I PROBLEMI OCCUPAZIONALI ALLA SABO DI VICCHIO DI MUGELLO
L’assessore Simoni ha risposto ad un’interrogazione del gruppo PRC/PDCI/SC
Il Consiglio provinciale ha affrontato la situazione d’incertezza alla Sabo di Vicchio di Mugello. L’assessore Elisa Simoni ha risposto ad un’interrogazione di Andrea Calò e Lorenzo Verdi (PRC/PDCI/SC) in Consiglio provinciale. “Si tratta di un’azienda acquistata negli anni 80 da Roberto Nuti, la sede principale è a Castelguelfo di Bologna. L’azienda mugellana produce ammortizzatori per veicoli industriali e occupa 44 dipendenti, 34 sono operai e 10 impiegati. L’azienda rappresenta il reparto ricerche e produzione del gruppo bolognese, quindi rappresenta un presidio di grande importanza e ha come principale mercato di riferimento il Medioriente. E’ presente in circa 80 Paesi. Gli addetti dello stabilimento mugellano sono stati in Cigo in tre periodi diversi nel corso del 2009. Il ricorso alla cassa sembra essere dovuto alla flessione delle commesse generali e quindi al calo della produzione. Ad oggi l’azienda ha utilizzato il 50% della Cigo disponibile. A fine del settembre scorso è rientrata una quota del lavoro, che ha fatto bene sperare, ma l’azienda lamenta comunque una crisi del mercato e anche un’iniziale criticità finanziaria che preoccupa. La direzione aziendale inoltre ha recentemente comunicato alle organizzazioni sindacali e ai lavoratori la costituzione di una nuova società e la prossima apertura di uno stabilimento molto importante a Nuova Delhi che produrrà per il 2010 ammortizzatori diversi da quelli prodotti. Devo però precisare – ha aggiunto l’assessore Simoni – che i vertici aziendali puntualizzano che le difficoltà non sono legate al nuovo stabilimento, che anzi potrebbe risolvere alcuni problemi economici, se l’attività decollasse. Secondo l’azienda, infatti, il mercato interno indiano è destinato a crescere. Stiamo monitorando la situazione soprattutto cercando di capire quali le reali motivazioni che hanno spinto verso la Cigo e se effettivamente vi è un’intenzione, che in questo caso sarebbe negata alle nostre domande, di spostare la produzione nel nuovo stabilimento. Chiaramente questa è la nostra prima preoccupazione in quanto riteniamo che sia troppo importante, per i nostri territori, tenere allocate le nostre aziende”. Calò ha ribattuto che: “La vicenda è paradossale: da una parte si mettono in cassa integrazione i dipendenti della Sabo di Vicchio per un calo degli ordinativi e dall’altra si dice: “Guardate Signori, noi apriamo una nuova azienda”. L’azienda, quindi, si espande in mercati internazionali mentre a Vicchio è soggetta ad una cassa integrazione. Se è vero, da come viene annunciato, che a ottobre ci sarà un nuovo incontro con i vertici aziendali, la Provincia deve farsi sentire, seguire attentamente quel tavolo e sostenere questo periodo di grossa difficoltà che i lavoratori e il sindacato hanno, anche perché siamo convinti che da questa crisi i lavoratori, da soli, non ne escono”.