afghanistan vorrei si ricordassero anche le tante vittime civili, le donne, i bambini, gli uomini che, in questo contesto e non soltanto in questo tremendo attentato vigliacco, hanno perso la vita ormai in questi anni. Dopo la commozione credo sarà necessaria una riflessione importante in merito a una strategia complessiva che per il momento non ha sortito gli effetti sperati”. Cordone (Lega Nord) ha ricordato: “Quel bambino biondo, col cappello da parà del babbo in testa e che credo abbia colpito ed abbia commosso veramente tutti. La guerra in Afganistan, perché è giusto finalmente dirlo senza ipocrisie, sta facendo pagare un alto costo di vite umane fra i militari e fra i civili. Vorrei ricordare Massimiliano Randino che abitava nella nostra Provincia, a Sesto Fiorentino, e vorrei ricordare tutte le 20 vittime italiane che, dal 2004 a oggi, si sono sacrificate in quel Paese”. Per Tondi (UDC): “Questo è il momento dei toni bassi. Tutte le riflessioni successive andranno fatte magari non in questa sede, perché non è il Consiglio Provinciale che può decidere le sorti di un intervento militare. In questo momento è giusto esprimere cordoglio e vicinanza alle famiglie”. Per Calò (PRC/PDCI/SC): “Alle vittime e alle famiglie di Kabul va tutta la nostra piena solidarietà, il nostro pieno cordoglio, ai 6 soldati italiani, ai 16 civili afgani e ai 60 per ora, sono rimasti coinvolti gravemente in uno dei tanti atti di questa guerra. Vittime di quella guerra che si delinea sempre più in modo evidente come una guerra sporca gestita dai comandi militari e dai servizi segreti. Noi non ci uniremo al coro ipocrita che, sulla scia della commemorazione sui morti, nasconde le verità su quello che succede in Afganistan. In quel Paese è in corso una guerra e noi come Stato italiano ne siamo pienamente coinvolti. La natura della missione è completamente cambiata: è diventata una missione di guerra contro i talebani”. Anche Cresci (IDV) ha espresso: “Vicinanza alle famiglie e oggi non è il momento delle polemiche. E’ il momento della riflessione. Riflettiamo su quello che può fare lo Stato, quello che possiamo fare tutti quanti per stare vicino alle famiglie di queste persone”. Per Baldini (PDL): “Sei ragazzi sono caduti per portare dei valori, per difendere una popolazione pesantemente colpita da un regime che era e che è quello talebano. Un tentativo difficile, lento, faticoso ma quotidiano di ricostruzione di un territorio. La migliore risposta a chi ha inneggiato in passato infangando il nome anche il nome dell’Italia con 10, 100, 1000 Nassiriya, o chi ha già scritto meno 6 nelle istituzioni e nelle Università è sintetizzata negli occhi di Simone, il bambino che ha visto il feretro del proprio padre. Negli occhi suoi gli occhi di tutti noi nel vedere 6 italiani morti per difendere un Paese che sta lentamente tornando alla normalità”. Anche Fusi (PD) ha espresso: “Cordoglio e dolore per quanto accaduto e ci sentiamo vicini a quelle famiglie che hanno perso i propri cari, cui nessuno restituirà un padre, un marito, un parente così vicino. Contro il terrorismo, contro la guerra, non si risponde solo con gli armamenti: è una battaglia persa. Bisogna continuare in tutte quelle azioni che cercano e portano a un ordine internazionale di pace. La lotta al terrorismo si fa con la cooperazione internazionale, si fa riducendo la povertà, riducendo le discriminazioni, creando le condizioni perché il terrorismo non proliferi. La democrazia non si esporta con i fucili. Credo, inoltre, il nostro Paese dovrà ripensare al senso della missione in Afganistan, insieme agli altri paesi impegnati, perché questa missione sta assumendo oggettivamente dei contorni diversi. E quindi una riflessione su questo dovremo farla”.