LA CHIUSURA DELL’AZIENDA E COOPERATIVA SCALPELLINI DI FIRENZUOLA
L’assessore Simoni ha risposto ad una domanda d’attualità di Calò e Verdi (PRC/PDCI/SC)
L’assessore al lavoro Elisa Simoni ha risposto, in Consiglio provinciale, ad una domanda d’attualità di Andrea Calò e Lorenzo Verdi (PRC/PDCI/SC) sulla chiusura dell’azienda e cooperativa Scalpellini di Firenzuola. “Nate dalla storica Cooperativa Scalpellini di Firenzuola, le due aziende – ha spiegato l’assessore Simoni – erano impegnate nell’estrazione, taglio e lavorazione della pietra colombino e pietra serena, comparto particolarmente rilevante dell’economia locale. La prima azienda, composta da 6 dipendenti si occupava della cava mentre la seconda, composta da 20 dipendenti, della segheria e del laboratorio. Le due aziende hanno un’unica proprietà. Dallo scorso 24 settembre, con l’invio delle lettere di licenziamento a tutti gli addetti e la nomina del liquidatore si è concretizzata la fase terminale delle stesse imprese. Negli ultimi mesi, le aziende avevano attuato due periodi di CIGO per far fronte alla crisi di mercato. All’inizio dello scorso settembre la proprietà avrebbe presentato un quadro totalmente negativo per mancanza di liquidità, paventando la chiusura. I sindacati invitavano ad aprire le procedure previste a garanzia dei lavoratori. Le aziende, invece, hanno proceduto con i licenziamenti che sono stati subito impugnati dalle organizzazioni sindacali in quanto valutati illegittimi. Lunedì 5 ottobre si è tenuto presso il Comune di Firenzuola un incontro con i sindacati e le istituzioni locali. La proprietà non si è presentata. Al termine della riunione è stato sottoscritto un verbale nel quale si chiede di aprire le procedure di Mobilità e, rivolgendosi ad eventuali nuovi imprenditori, di impegnarsi ad assumere in via prioritaria i lavoratori licenziati. La Provincia in base alle normative vigenti ha aperto d’ufficio la procedura”. Verdi ha ricordato che: “Il settore della pietra serena di Firenzuola è molto importante visto che sono circa 300 le persone impiegate con un fatturato, prima dell’avvento della crisi, che era addirittura di 30 milioni di euro l’anno. C’è una grave irresponsabilità della parte datoriale, perché 27 lavoratori si sono visti recapitare lettere di licenziamento senza avvertire né le organizzazioni sindacali né gli Enti Locali e quindi senza neanche aprire la possibilità di un intervento che potesse in qualche modo garantire gli operai con gli ammortizzatori sociali. Ben venga, quindi, la procedura d’ufficio per cercare di recuperare le tutele per i lavoratori interessati. Questa crisi si inserisce in una situazione molto complicata per tutto il Mugello. Nonostante le tante parole spese sul discorso della multisettorialità, che avrebbe dovuto garantire dalle situazione di difficoltà, si è troppo puntato sul comparto dell’edilizia, sulle grandi opere e sull’edilizia residenziale. E ci troviamo oggi con una zona che mostra grandi segni di difficoltà”.