LAVORO, CRISI E PROSPETTIVE NELL'EMPOLESE VALDELSA
Gallotti, Modyva, Lady Shoes e Fubiofin. "Più coordinamento tra gli enti locali per garantire futuro ai dipendenti"
Nell’ultima seduta del Consiglio provinciale sono state presentate alcune domande d’attualità e un’interrogazione sulla situazione di alcuni stabilimenti nel Circondario dell’Empolese Valdese. Per la precisione: Rifondazione (consiglieri Calò e Verdi) su Gallotti di Montelupo, Modyva e Lady Shoes; il Pd (consiglieri Melani, Cei, Capecchi, Bartaloni e Montagni), in particolare, sulla cassa integrazione di 40 dipendenti della Gallotti e la mobilità per 19 lavoratrici della Modyva di Empoli. Interrogazione della Lega Nord sul calzaturificio Fubiofin (ex Enzella) di Gambassi Terme.
I consiglieri di Rifondazione comunista nell’esprimere solidarietà ai lavoratori della Galotti, Modyva e Lady Shoes, avevano chiesto di riferire sull’esito delle vicende e di sapere se l’Amministrazione Provinciale è stata chiamata ad intervenire, nel contesto delle proprie competenze, ai tavoli procedurali. D’altra parte i consiglieri del gruppo Pd a proposito della Gallotti parlano dell’ “ennesima chiusura di un’importante e radicata attività produttiva nei territori dell’Empolese-Valdelsa”, invocando la garanzie dei tutte le tutele per i lavoratori e le lavoratrici per poter ottenere la cassa integrazione straordinaria. “Necessità di mettere in campo tutte le possibili iniziative”, anche per tutelare al meglio i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici della Modyva.
L’assessore al Lavoro Elisa Simoni ha riassunto i termini delle diverse situazioni. La storica azienda di pelletteria Gallotti, di Montelupo Fiorentino, ha vissuto due periodi di crisi nel 2006 (Cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione per 12 mesi per un massimo di 30 dipendenti) e nel 2007 (Mobilità per 12 addetti), ha visto diminuire notevolmente il fatturato tra il 2008 ed il 2009. Dopo un periodo di Cassa integrazione ordinaria, l’azienda avrebbe deciso di privilegiare marchio, uffici e modelleria e cessare la produzione per affidarla all’esterno tramite una cessione di ramo d’azienda. Questa decisione ha provocato il ricorso alla Cassa integrazione staordinaria dal 22 marzo 2010 al 21 marzo 2011 per i 40 lavoratori (al 90% manodopera femminile). L’accordo tra le parti è stato raggiunto il 19 marzo presso il Tavolo procedurale della Provincia. Situazione difficile, ma un dato di fatto: la testa dell’azienda rimane “nel nostro territorio”. D’altra parte “questo non è sufficiente a tamponare la grande perdita occupazionale e di posti di lavoro che riguardano manodopera femminile, quella che sta soffrendo di più gli effetti di questa crisi”. Circa l’azienda Gic Modyva di Empoli, al’inizio di marzo essa ha aperto una procedura di mobilità per una cessazione di attività. Perderanno così il loro posto di lavoro i 19 addetti. Si tratta di lavoratori con un’età media di 45/47 anni (solo due di loro forse matureranno l’età pensionistica con l’ammortizzatore). Dopo aver cercato invano un’acquirente, adesso si sta provando a vendere in tempi rapidi il marchio ma con difficoltà nonostante l’accordo sindacale consenta una facilitazione per le aziende del territorio.
La situazione dell’azienda Lady Shoes di Certaldo (con cassa integrazione straordinaria per 12 mesi per 32 dipendenti), richiamata nella domanda di attualità, è stata esaminata nelle sedute consiliari degli scorsi 15 e 22 marzo. Tanto per Modyva che per Lady Shoes, la Provincia, pur monitorando la situazione, non era stata interessata dalle parti al confronto.
“Sul Circondario Empolese i venti di questa crisi parlano molto chiaro – è il commento di Andrea Calò per Rifondazione - C'è un attacco al lavoro, all'occupazione e ai diritti contrattuali dei lavoratori che non ha precedenti. Pensiamo che sia necessario raggiungere quanto prima un coordinamento degli interventi tra Provincia e Circondario. Non dobbiamo lasciare soli nessuno, né i lavoratori né le loro famiglie”. Tutti gli enti locali possono intervenire insieme, in accordo con il nuovo governo della Regione Toscana, “per avviare efficaci politiche di formazione e ricollocazione sul mercato del lavoro, perché “dopo la cassa integrazione c’è sicuramente la disoccupazione. L’età anagrafica di quanti sono colpiti da questi processi va dai 45 ai 50 anni: c’è un problema sociale, un’emergenza vera e propria sulla quale occorrerà forzare gli strumenti ordinari di sostegno al salario e al reddito. Alle imprese va chiesto un salto di qualità sul versante della responsabilità sociale e del rispetto delle relazioni sindacali, riconoscendo nel lavoro un valore svincolato da una logica meramente di profitto”.
Il consigliere Federigo Capecchi del Pd sottolinea il rapporto tra crisi e occupazione femminile, con una maggiore difficoltà delle donne a reinserirsi nel mercato del lavoro. Se si vuole rispondere alla crisi “non solo c’è da rafforzare e utilizzare, nel periodo di cassa integrazione, gli strumenti sociali per proteggere i lavoratori in crisi, ma anche mettere in campo tutte le risorse perché essi, una volta finita la cassa integrazione, vengano in qualche modo reimmessi nel mercato del lavoro”.
Circa la Fubiofin di Gambassi, Marco Cordone della Lega Nord ha presentato la situazione in un’interrogazione chiedendo di sapere “a che punto siamo sulla vicenda”, peraltro già trattata in alcune sedute precedenti del Consiglio. La Provincia, ha spiegato l’assessore Simoni, si è preoccupata di garantire ai 27 lavoratori, prevalentemente donne, l’iscrizione alle liste di mobilità. La Provincia sta cercando di sostenerli con lo sportello mobilità del Centro per l’impiego, in modo da favorire la ricollocazione al lavoro. “Ho formulato nuovamente un’interpellanza – ha replicato Cordone - perché nei giorni scorsi sarebbe stato nominato un commissario giudiziale. L’azienda è stata ammessa al concordato preventivo, però alcuni operai hanno già cominciato a riscuotere la mobilità, che dipende dall’Inps, mentre altri ancora non hanno riscosso niente, ed è da novembre che non vedono un euro. Sembra che gli operai che sono residenti in provincia di Siena abbiano già cominciato a riscuotere le rate dell’indennità di mobilità, al contrario di quelli che stanno in provincia di Firenze.